Arte

Arte e moda affermano “R-I-S-P-E-T-T-A”: intervista a Claudia Rordorf

Il progetto dell’artista che ha girato l’Italia oggi vive un nuovo capitolo: arrivano le giacche sartoriali

11 Dicembre 2025

Che significato e valore dai alla parola “RISPETTA”?

Per me la parola Rispetta, contiene, ascolto, accoglienza, non giudizio, accettazione. Vuol dire osservare se stessi e gli altri con attenzione, prendendosi il tempo, connettendosi in profondità, anche con le parti più scomode che ci abitano e fare loro spazio per diventare umani interi. Per me contiene anche l’dea di  libertà, quella di essere se stessi con sincerità, sapendo di essere accolti per ciò che si è. e di lasciare la libertà agli altri di vivere secondo la loro natura, le loro inclinazioni, senza volere imporre il proprio credo a tutti i costi. E’ una parola fondate, ricca e profonda: senza il rispetto mancano le basi per un mondo in pace. Se dobbiamo costruire una casa umana più equa, è la parola che io metterei nelle fondamenta, affinché la casa stia in piedi: senza quella, crolla tutto. Se ti senti rispettato puoi avere opinioni divergenti ma il tuo essere come individuo resta integro. Non sei un oggetto, se vieni rispettato, non appartieni a nessun, nessuno può pensare di esercitare violenza su di te se prova rispetto per chi sei.

Perché e come è nata l’idea di voler dedicare un intero progetto artistico a questa parola?

Ho sentito l’esigenza, in questo momento storico, con tutto quello che quotidianamente sentiamo e anche per mie esperienze personali, di mettere un punto fermo, chiaro, evidente. L’arte dovrebbe suggerire, lasciare margine di immaginazione, provocare riflessione in maniera sottile forse. Io in questo caso volevo dichiarare, esprimere senza mezzi termini, prendere una posizione netta. Propongo l’idea di una donna che si rispetta e si fa rispettare e porta nel mondo una rivoluzione gentile danzando libera, irriverente e sensuale. Antidoto questo a ogni tipo di violenza emotiva, economica e fisica. Credo al potere  delle parole: disegnano il mondo, ci aiutano a descriverlo, a capirlo, a dargli un senso. Se scelgo una parola ne escludo altre, se delimito il mio campo di immaginazione in un senso, direziono la mia attenzione. In questo caso credo che sia necessario porre l’attenzione sulla costruzione, su ciò che serve, non su ciò che manca. Le parole ci guariscono o possono ferirci in maniera mortale.  Mi piace usarle. In questo caso  volevo un termine solo, semplice, essenziale e potente per creare unione e relazione. Una parola facile, immediata. Cosa può accadere se si parte da una cosa piccola? In fondo, come ci insegna Kandinsky, il disegno nasce da quel punto che si genera appoggiando l’estremità della matita al foglio. Poi trascinato diventa linea, ritmo, frammento, dialoga con la superficie in modo differente a secondo della natura della stessa.  Nascono così immagine, emozione, senso ma prima di tutto,  e all’origine, c’è un piccolo unico nucleo. Ho scelto di  partire da quel punto ideale, quella semplice parola e poi ,come si trascinerebbe una mattina, l’ho fatta camminare  sulla superficie del mondo circostante, incontrando  persone e luoghi.

Tu sei un’artista e con questo progetto ti lega anche alla moda. Che rapporto hai con il mondo della moda? Pensi che come l’arte possa essere portatore di messaggi?

Certamente la moda comunica e racconta moltissimo di noi esseri umani e la reputo una grande forma d’arte. Può sensibilizzare un ampio strato di popolazione, per via della  fascinazione che esercita su tutti e   spesso lancia messaggi importantissimi, crea show esteticamente coinvolgenti e suggestivi e può essere utilizzata per comunicare valori e impegno sociale.  Basti pensare al lavoro dI Maria Grazia Chiuri e al suo slogan : “We should all be feminists”. Oggi sono moltissimi i brand di moda, anche giovani e emergenti ,che lavorano veicolando messaggi sociali.  Tentano di aprire nuove strade per un mondo più equo. C’è un’attenzione maggiore a lavorare con criteri che rispettino sostenibilità e qualità di  lavoro, per quanto ancora questo sia un tema spinoso. Gli stilisti creano mondi mescolando suggestioni artistiche e dando vita a universi complessi e ricchi di fascino. Ho negli occhi la bellissima mostra di Dolce e Gabbana a Palazzo Reale, tenutasi non molto tempo fa. Loro hanno inventato un universo multiforme, colorato e collegato allo spettacolo, alla musica, alle città. Una opera sbalorditivo. Oltretutto la moda ha la possibilità di entrare nella vita delle persone tutti i giorni. Questo mi affascina profondamente: tu puoi parlare con ciò che indossi. Armatura, protezione. La moda ti aiuta a fare parte di un gruppo. O al contrario può darti l’opportunità di svelare un carattere eccentrico, creativo.

E’ una forma espressiva potentissima. Ci accompagna nei secoli, cambia foggia e stagioni, si mescola ad altre arti, dal cinema al teatro, alle performance. Ogni opera che coinvolge il corpo e l’essere umano tiene conto del mondo della moda. Ogni epoca parla attraverso i suoi abiti e con essi ci racconta la condizione di chi viveva quel tempo storico. La moda ci ricorda le radici e le tradizioni, parla della natura dei popoli che la vivono ed è ricca e stratificata. Le grandi dive sono state create anche grazie alla moda. I personaggi dello spettacolo ma anche tanti artisti hanno riposto nei loro look  studiati un marchio di fabbrica, qualcosa che li rendesse unici, immediatamente identificabili, iconici.  Ma tornando al sociale, la libertà della donna è stata facilitata ad esempio dal lavoro di Coco Chanel che ha creato abiti più funzionali per liberare i corpi. Lo trovo straordinario. E in fondo ciò che indossiamo ci definisce e poco da fare, ma la prima impressione che ci facciamo di una persona scaturisce anche da come è abbigliata. Credo che l’abito faccia il monaco, e ci conviene essere consapevoli di ciò che comunichiamo con ciò che indossiamo. Un scelta è anche quella di essere completamente sciatti e trasandati se ciò che vogliamo sottolineare è che le apparenze sono del tutto secondarie. E’ un capitolo vasto e molto affascinante si. Moltissimi artisti hanno creato abiti, dai futuristi a Keith Haring, da Dalì a Marina Abramovich. Per me è stato un passaggio importante quello di portare la mia arte nelle piazze e in luoghi differenti attraverso un capo d’abbigliamento. E amo pensare che le persone possano indossare la mia pittura e il suo senso nella vita di tutti i giorni. Tra l’altro la prima mostra di Rispetta l’ho realizzata proprio all’interno del Museo della Moda di Napoli.

Cosa significa indossare una giacca R-I-S-P-E-T-T-A?

Indossare una giacca Rispetta significa dichiarare: Io ci sono! Si, ci sono e faccio parte di quel fiume di donne gioiose e libere che vivono rispettando se stesse e portando di conseguenza nel mondo una rivoluzione gentile. Significa dire: la mia voce conta, io sono importante e voglio un mondo di pari valore per uomini e donne. E’ una giacca che dichiara l’empowerment femminile a 360 gradi. Non è lotta contro l’uomo bensì per un mondo più pacifico e armonioso. Significa scegliere di mettersi al centro, di fare sentire ciò in cui si crede, sposando i valori del progetto che parla di indipendenza, autostima, rabbia ma anche capacità di costruire e non distruggere e di manifestare la propria volontà a guardare dalla parte di ciò che ci nutre. Indossare Rispetta è sapere che la forma più alta di intelligenza è l’ironia e che la nostra vera rivoluzione è imparare a essere felici e fiere di noi stesse, qualsiasi cosa scegliamo liberamente di fare e essere al di là di antichi condizionamenti sociali.

Cosa raffigurano le fodere interne delle giacche sartoriali?

Le fodere interne contengono una delle lettera  della parola rispetta ripetuta come un pattern e il volto di Vittoria, la donna che racconta le sfumature del femminile. Ho attribuito ad ogni lettera un significato. E ciascuna può scegliere la lettera che sente e risuona di più in lei. Una ragazza mi ha detto di avere scelto la I ,che significa indipendenza, economica, fisica, mentale e imparare a bastare a se stesse. Lei infatti insegna e ha scritto una canzone proprio sul tema del bastarsi. Si è riconosciuta e rispecchiata nel significato che io ho attribuito a questo passaggio essenziale del nostro viaggio.

Cosa rappresenta il cuore applicato sulle stesse giacche?

Il cuore è l’emblema della regina di cuori. Ogni donna è regina, reggina del proprio cuore , del proprio mondo. Ogni donna che sceglie rispetta è una donna che segue il suo intuito, che danza verso la luce, pur sapendo bene entrare nelle ombre. Questa è una donna che porta nel mondo una rivoluzione gentile. La spilla è un simbolo di potere, il potere personale che tutti noi abbiamo, non su quanto accade, né sugli altri  ma su come viviamo, e agiamo . Parla di una donna che sente, vede, trasforma. Rappresenta intuizione, creatività, sensibilità profonda . La regina di cuori mi affascina perché è complessa e tridimensionale, è forte ma allo stesso tempo fragile, protegge, accoglie ma è anche libera. La regina di cuori possiede tutti i sentimenti, anche quelli definiti negativi. Li attraversa, li trasforma, è magnetica. Per me è un’immagine molto potente e è il simbolo del progetto.

Quanto tu hai imparato a rispettare te stessa grazie all’arte e grazie a questo progetto?

Per me l’arte è stata un rifugio sicuro,  salvezza e  forza. Tramite l’arte ho sempre potuto guardare in faccia i miei demoni, le mie fragilità, le mie insicurezze e paure. Grazie all’arte ho trovato il modo per fare arrivare la mia voce, le emozioni che provo, i pensieri e le riflessioni che mi abitano. Quando faccio arte e sono immersa nel processo creativo, sono felice e questo è un successo non da poco. Quando faccio arte mi rispetto, perché quella sono io e sono in un territorio familiare. Il  progetto Rispetta  mi ha aiutata tantissimo a riemergere da un momento difficile, a ritornare in contattato con chi sono, a rispolverare i miei valori bussola e di conseguenza a rispettarmi. Creare Rispetta, ha voluto dire per me rifare il viaggio, fatto già 17 anni fa, per riconnettermi a me. Ogni spostamento fisico, ogni performance  di Rispetta mi ha guidata e mi guida  a connettermi sempre più profondamente con chi sono io e poi di conseguenza con gli altri.  Rispetta è un progetto di arte relazionale: coinvolge persone di tutti i tipi e di tutte le provenienze  e si arricchisce grazie al contributo unico e speciale di tutte le persone che mi affiancano nel viaggio. Io continuo a imparare e crescere ad ogni incontro. Ma il primo passo è sempre individuale. La chiave è prima di tutto dentro di noi: siamo noi le prime che dobbiamo fare il viaggio verso il rispetto di noi stesse affinché gli altri ci rispettino a loro volta. Solo da lì  noi possiamo tessere relazioni amorevoli . Quando siamo centrate, possiamo unire la nostra voce a quella degli altri. La violenza brutale purtroppo non dipende da noi, se non nella misura in cui il lavoro di sensibilizzazione che facciamo, arrivi a  generare un cambio di paradigma mentale profondissimo in cui siano coinvolti gli uomini stessi in prima linea. Ma naturalmente per arrivare a questo serve una rete, una rete potente e compatta, dobbiamo unire le forze e i talenti e allora il cambiamento che sogniamo diventa possibile.

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