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Costume

Mantenere amicizia e affetto con chi non vuole vaccinarsi

di Maurizio Baruffaldi
21 Luglio 2021

Una tipa che vive in una specie di campagna, e che chiede rispetto perché non si vaccina, è stata intervistata a casa sua. ‘In Onda’, ieri sera. In sostanza: ha paura del vaccino. Lo scrittore Veronesi ha risposto che è facile fare la free stando lontano dai centri abitati, mentre il grande sincopato Franco Locatelli, con il consueto stile ha detto più o meno che la paura si rispetta, ma quando si gonfia va anche curata.

Il danno del vaccino è più o meno comparabile al fulmine che ti trafigge se stai sotto un albero durante un temporale. Non è discriminato da nessuno, chi non si vaccina: è semplicemente un problema per tutti. Un veicolo inquinante. Questi sono i fatti. Questi sono i numeri. Ma non basta. Perché poi giocano il jolly: chissà cosa succederà più avanti, a chi si è punturato! Cavallo di battaglia, perché non può avere risposta certa. Perché il futuro è un grande boh, comunque lo si guardi. E sono gli stessi, come noi tutti, al dunque, che mangiano almeno la metà di cibi che contengono una qualche sbobba chimica, e misteriosa. Per non dire di chi beve alla grande, e se la fuma pure (eccomi presente, ma non mi faccio pippe sulle conseguenze fantascientifiche del vaccino). Ogni Malattia, è figlia dei nostri comportamenti, mentali e alimentari. Tutto quello che facciamo ha conseguenze future.

Insomma: la paura perpetuata diventa pregiudizio. E si adagia nella superstizione. Ora, se vogliamo parlar di vecchie streghe, fare i tarocchi, curarci con gli amuleti, facciamolo per libidine esoterica. Se invece vogliamo tornare a goderci qualche frammento della vita che ci resta, parliamo di azioni necessarie. Far vedere sulla protesi/smartphone il codice green del pass è come timbrare il biglietto del tram. Mostrare il ticket di un concerto, mostra o cinema. Un controllo che dura come la misurazione della temperatura che si fa ovunque entriamo. Ma pure il codice della Fidaty card alla cassa, dai. Una cosa rapida, consueta, ormai. Non facciamo i puzzoni libertari solo perché questa cosa ci fa più strizza. Mettiamo a cuccia la paranoia. Che se non ci fosse, questa fobia dei No vax, non ci sarebbe nemmeno in campo questa roba del green pass. Che fa schifo, ma fa ancora più schifo pensare che il virus se ne vada a spasso ancora affamato e in salute. Che poi qualcuno sfocia nel delirio del linguaggio: nazismo, segregazionismo… Fanno il cinema dello sciacallo, ovvio, e oltre a far pena la cosa fa ridere, perché la maggioranza di questi untori sta nei partiti dove il saluto romano è sempre pronto a scattare (non è tanto la mano alzata e tesa: bastano tre righe sui social, per riesumare l’umore e la nostalgia del gesto). Ma anche in molta di quella che una volta era sinistra laterale, il verde QRcode e il vaccino sono babau. E se tra i primi ho solo conoscenti per forza, tra questi si annidano molte persone care. Attendo che ingoino le ‘titubanze’ e alzino la manichetta. Nel frattempo ci manderemo fraternamente a fanculo.

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