Lettera di un uomo per bene

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24 Ottobre 2021

Perdonami Amore mio.
Per non essere stato lì quando mi parlavi e mi chiedevi di volgere lo sguardo e incrociare il tuo, e ridere e scherzare insieme e dirti di sì.
Che avremmo fatto il nostro piccolo miracolo, che il premio meritato sarebbe stato tuo. Ti ho sempre concesso quello che ho promesso e ti ho insegnato a mantenere la parola e il suo valore.
Piccola mia, bambina adorata del mio cuore
Perdonami per essere stato altrove proprio il giorno del tuo compleanno, lontano dalla festa della mia principessa senza il suo cavaliere. Distratto, lontano e freddo, non più il tuo principe come mi hai sempre chiamato.
Vorrei dirti che c’è una ragione, che un buon motivo mi ha rapito e tenuto distante mentre il giorno più bello che attendevi si consumava senza il tuo eroe.
Vorrei che le spiegazioni che la mia mente genera bastassero. Che capissi che non è un no quello che ti ho detto, che voleva essere un si e che lo diventerà. Oggi non potrai avere il regalo che ti ho promesso perché non posso più permettermelo. Neppure la mamma può più aiutarci.
Da settimane, mesi, non ho più il mio lavoro, anzi ce l’ho, ma non ho più ricevuto il mio stipendio e forse non lo riceverò più.
Sono un uomo per bene.
Da settimane sono seduto qui, accanto ad altri uomini per bene che stringono ognuno il suo simbolo e stringono le mani dell’uomo che gli siede vicino.
Per giorni abbiamo resistito e pregato e resistito ancora.
Altri uomini hanno vinto la nostra resistenza e hanno alzato le braccia armate su di noi. Noi abbiamo resistito ancora, solo un po’ più in là, e le nostre braccia sono rimaste abbassate.
Eppure abbiamo braccia forti e menti salde, e nessuna paura.
Abbiamo un motivo, abbiamo una meta e abbiamo fede in entrambi.

Bambina mia.
Intorno a noi accadono cose difficili da capire e impossibili da accettare.
Il negozio della mamma è rimasto chiuso a lungo, tanto tempo è passato da quando ci andavamo a giocare e da quanto ci trovavi, puntuale, il regalo per il tuo compleanno. Troppo tempo. In nome della giustizia, della salute, della paura, per noi e per tutti gli altri.
Non è accaduto quello che credevamo e nulla di ciò che ci è stato promesso è stato mantenuto. Noi abbiamo fatto la nostra parte e abbiamo pagato il prezzo che credevamo giusto, ma non era così.
Ti ho parlato della paura e ti ho insegnato che non deve mai guidare il tuo cuore. Eppure ho avuto paura, ne abbiamo avuta in tanti e abbiamo lasciato che i nostri cuori fossero spenti e lasciati morire.
Credevamo che il battito sarebbe tornato presto, ma sono rimasti silenziosi e immobili da allora, pietrificati.

Qualcuno non vede, altri non capiscono, altri ancora non possono. Le loro case sono ancora calde, i loro figli hanno compleanni da festeggiare e regali da scartare. Vivono vite regolari, più tranquille, più sicure e si credono diversi e migliori di noi, piccola mia.
Siamo stati gli uni contro gli altri a lungo, ma oggi siamo insieme e apriamo insieme gli occhi sulle paure, sul dolore e sui numeri e le menzogne; paure nutrite, dolore sfruttato e numeri contraffatti, bugie nascoste da incantatori e giullari a buon mercato.
Il nostro piccolo negozio non riaprirà, angelo mio, e la mamma ne muore.
Neppure il mio lavoro mi garantisce la dignità in cui ho sempre trovato il mio rifugio e la mia forza.
Forse non tornerò presto da quel posto dove siedo accanto ad altri uomini come me, uomini per bene.
Ma combatto, bambina mia, perché tu abbia un mondo che ama e non divide, persone da incontrare e in cui credere e compleanni da festeggiare e regali da scartare. Figli da crescere e educare e un lavoro da fare sorridendo.
Resisto per rimanere per bene e per essere ancora un uomo.
Ti amo. Papà.

TAG: Lavoro
CAT: costumi sociali

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