Le ali spezzate del gabbiano d’acciaio

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5 Maggio 2022

MONTAGNA LONGA , 50 ANNI DOPO

Alle 22:20 del 5 maggio di 50 anni fa, 1972, un DC8 dell’Alitalia AZ 112 si schianta sulla radura lassù in cima al Monte Pecoraro che sovrasta la pista dell’aeroporto di Palermo, Punta Raisi, l’aeroporto maledetto. Invece di scendere sulla pista l’aereo, guidato dal Comandante Roberto Bertoli, finisce a meno di 500 metri dall’aeroporto ma ad almeno 150 metri più in alto sulla radura del monte, il carrello aperto struscia e l’aereo lì si schianta, lasciando sul terreno 115 corpi massacrati. Perché così in alto e fuori rotta? Qualcuno disse che il pilota era stato ingannato da un nuovo radiofaro, qualcuno altro parlò di sorvolamento volontario del territorio di Carini, tutte ipotesi né avvalorate né realistiche. Che l’aeroporto fosse il terrore dei piloti per gli improvvisi windshear, divenne più che leggenda realtà, tanto che ad ogni atterraggio, preceduto da improvvise conversioni al cattolicesimo puro, seguivano scroscianti applausi per la sopravvivenza ricevuta. Poi negli anni successivi , altri 108 passeggeri annegati in un ammaraggio, nella notte del 23 dicembre 1978. E poi una serie di schianti senza vittime, perchè, si diceva a Palermo che ” a Punta Raisi, Eolo e i suoi venti sono sempre in riunione”.

I resti del piano di coda del DC8 AZ 112. Entrato in servizio da pochi mesi sulla tratta Roma-Palermo era di solito adibito a voli transoceanici.

Chi scrive aveva 24 anni, la giovinezza, la vita sembrava arridere con una carriera che si profilava, per fortuna lontano da Palermo. Su quel volo aveva prenotato un posto per andare a votare il rinnovo delle Camere il 7 maggio 1972 e avrebbe incontrato amici vecchi e nuovi. Il Direttore della Cattedra di Neuropsichiatria infantile, Pietro Criscuoli e sua moglie, Carla Colajanni, sorella del Sen. Napoleone e financo un compagno di scuola, Roberto Pottino. A lui- sempre chi scrive- era legato da amicizia ed anche da una certa allergia alla matematica per la quale ci confrontavamo periodicamente prima della maturità un po’ a casa mia, un po’ a casa sua, un villino liberty nel guscio della Palermo borghese di una volta. Era la via Libertà, la strada della buona borghesia abbellita di villini status-symbol e che adesso hanno lasciato spazio alla legittima voglia di profitto immobiliare.

Proveniente da Milano in ritardo, perdo l’aereo insieme ad un amico di Famiglia. Ho serbato per anni il biglietto, poi, nel tempo, l’ho gettato via con i ricordi di ragazzo maturati nella mia Palermo.

Tutto riaffiora quando riprendo in mano un manoscritto sulla Targa Florio. Cosa c’entra? Beh, a Buonfornello, dove appunto passava il tracciato della corsa, si doveva fare l’aeroporto di Palermo in sostituzione di quello obsoleto di Boccadifalco. Ma Qualcuno probabilmente voleva sfruttare terreni incolti adiacenti a Monte Pecoraro. Palermo, la bella Palermo liberty dei Florio fu massacrata in quegli anni, c’è un fiume di sangue che chiede vendetta, ci sono famiglie massacrate da incidenti come Montagna Longa ed efferatezze che non sono state sanate con una giustizia piena.

Si sparge subito l’ipotesi dell’attentato che è avvalorata dal rapporto del vicequestore Giuseppe Peri, per sedici anni dirigente della Squadra di Polizia Giudiziaria di Trapani. Con questo rapporto Peri firma, il 22 agosto 1977, una proposta di denuncia a carico di 32 persone, capeggiate dal noto fascista Pierluigi Concutelli, che, in combutta con la mafia, avrebbero organizzato 4 sequestri di persona verificatisi fra gennaio e settembre 1975. Il legame con Montagna Longa nasce, secondo Peri, per la presenza su quel velivolo del magistrato Ignazio Alcamo che aveva a lungo indagato sulla strategia della tensione ed i suoi riflessi siciliani; quanto basta per avvalorare l’ipotesi del sabotaggio.

Estrapoliamo dal Rapporto Peri…..” Il 5-5-1972, verso le 22.20, si ebbe la tragedia di Montagna Grande con la morte dei 118 passeggeri del DC 9. Non è convincente per lo scrivente che sia un caso fortuito che proprio il 5 maggio del 71 e del 72 si verifichino rispettivamente un grave duplice omicidio per discreditare l’Autorità dello Stato ed un disastro aereo che getta nel lutto e nell’angoscia numerose famiglie generando giudizi perplessi sulla causa. Ci si pone il dilemma: attentato o disgrazia causata da improvviso guasto?

Sempre secondo Peri, l’ipotesi dell’attentato è corroborata dalle seguenti circostanze obiettive:

— quella sera era l’ultimo giorno della campagna elettorale;

— parecchi cittadini di Carini, mentre erano in piazza a sentire l’ultimo comizio, insolitamente videro un aereo che sorvolava la zona e, come scrisse la stampa, già in fiamme;

— il pilota del DC8, sorvolando Punta Raisi, diede la precedenza all’aereo proveniente da Catania ritardando, pertanto, di 10 minuti l’atterraggio;

— i cadaveri, secondo i medici legali, “si presentavano disintegrati, cosa che non avviene, invece, a seguito di urti violenti;…”

Ed ancora “ …che anche il disastro di Montagna Longa, come la strage del treno Italicus ed altre stragi del Nord attribuite a trame eversive (come quella di Piazza della Loggia a Brescia nel giugno del 1974, o di Piazza Fontana a Milano nel dicembre del 1969), fosse un anello della Strategia della tensione”…

Ma Peri fece di più, lasciò presagire che ci fosse un legame il disastro aereo e gli omicidi eccellenti del Procuratore capo di Palermo, Pietro Scaglione (5 maggio del 1971), del giudice romano Vittorio Occorsio (10 luglio del 1976) e del Procuratore generale di Genova, Francesco Coco (8 giugno del 1976) come se per tutte questi eventi luttuosi vi fosse il denominatore comune antidemocratico della destabilizzazione. Riportiamo questa ipotesi perché sembrò, all’epoca, quella più avvalorabile, lungi dall’idea che fosse l’unica ipotesi sostenibile.

Un lungo iato di tempo fino a quando nel 2017 non appare la relazione dell’Ing. Marretta che avvalora l’ipotesi una bomba a bordo.(1-2). Insomma, fatto sta come avrebbe scritto Tommaso Besozzi,(3) “ di sicuro si sa che sono morti”.

Cosa resta di tutto questo? 50 anni di buio investigativo.  Dovremo rassegnarci ad un errore umano o una tragica fatalità?

1 Rosario Marretta.  Unconventional aeronautical investigatory methods. The Case of Alitalia Flight AZ 112” per Cambridge Scholars Publishing

2 Enrico Bellavia. Montagna Longa, la strage senza nome in attesa di giustizia. L’Espresso 7.02.2022

3 Tommaso Besozzi, giornalista e scrittore, fu inviato a Castelvetrano per capire se la ricostruzione del Ministro Scelba della morte di Salvatore Giuliano – il bandito sarebbe caduto in un conflitto a fuoco con i CC- fosse veritiera. Invece Besozzi ricostruì che la morte era avvenuta all’interno di una casa per mano amica e poi il corpo trascinato nel cortile.

TAG: criminalità organizzata, Punta Raisi, strage di bologna
CAT: Criminalità, Terrorismo

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