Arte
A regola d’arte (breve galateo per visitatori di musei)
L’Italia è un museo a cielo aperto: monumenti, chiese, castelli, biblioteche, borghi, teatri, musei, richiederebbero una vita intera per essere visitati. Camminando per le strade di una delle tante città, godiamo del privilegio di vivere il turismo culturale facendo il pieno di bellezza senza pagare il biglietto.
Da Nord a Sud del nostro Belpaese, autentici capolavori e preziose testimonianze storiche ci accompagnano da secoli, lasciando noi connazonali, increduli di tanta magnificenza a volte sconosciuta, ma il fascino dei nostri luoghi ispira e attira soprattutto turisti da ogni parte del mondo. Tanti sono i beni culturali che affondano le loro radici nella storia: fontane, statue, torri, orologi sono l’espressione dell’abilità di artisti la cui influenza continua a risuonare attraverso i secoli, opere che silenziosamente raccontano aneddoti e leggende di un passato inimitabile.

Visitare opere e musei o apprezzare le opere disponibili a cielo aperto, non deve essere inteso come il mero concedersi una pausa culturale tra una spiaggia affollata e un sentiero in montagna, dunque i principali direttori museali italiani hanno stilato un “Galateo dei musei“, un vademecum di regole da seguire durante una visita d’arte, per non incorrere in sanzioni pecuniarie e disciplinari e senza arrecare danni al patrimonio artistico che ci circonda. Il bon-ton nei musei diventa obbligatorio a partire dall’evitare il chiacchiericcio personale che, per quanto silenzioso, in queste location disturba chi è in religioso silenzio, assorto, davanti ad un’opera d’arte cerca di catturare l’attenzione. Accedere ai musei con sacchetti della spesa, borsoni o valigie non è consentito perché le opere sono spesso collocate in luoghi ristretti che non consentono trasporti di dimensioni eccessive per evitare urti con le sculture, con busti di gesso o parti scultoree penzolanti, prestando attenzione mentre si cammina a cartelli e divieti che inevitabilmente vengono spesso infranti. Dalle foto evitando il flash del telefono, ogni astuzia è lecita per immortalare come un fulmine a ciel sereno un dipinto e distruggere il materiale di cui è composto, utilizzando il bastone da selfie a mo’ di canna da pesca.
Neppure bisogna fotografare tutto ciò che appare ai nostri occhi, perdendo tempo con i filtri del cellulare, piuttosto fissando l’opera nella memoria perché è la vista attenta che impressiona ed emoziona, rimanendo nella memoria. Sostare troppo tempo davanti un’opera d’arte è poco educato verso chi attende da tempo il suo turno in coda, qualcuno poi, con la scusa di osservare i particolari di una natura morta con frutta e verdura, colpito da improvvisi attacchi di fame, comincia a consumare snack e merende, senza rispetto per il decoro dell’ambiente. Non manca chi riceve telefonate, rispondendo senza impaccio e chi usufruisce di sigarette elettroniche, forse inconsapevole che i vapori possono danneggiare le pitture lungo le pareti. Sedie artistiche e pareti non sono inoltre il posto per riprendersi dalla stanchezza scambiando le opere per area relax appoggiandosi ovunque. Ciò che scompare alla vista è il cartello “Vietato toccare”: la tentazione di toccare, sfiorare con le dita l’apparente morbidezza dei corpi scolpiti, risulta difficile nonostante siano presenti transenne e la supervisione del personale del museo.
Purtroppo accortezza e educazione non sono innate in tutti, tantomeno si riescono ad acquisire, perciò quella che si potrebbe definire una visita museale tragicomica, si può rivelare come un’esperienza degna di essere ricordata, non tanto dal punto di vista emozionale e artistico, quanto le per sanzioni pecuniarie a proprio carico. E si sà, quando si viaggia, è un impulso naturale portare a casa un ricordo del luogo visitato, che non corrisponde al semplice souvenir, bensì al furto di elementi naturali e culturali che apparentemente innocuo, ha conseguenze sia per l’ambiente che per l’economia locale: sabbia, conchiglie, sassi, stalagmiti, frammenti di affreschi, sampietrini e pezzi di laterizio dal Colosseo sono le reliquie più gettonate, andando a compromettere il patrimonio culturale e naturale delle destinazioni turistiche. Ci si domanda perché si continua a fare incetta, quando riesce, di questi “ricordi”? Un fattore non da poco è la voglia di protagonismo dell’uomo: dobbiamo lasciare una traccia evidente del nostro passaggio e dobbiamo possedere tutto perché, senza essere orgogliosi del gesto compiuto, scatta nell’animo umano il sottile desiderio di scatenare l’invidia dei conoscenti mostrando con fierezza i luoghi visitati e depredati.
Ricercare con una bravata un legame fin troppo intimo col posto visitato, o pensando agli affaristi che rubano beni pubblici per rivenderli in bancarelle selezionate, non significa essere turisti: ogni luogo d’Italia, e non solo, è in grado di far innamorare i visitatori delle bellezze vicine e lontane che ci circondano. Dunque, riponendo come su una mensola impolverata la cleptomania da vacanzieri e bando a qualsiasi altro gadget non consentito, è preferibile recarsi nei numerosi negozietti traboccanti di oggetti che, se pur vagamente kitsch, possiedono un alto valore emozionale richiamando alla memoria le tappe delle nostre vacanze. La calamita da frigo viene in soccorso quando desideriamo condividere con famigliari e amici il ricordo del nostro viaggio ma tutelare i beni esistenti nei nostri itinerari di vacanza è un atto di responsabilità culturale, civile ed etica, per far sì che le generazioni future possano godere delle stesse meraviglie.





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