Il Covid, Suburra e l’Amore

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28 Maggio 2021

Suburra – strano a dirlo – è una storia d’amore. È anche molte altre cose, ma prima di tutto è il racconto di come l’Amore nasca e cresca forte ovunque, dove nessuno lo crederebbe possibile e anche dove “non dovrebbe essere”, stando alle regole che ci dicono chi siamo.
Già, le regole.
Non me ne vogliano gli estimatori di William di Stratford upon Avon e tantomeno gli intransigenti della letteratura ortodossa e dell’arte a compartimenti stagni, se accosto la storia di Aureliano Adami e Alberto Anacleti a quella di “Romeo e Giulietta”.
Perché, come quella più famosa, fa a pezzi le regole e distrugge la morale comune.
E spazza via ogni dubbio sull’Amore e sulla paura, che sono l’uno l’antitesi dell’altra.
E’ perfetta, dunque, per questi tempi che sembrano fare anch’essi il vuoto di certezze e regole, ma in realtà le hanno solo sostituite e hanno messo la paura al posto dell’Amore.
Il coraggio è così ridotto ad una tiepida apparenza, una pantomima recitata ad uso e consumo del solo mondo rimasto e virtuale.
Sono fedeli alle regole i più che applaudono online a storie di eroiche battaglie contro mostri virali e pestilenti; sono coraggiosi (o si sentono tali) quelli che osano dissentire, sotto le insegne del negazionismo d’occasione.
Tutto questo, rigorosamente, al sicuro dietro il rassicurante scudo del plexiglass e di un confortante schermo a 4K.
E la vita, dunque, dov’è ? E dov’è l’Amore ? che della vita è il sangue, i muscoli, la pelle e le ossa.
A Suburra l’Amore c’è, eccome.
Ed è folle, spregiudicato e audace fino alla fine, conduce alla morte, ma prima passa attraverso la vita e se la gode tutta.
Una frase rappresenta il coraggio meglio di tutte. Aureliano Adami la sussurra piano ogni volta che l’Amore lo conduce oltre; oltre le regole, i confini, i limiti e la ragione. Oltre l’Amore stesso.
“Mò sistemamo tutto”.
E’ la voce di un assassino, eppure c’è Amore nel suo cuore, più di quanto ce ne sia nella vita di moltissimi di noi, pavide comparse che ci fingiamo lui con la sicurezza di chi si limita a guardare, non fa mai nulla e così non paga mai il suo prezzo.
Amare è un rischio, e rischiare è una scelta e comporta delle conseguenze. Fa vivere, fare l’amore, trasgredire, urlare e tremare, fa male e consuma la vita.
Chissenefrega se poi ci troviamo oltre, di fronte al giudizio di mille spettatori senza sangue, nascosti dietro al vetro.
“Mò sistemamo tutto”, gli diremo nascondendo il terrore di non avere più la possibilità di tornare indietro. Terribilmente felici per aver passato il limite e ancora storditi dalla botta potente impressa dal Cuore alla nostra vita.
Aureliano è un uomo e Alberto non lo è nel mondo a cui appartengono. Spadino è frocio e zingaro a Suburra.
Aureliano dovrebbe odiarlo e invece lo ama più di chiunque altro.
E con lui sfida le regole del suo mondo e dell’altro. Il suo Coraggio e il suo Amore sono invincibili, finchè ce n’è e finchè c’è tempo per sistemare tutto, dopo.
Poi il tempo finisce e Aureliano si prende la fine in petto senza mai tremare, per salvare suo fratello, che ama.
E noi restiamo a guardare. Prudenti e regolari, sopravviviamo.
Ma nasciamo per viverla la vita e non per fuggire dalla morte.
Adami o Anacleti, Montecchi o Capuleti.
“Dàje….”

TAG: amore, Covid
CAT: costumi sociali, società

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