Cinema
Alessandro Borghi presenta “Testa o Croce?” di fronte a Coppola
Al cinema Troisi, la sera di mercoledì primo ottobre, l’attore Alessandro Borghi ha presentato il suo ultimo film “Testa o Croce?”, alla presenza di Francis Ford Coppola.
Al cinema Troisi, la sera di mercoledì primo ottobre, l’attore Alessandro Borghi ha presentato il suo ultimo film “Testa o Croce?”, alla presenza di Francis Ford Coppola. Nel cinema di Trastevere, erano presenti anche i registi Metteo Zoppis e Alessio Rigo de Righi, mentre il critico Pedro Armocida moderava il dibattito. Coppola, uno dei più importanti registi della storia, era mimetizzato tra il pubblico.
Testa o Croce?
Prima del film, Borghi afferma che la pellicola può piacere o meno, ma il pubblico non ha mai visto niente di simile. Forse ha un po’ esagerato, ma finalmente mi sono goduto un film italiano dove i registi partono da una buona idea per poi osare molto. Rischiano di fare qualcosa di sconclusionato, tanto che lo spettatore rimane spesso spiazzato, da non capire come è giunto in alcune situazioni. Però si vede il coraggio di rompere gli schemi.
I due registi sono al loro secondo lungometraggio, dopo “Re Granchio” del 2021. In particolare, “Testa o Croce?” ha partecipato al Festival di Cannes nella seconda fascia della competizione, ovvero “Un Certain Regard”. Come per il precedente, il film prende spunto dalle leggende delle nostre zone, per poi virare verso una piega un po’ folle che aiuta ad affrontare temi molto contemporanei.
Siamo nelle campagne pontine all’inizio del Novecento, dove il mitico Buffalo Bill porta il suo “Wild West Show”. Qui, i butteri nostrani sfidano al rodeo i cowboy americani. La notizia, vera o leggendaria che sia, fu riportata da un giornale italiano, che titolò come i butteri avessero sconfitto gli yankee.
Rosa
Dopo la sfida, inizia la fuga dei due protagonisti. Alessandro Borghi è nei panni di Santino, mentre l’attrice francese Nadia Tereszkiewicz interpreta Rosa, donna caparbia che vuol trasferirsi in America. I due si innamorano mentre li insegue Buffalo Bill, interpretato dall’attore americano John C. Reilly, che avevamo già visto in Italia nel bellissimo “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone.
I registi e gli sceneggiatori inseriscono un po’ di tutto all’interno di una trama lineare. Rodei e stornelli romani, rivoluzione e restaurazione, ballate e violenza, fino a diventare un film pulp con teste mozzate e testicoli che saltano. Un anti-western, dove i protagonisti appaiono come personaggi finiti lì per caso. Borghi diventa quindi un ottimo anti-eroe, buono ma completamente inadatto.
Rosa è un grandissimo personaggio. L’anno scorso Viggo Mortensen, con “The Dead Don’t Hurt” ha annunciato di fare un film femminista, ma la donna non ha voce in capitolo. I registi italiani non parlano di femminismo, ma rappresentano una donna forte, indipendente e molto più risoluta dei maschietti che la circondano.
La genesi del film
Durante il dibattito, Zoppis chiarisce che conoscevano la sfida tra butteri e cowboy sin da bambini. La presenza di Buffalo Bill fornisce una forza letteraria al film, perché con il suo show costruiva il mito della frontiera, mistificando la realtà. Così, la pellicola gioca molto con le differenze tra la verità, la storia orale e quella scritta.
Borghi scherza dicendo che ha deciso di partecipare all’opera dopo una bella sbronza. Tornando serio, afferma che aveva apprezzato “Re Granchio” ed è stato convinto dalla nuova sceneggiatura. Ha percepito la trama come un grande viaggio che sorpassa sia i canoni del cinema italiano, che lo stereotipo del cowboy “figo”. Durante le riorese, hanno quindi fatto di tutto per evitare che il personaggio di Santino apparisse come un “figo”.
Ricorda che i registi gli hanno fornito un hard disk con così tanti film che ci sarebbero volute sette vite per vederli tutti. Solo recentemente, ha ammesso loro di averli visti solo una manciata. Spesso, però, si fermavano a vedere una scena durante le riprese. La scena che lo ha aiutato di più si trova in “Follia d’Amore” e vede protagonisti Kim Basinger e Sam Shepard. Una grande scena erotica, dove i protagonisti sono impacciati, si amano ma sono incasinati, tanto da prendersi a schiaffi.
Improvvisazione
Nella realizzazione di un lungometraggio, la sceneggiatura iniziale non è mai attendibile. Anzi, deve essere buttata via, perché le esigenze cambiano continuamente. Tutti i giorni si sono dovuti adattare, ma si sono divertiti, anche improvvisando molto.
Borghi ha dato a Santino una forte leggerezza, creando un personaggio semplice e poetico che non appare mai adatto alle circostanze. Santino fallisce quando prova a essere qualcun altro rispetto a quello che è. L’attore vede in questo una lezione molto attuale, sull’importanza di imparare a essere se stessi in un mondo dominato dai social network.
Per recitare, ha ripreso ad andare a cavallo e dichiara di essere diventato bravo, anche se nel film non si vede. Sarebbe volentieri salito sul cavallo per girare la scena del rodeo, ma scherza affermando che il maestro che lo ha seguito sul set ha perso venti anni di vita quando ha scoperto le sue intenzioni.
La musica
L’attore descrive il cambiamento delle sue attitudini al lavoro. Oggi, gli piace rivedersi, aiutato dal direttore della fotografia Simone D’Arcangelo che lo fa sembrare bello anche quando ha la pappagorgia. Prima non era così, non amava rivedersi.
Al tempo stesso, Borghi apprezza di aver dovuto cantare alcuni stornelli, che forniscono al film un animo popolare. Ammette che da giovane aveva paura di fare cose di cui non aveva dimestichezza. Invece, ora ha meno terrore delle figuracce. Quindi, si diverte nel cantare per il pubblico, tanto che intona pure il pezzo che accompagna i titoli di coda.
Rigo De Righi sottolinea di essere sempre stato interessato alla musica e anche “Re Granchio” affrontava il tema del canto popolare. In “Testa o Croce?” le canzoni sono interpretate dagli attori che approfondiscono così l’identità dei loro personaggi. Ciò è il risultato di un lavoro di ricerca molto approfondito sugli strumenti musicali del territorio laziale e degli Stati Uniti. La musica aiuta ad amalgamare le varie storie e risaltare tutte le voci all’interno del film, creando un realismo favolesco dove le classi subalterne si ribellano ai padroni.
Conclusioni
Gran parte dell’opera è girata in pellicola, perché questo formato, oltre a essere un’interessante scelta estetica, cambia il modo di lavorare, richiedendo maggiore concentrazione. I registi ne hanno bisogno perché provengono dal cinema indipendente, così non usano solo attori professionisti, ma anche amici di Vejano, paese della Tuscia viterbese che conosco bene, avendo vissuto alcuni anni nella vicina Oriolo Romano.
Zoppis chiarisce che i registi volevano realizzare un western ambientato in Italia e non un western all’italiana negli Stati Uniti, quindi non è stato facile rendere la storia plausibile. Hanno così preso un filone per ristrutturarlo e sovvertirlo. In particolare, hanno decostruito la figura dell’eroe per lasciare il posto al vero protagonista, Rosa, che all’inizio è soffocata e imprigionata, ma sa liberarsi completamente.
Alla fine del dibattito, i registi si prendono i complimenti del maestro Coppola, che ha definito il film “absolutely beautiful” grazie a una realizzazione bella e immacolata. La serata si conclude con l’ennesima battuta di Borghi, che definisce il film “storto”, perché durante le riprese andava da tutte le parti e non sapeva come acchiapparlo. I registi hanno allora iniziato ad avere dubbi, sul fatto di aver esagerato, pensando che forse sarebbe stato meglio dare all’opera un taglio più regolare.
Allora Borghi si è impuntato, dicendo loro di non provare a raddrizzare il film, perché la stortezza è la sua bellezza. E ha completamente ragione.
Foto di Hua WANG
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