Lettera su chi t’insegna a vivere
Cara fb
sei preoccupata che in Italia, a quanto pare, il sessanta per cento della popolazione non legga e, del rimanente quaranta, quasi il trenta non superi la quota di un libro (piccolo) l’anno.
I libri, dici, insegnano a vivere e c’è da aver paura.
Ahimè. non posso dire di condividere la tua preoccupazione. O meglio, la mia prende una direzione differente.
Che esistano libri che aiutano a vivere, voglio dire, è innegabile. Però sono quelli che non hanno la presunzione di farlo fin dal titolo e al prezzo di copertina. Purtroppo invece proprio questo genere di manufatti editoriali ha conquistato gli scaffali delle librerie.
Si tratta di prodotti redatti ad uso di chi si arrabatta per “avere successo”. Preferisce trascurare che per averne, allo stato dell’arte, bisogna fottere il prossimo. Lui s’è attivato per tempo con lo yoga, poi è passato al training autogeno e ha provato con lo psicoterapeuta per scoprire infine che gli stessi risultati li può ottenere a buon prezzo passando in edicola.
Non ho idea degli autori, che suppongo della più varia estrazione (da quello che s’è laureato alla scuola della vita, all’esperto di niente con master in qualcosa). Li immagino però accomunati dalla propensione a sbarcare il lunario sentenziando cose che un’ombra di pudore impedirebbe anche solo di pensare.
Chiamano quest’attività “Life coaching”.
I loro titoli, presaghi di spaventose catastrofi, impostano il programma di studio.
Eccone due, uguali e contrari, avvistati sulla vetrina di in una libreria del paesello; ambedue editi da Feltrinelli che, dopo i fasti guerriglieri di mezzo secolo fa, è addivenuta a più miti consigli e adesso ci prova col terrorismo psicologico: “Il coraggio di essere se stesso. La ricerca dell’autenticità come strada per il successo” e “Piantala di essere te stesso! Liberarsi dei propri limiti ed essere felice” (se ne intuisce con spavento un terzo: “Pronto Soccorso per l’anima”).
Il campo d’azione, come puoi vedere, è impressionante e, visto che logica e pudore non impensieriscono, si percorre l’intera circonferenza dell’enciclopedismo rateale cui un tempo provvedeva, porta a porta, il Reader’s Digest: dal nulla al nulla passando per il nulla.
Codesta gnomica da luna park è oramai così diffusa che i suoi autori cominciano a spacciarla per qualcos’altro in modo da battere sul tempo la concorrenza. Le lezioni di vita ci vengono contrabbandate perfino nei coccodrilli precompilati, negli elzeviri che pullulano on line o tre le pagine dei giornali. Temo di poter dire che ormai non c’è nessuno che, in breve, non ti insegni a vivere. Visto l’affollamento da quella parte della cattedra è difficile immaginare che, dall’altra, possa essere rimasto qualcuno. Invece c’è. Altrimenti chi frequenterebbe il pronto soccorso dell’anima in cerca di cerotti per la psiche, clisteri per lo spirito, supposte di ottimismo e inalatori di pensiero positivo?
Perciò, mia cara, non mi preoccupo di chi non legge.
A preoccuparmi, piuttosto, è chi lo fa
ur
Un commento
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“Si tratta di prodotti redatti ad uso di chi si arrabatta per “avere successo”. Preferisce trascurare che per averne, allo stato dell’arte, bisogna fottere il prossimo.” La critica presuppone che il mondo funzioni con giochi a somma zero. Il mondo non è così, basta guardarsi intorno