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Festival, “Short Theatre” a Roma e gli “Ammutinamenti” di Ravenna
ROMA _ “Short Theatre”, via alla ventesima edizione, dal 5 al 14 settembre, dieci giorni di programmazione, con la presenza di trentacinque compagnie per un totale di 70 appuntamenti con la presenza fortemente internazionale con artisti provenienti dalla Spagna alla Costa D’Avorio, dall’Iran alla Svizzera. Per la prima volta hanno lavorato assieme nella curatela un gruppo di artisti italiani, fatto di coreografi, danzatori e performer con l’idea di trovare nuovi fili conduttori sperimentando nuove forme organizzative. Questi sono: Silvia Bottiroli, Silvia Calderoni, Ilenia Caleo e Michele di Stefano.
“Short Theatre 2025” vuole immaginarsi come uno spazio “di creazione artistica, offrendo un contesto di ideazione e sperimentazione da cui possano germogliare formati e progetti pensati assieme ad artisti/e, compagnie, centri di ricerca e di produzione, spalancando lo spazio dell’invenzione, l’immaginazione radicale, l’impensato”. Tutto questo “mettendo in connessione realtà differenti di creazione per geografia, anagrafica, linguaggio, carriera artistica”. E quindi ecco l’apertura di nuovi immaginari, magari intensificando un “approccio cross-disciplinare” con altri linguaggi espressiv come quello del cinema. Il nucleo del festival resta ancorato agli spazi del Mattatoio a Testaccio e in particolare al padiglione della Pelanda, che ospita Short Theatre dal 2010 grazie al contributo dell’Azienda Speciale Palaexpo, ma anche altri spazi come Il Palazzo dei Congressi e il Teatro Vittoria, Questa edizione torna anche il Teatro India dove “Short Theatre” è nato venti anni fa e dove saranno ospitate le residenze artistiche quest’anno ospita parte del festival e un ciclo di residenze.
La nuova direzione artistica ha destinato sotto la voce “Ambienti” gli allestimenti a metà tra installazione site specific e spazio di programmazione nella forma del “set cinematografico” dal vivo. “Leopardo” sarà invece un format affidato a personalità artistiche differenti, che consiste nella creazione di una zona, mobile ed estemporanea, tra i diversi spazi del festival. Tra questi: Laura Scarpini, Antonella Bertoni, Cristina Kristal Rizzo, Fabrizio Favale. In questa direzione va intesa “Land in A Land” dell’artista e cineasta Liryc Dela Cruz, la cui residenza sperimentale tramuterà gli Atelier della Pelanda in studio artistico temporaneo e visitabile dal pubblico. Il formato ibrido di “Camera” promuove la sperimentazione drammaturgica, invitando artiste e autrici a condividere appunti e riflessioni sui progetti teatrali in via di creazione. Al centro di questi spazi saranno Carolina Bianchi, Industria Indipendente, Eva Geatti, autrice selezionata da Short Theatre per il progetto europeo Fabulamundi New Voices.
Il programma di ST25 spazia tra le generazioni e le geografie artistiche, le collaborazioni e l’incontro tra generi e linguaggi. È il caso di “A little bit of the moon”di Anne Teresa De Keersmaeker e Rabih Mroué, in prima nazionale l’8 e 9 settembre al Teatro India che fa “della vulnerabilità e della giocosa intimità la propria cifra”. Rabih Mroué sarà in scena anche con due lavori della sua serie non-academic lecture: “Make me stop smoking “(11 settembre) e “Before Falling seek the assistance of you cane” (12 settembre), in cui il regista coinvolge il pubblico in una riflessione urgente, quella intorno allo statuto di verità delle immagini e al potere insito nella riappropriazione degli archivi. Poetico, e spiritualeè “U. (Un canto)”, nuova produzione di Alessandro Sciarroni in scena il 9 e 10 settembre al Teatro Vittoria: una performance musicale per sette voci che assembla brani riarrangiati della tradizione coristica italiana. La dimensione rituale e spirituale attraversa i lavori di diversi/e artisti/e appartenenti a generazioni differenti.
È il caso di “Le repos” di Clara Delorme, coreografa fellow nel 2024-2025 all’Istituto Svizzero, n prima nazionale a ST25:una “triste commedia” per quattro danzatrici che, attraverso la predominanza di due colori – il blu e l’arancione – invitano a rendere collettivo il dolore e il lamento per il lutto (10 e 11 settembre). L’elaborazione della sofferenza passa dalla materialità, dal contatto con la terra e con le proprie radici in “Whatever I am / let it be seen” di Giorgia Ohanesian Nardin (5 e 6 settembre). Lirismo e contemplazione emergono anche in “Epique!” di Nadia Beugré in prima nazionale dove, accompagnata da una musicista e una griot, esplora la mitologia del villaggio natale di sua nonna materna, in Costa d’Avorio. Si muove intorno al concetto di memoria ancestrale e pre-individuale la nuova creazione di Dewey Dell, il cui processo creativo parte dall’osservazione dell’ex-voto come oggetto che incastona paure collettive e saperi istintuali, a ST25 il 6 e 7 settembre. Provoca inquietudine la performance “Darkness Pic Nic” del collettivo DOM-, omaggio-riscrittura di “Picnic ad Hanging Rock”, film cult di Peter Weir del 1975 (13 e 14 settembre). È la poesia, in particolare quella sentimentale e punk di Derek Jarman, punto di partenza per “Άνοιξη / Άnixi”, della regista e attrice greca Alexia Sarantopoulou che debutta a ST25 il 13 e 14 settembre, in cui il corpo delle performer in scena dialoga con oggetti, ombre, versi del passato. Corpi che giocano con la luce, azioni che si nascono del buio, così come sono costretti a celarsi nella parola i movimenti della danza dell’iraniano Ali Asghar Dashti&Nasim Ahmadpour che il 9 e 10 settembre ST25, in sinergia con il Festival d’Automne presenta “We Came to Dance, ”lavoro che si colloca sul filo della censura, rendendo percepibile agli “occhi” europei il divieto della danza che vige in Iran.
Il teatro come luogo di incontro, commiato, accoglimento, contrattazione è esplorato a partire da alcuni gesti – come, ad esempio, l’inchino – da Vincent Giampino nel dittico “Schaustellen”, di scena il 13 e 14 settembre. Il corpo e i suoi codici sono al centro anche di “With All My Strenght”, inchiesta performativa interdisciplinare della giovane Martina Rota che interroga le ossessioni legate al fisico (13 settembre). La soggettività maschile è al centro di “Analphabet” di Alberto Cortès, regista e performer che affronta il tema dell’abuso e della violenza all’interno delle relazioni amorose, in prima nazionale il 6 e 7 settembre.
E ancora il corpo, il cuore della ricerca artistica di due delle artiste più riconosciute nel panorama nazionale come Silvia Rampelli/ Habillé d’eau, con la sua nuova produzione “L’avvenire” (il 10 e 11 settembre); o Elena Antoniou, artista e performer cipriota, che il 13 settembre e 14 settembre presenta “Landscape”, provocando lo sguardo del pubblico e lo spazio scenico attraverso il proprio corpo-paesaggio. Tra musica e arte visiva si colloca “They Shoot Horses”, celebre video-installazione dell’artista visivo inglese Phil Collins, realizzata nel 2004 e riproposta a Short Theatre grazie a NERO Editions che ritrae giovani palestinesi ballare a ritmo di grandi successi pop, come un atto di resistenza di fronte alle atrocità quotidiane, forma di una fragile ma inestinguibile prefigurazione della liberazione che verrà. Novità di quest’anno è la collaborazione con No Name Radio, digital radio in onda su RaiPlay Sound dedicata alla scena musicale emergente, che porterà negli spazi della Pelanda il live di Ethan il 10 settembre, oltre a realizzare un docu-podcast su Short Theatre. L’ultima serata si accenderà grazie alla potenza di due live: quello della eclettica Rebecca Solari e quello di Fulu Miziki, ensemble musicale afrofuturista composta da sei musicisti della Repubblica Democratica del Congo.
RAVENNA
Dal 5 al 14 settembre 2025 la danza contemporanea e di ricerca torna a Ravenna al Festival Ammutinamenti, giunto alla sua ventisettesima edizione. Stavolta in programma 25 eventi diffusi in diversi luoghi della città, tra le piazze del centro storico, musei, gallerie d’arte, teatri, spazi inconsueti e naturalistici, che accoglie la pluralità di sguardi, visioni e poetiche di oltre 30 artisti e artiste nazionali e internazionali affermati e giovani proposte, trasformando per dieci giorni Ravenna nella “città della danza”. La rassegna è organizzata e promossa dall’Associazione Cantieri Danza con la direzione artistica di Francesca Serena Casadio e Christel Grillo ed è realizzato in collaborazione con il Comune di Ravenna, con il contributo del Ministero, Ater e con il sostegno di APT Servizi Emilia Romagna e dei fondi Otto per Mille dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Il tema di questo anno è quello del “Transito” . Cioè la “chiave di accesso” di questa edizione che per la direzione artistica vuole essere “un invito al riconoscimento del continuo flusso della vita. Nell’accezione astrologica, i transiti sono i moti dei pianeti che, muovendosi attraverso le loro orbite così come li osserviamo dalla Terra, compiono cicli periodici e discontinui attraverso i dodici segni zodiacali”. Analogamente all’astrologia questa edizione “ci esorta a dare ascolto ai nostri processi interiori e accogliere le energie che si muovono attorno e dentro di noi, abitando il presente e indagando il nostro essere “in transito”.
PROGRAMMA
Tra gli artisti protagonisti di questa edizione, l’atteso ritorno a Ravenna della Compagnia mk di Michele Di Stefano con il moto perpetuo di “Bermudas forever” premio Ubu 2019 come miglior spettacolo di danza – coreografia ispirata dalle teorie del caos, dalla generazione di insiemi complessi a partire da condizioni semplici, dai sistemi evolutivi della fisica e della meteorologia (7 settembre, Artificerie Almagià).
Francesco Marilungo – premio Ubu 2024 per il migliore spettacolo di danza con“Stuporosa”– che con la prima regionale del suo ultimo spettacolo “Cani lunari” alla scoperta della figura della strega, in un rituale collettivo (8 settembre, Artificerie Almagià),.
Roberto Tedesco – premio Danza&Danza come coreografo emergente 2023 – presenta ”We are our roots”, una creazione che affronta il tema delle radici intese come eredità di provenienza (7 settembre, Fondazione Sabe per l’arte).
Zoe Francia Lamattina, Ida Malfatti, Monica Francia abitano gli spazi del Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna con “FragoleSangue/ disordini nell’archivio”, coreografia specificamente ideata per le sale del museo che invita il pubblico a scegliere l’inizio e la fine della propria esperienza performativa e a creare il proprio singolare spettacolo (6 settembre, MAR).
Il gruppo di ricerca UnterWasser c farà immergere con l’installazione “Boxes”, composta da scatole che racchiudono al loro interno micro-spettacoli e giochi interattivi, in piccoli mondi poetici (5 settembre, Artificerie Almagià).
Il coreografo e danzatore Lorenzo Morandini fa della Chiusa San Marco lo spazio scenico de “La möa” coreografia che intreccia paesaggio, corsi d’acqua e gesto coreografico. Il ritmo del fiume e quello del corpo si influenzano a vicenda in cerca di nuove possibilità per abitarsi, svelando un mondo sommerso. La performance è accompagnata da una camminata guidata di tre chilometri lungo il fiume (7 settembre, Chiusa di San Marco – via Arg. Sin. Montone).
L’incontro tra danza e spazio urbano è al centro del percorso nei luoghi del quartiere Darsena. A partire dal Parco Mani fiorite si snoda (6 settembre)una passeggiata urbana intervallata da diverse performance: la coreografa Ofelia Omoyele Balogun con “Figlie della Terra di Mezzo”restituisce valore alle connessioni attraverso un rituale che unisce testimonianza poetica e danza. A seguire il giovane Nagga Giona Baldina condivide con “Yours” un’analisi del comportamento umano, indagando e offrendo un contesto per riflettere sui parametri con cui ogni individuo è portato a scegliere tra singolarità e collettività. A concludere la passeggiata performativa, Segni Mossi /Alessandro Lumare e Simona Lobefaro con il loro “Al cubo”, performance partecipativa per bambini e bambine e adulti con musiche dal vivo di Giacomo Gaudenzi (violoncello).
Tra gli artisti internazionali, il danzatore spagnolo Álvaro Murillo presenta “8 km en mula”una versione flamenca del celebre romanzo di García Lorca “Nozze di sangue” che racconta l’amore proibito di due amanti (5 settembre, Piazza San Francesco) e i coreografi libanesi Samer Zaher, con “Ancestral Echoes” mette in discussione l’idea di purezza e autenticità culturale abbracciando il concetto di molteplicità e ambiguità come posizione politica (5 settembre, area esterna Artificerie Almagià), e Christophe Al Haber con “Fragmentation”in cui mostra come il corpo sia in grado di rompersi e ricomporsi al tempo stesso con una danza che gioca con l’immobilità e con un dinamico movimento animalesco (5 settembre, Giardino Deserto Rosso).
Il Festival ospita inoltre l’anteprima de “Il vangelo di Cassandra – annunciazione di una genesi” di Gemma Hansson Carbone, spettacolo con cui l’artista prosegue il percorso di ricerca sull’opera di Dimitriadis esplorando la forza della parola e della voce come strumenti di evocazione e invocazione, in un atto di profonda riflessione sulla nostra identità storica e politica (9 settembre, Artificerie Almagià).
La sezione musicale a cura di Norma APS propone le esplorazioni sonore che fondono le trame del math rock con le cavalcate del funk degli Ananhash e le sonorità new wave e post-punk degli Edna Frau, le due band live il 5 settembre, Artificierie Almagià).
Come da tradizione il Festival ospita dall’11 al 13 settembre la Vetrina della giovane danza d’autore del Network Anticorpi XL, piattaforma nazionale di emersione delle nuove generazioni di artisti e artiste della danza contemporanea e di ricerca italiana oggi punto di riferimento nazionale per lo scouting. Una tre giorni per osservare le tendenze e le poetiche della giovane scena italiana, ricca di incontri, confronti e scoperte.
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