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Cinema

Neruda: nelle sale il nuovo film di Pablo Larrain

di Marina Bisogno
18 Ottobre 2016

Se state pensando di andare al cinema a vedere Neruda, il nuovo film di Pablo Larrain, sappiate che non è un biopic. Nessuna rivisitazione della vita del grande poeta cileno, ma una pellicola che celebra il potere della narrazione, la malia delle parole sussurrate da uomo a uomo, la suggestione che può innescare la scrittura, potere supremo inviso agli oppressori (rara specie di animale) della storia mondiale. Siamo in Cile, Pablo Neruda (Luis Gnecco) è accusato dallo Stato di alto tradimento per la sua militanza nel partito comunista. Il poliziotto Oscar Peluchoneau (Gael García Bernal) è incaricato dal Presidente del Cile Gabriel González Videla (Alfredo Castro) di arrestare Neruda ed umiliarlo pubblicamente. Il vate, infatti, incita il popolo alla ribellione e alla resistenza, anche nelle fabbriche e nei campi, riuscendo, con le poesie, ad incantare e a convincere quanti lo ascoltano. Tutto questo è inammissibile in un Cile proibizionista e sotto l’egida degli Stati Uniti. Così Oscar Peluchoneau inizia la sua caccia all’uomo, ma Neruda, grazie alla collaborazione del partito comunista e di alcuni amici, scappa, attraversando tutto il Cile, fino al Sud, dove è neve e gelo. A raccontare la storia è il poliziotto, ossessionato dal poeta e dalle sue composizioni. Neruda gliene lascia in regalo diverse, man mano che si nasconde e passa da un rifugio all’altro. Il pensiero di Neruda, il ritmo delle sue frasi diventano una febbre per Peluchoneau, desideroso di imprigionare il poeta e farlo tacere. Le menti dell’inseguitore e dell’inseguito comunicano, si parlano, si sfiorano. La corsa per acciuffare il poeta induce Peluchoneau a riflessioni sulla famiglia, la giovinezza, la morte, la vita, fino all’epilogo. In questo film concentrarsi su uno spaccato della biografia Pablo Neruda è il pretesto per andare più a fondo e provare a risalire le linee discontinue che legano due esistenze, solo al primo sguardo sconnesse. Anche l’uomo più incattivito nel segreto di una stanza può palpitare per una poesia. Anche l’uomo più miserabile, che obbedisce e non pensa, può tremare di esitazione. Neruda e il suo persecutore si incontrano alla fine, a giochi fatti. Un vero finale non esiste. Esiste questo film inconsueto, penetrante, a tratti lento, che celebra la parola scritta alla stregua del fuoco.

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