The crown diaries / 2

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27 Marzo 2020

Del suo isolamento nella casa sul mare, Jonas non sapeva che farsene. Non era mai stato un tipo molto sociale, questo è vero, pochi amici fidati che frequentava con molta parsimonia, qualche fidanzata, nel corso degli anni, che vedeva soltanto 2-3 giorni alla settimana per non diventare troppo insopportabile, i parenti nelle feste comandate o per un anniversario, un compleanno.

Ciononostante, la reclusione involontaria e coatta (giusto, per la salute pubblica, ci mancherebbe altro!) cominciava ad andargli un po’ di traverso. Aveva lavorato al suo nuovo libro, aveva strimpellato il pianoforte, componendo il simpatico Coronablues, aveva letto romanzi e fumetti, aveva come tutti riguardato qualche bel film e un paio di serie Tv. Ma le notizie del contagio ora cominciavano a preoccuparlo.

Indeciso come sempre, non sapeva se dare troppo credito a chi preconizzava mesi e mesi di costante apprensione, oppure a chi più ottimisticamente vedeva la fine del tunnel prima dell’estate. D’altra parte, chi poteva saperlo? La sua vita stravolta, adesso poi che aveva trovato da poco una nuova e bella fidanzata (mannaggia!), l’angoscia crescente per il futuro, in mano a politici un po’ incompetenti che si beavano della nuova notorietà senza avere alcun progetto, anzi avendone decine interscambiabili un giorno dopo l’altro.

Jonas si sentiva solo, come mai nella sua vita, abbandonato come un relitto approdato a riva dal mare che si stendeva dinanzi a lui. Che farò, che faremo nelle prossime settimane, nei prossimi mesi? Aspettiamo Godot, sapendo fin troppo bene che non arriverà mai, che è solo una tiepida speranza che le cose mutino, che le cose migliorino.

Spense la televisione, proprio quando stava per iniziare il quotidiano collegamento con l’assessore che sciorinava numeri su numeri, senza un reale senso che non fosse quello di restare sugli schermi per i consueti 15 minuti, in attesa di diventare sindaco, perbacco! Sempre che ci si arrivi risanati a quella data fatidica.

Si rimise al pianoforte, il solo momento di reale benessere in tutta la giornata, ormai. Riprese il suo Coronablues, cercando di migliorarlo con qualche passaggio jazz. E fu allora che, improvvisamente, sorrise.

TAG: coronavirus, Jonas
CAT: costumi sociali

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