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Sponz Eden 2025, bussando insieme ai cancelli dell’esistenza
Sponz Fest. E il conto arriva a tredici. Perché esattamente tredici sono state finora le edizioni dello Sponz, a partire dal 2013, in un crescendo di tensione e di significati, con un’attenzione costante alla valorizzazione della cultura rurale delle terre irpine dove tutto ha avuto origine. ‘Sponz Eden – Recinti di umanità’, questo il titolo dell’edizione dello Sponz che si è celebrata dal 28 al 31 agosto a Calitri, con un’anteprima a Cairano nella serata del 27 agosto. Particolarmente significativo, in questa edizione dello Sponz, il richiamo ad alcuni giganti della musica e della cultura come Bob Dylan, Pier Vittorio Tondelli, Goffredo Fofi e Roberto De Simone. Un programma articolatissimo, fatto di più di cento eventi, che ho percorso, come ogni anno, dovendo fare delle scelte. Un programma che ha visto Calitri protagonista con tutti i suoi luoghi più simbolici: il Borgo Castello, la Casa della Musica (ex Cinema Rossini), le grotte dei vicoli, la Torre di Nanno, la Barberia di Giovanni Sicuranza, la piazza della Chiesa dell’Immacolata.
Le giornate dello Sponz cominciano sempre al mattino, con le attività dedicate ai più piccoli, alla Barberia Musicale e alla Libera Università dei Ripetenti. Nella tradizione dello Sponz, quest’ultimo è il luogo deputato alla disseminazione culturale più alta. Nel corso degli anni si sono alternati nomi di assoluto rilievo alla cattedra di questa libera università. Per questa edizione ho scelto di seguire le lezioni di Piergiorgio Giacché, Generoso Picone e Padre Guidalberto Borlomini. E il motivo della scelta che ho fatto mi è stato chiaro solo a posteriori, quando ho potuto misurare il beneficio ricevuto a seguito della mia partecipazione alle lezioni mattutine. Piergiorgio Giacché, antropologo e scrittore, ha tenuto una lezione dal titolo ‘L’Aspettatore. L’Altra parte è l’altra Arte del Teatro’, riuscendo a rovesciare perfettamente la visione di un pubblico spesso considerato passivo all’interno di uno spettacolo teatrale. Con dovizia di particolari ha saputo spiegare le azioni compiute da uno spettatore nell’atto di partecipare a uno spettacolo teatrale, codificando anche quanto avviene a spettacolo concluso, perché tra due corpi uniti nell’arte dello spettacolo, ha detto Giacché, è sempre brutto uscire.
Generoso Picone, scrittore e giornalista, ha parlato di Pier Vittorio Tondelli, autore di cui quest’anno si celebrano i settant’anni dalla nascita. Picone è stato autore, insieme a Fulvio Panzeri, del libro ‘Tondelli. Il mestiere di scrittore’, edito da Transeuropa, nel 1996. Il libro contiene una lunga intervista Pier Vittorio Tondelli e consente di ripercorrere l’esperienza letteraria dello scrittore emiliano e di ricostruire l’urgenza di scrivere che Tondelli ha incarnato alla perfezione negli anni che lo hanno visto produrre le sue opere di maggior successo. Picone ha raccontato le intenzioni della scrittura di Pier Vittorio Tondelli, autore per cui la voglia di raccontarsi, nella sperimentazione continua di forme anche distanti dal romanzo, è sempre stata al primo posto. Uno scrittore che oggi potremmo definire multimediale, data la sua capacità di fondere insieme, in unico punto di visto narrativo, media di vario tipo.
Padre Guidalbero Borlomini l’ho potuto ascoltare la sera del 29 agosto, in dialogo con Vinicio Capossela, in apertura di un concerto che si è tenuto ‘Ai cancelli dell’Eden’, e ho deciso di tornare da lui la mattina del 30 agosto, sempre per la Libera Università dei Ripetenti. Padre Borlomini, religioso, scrittore e tanatologo, ha introdotto il tema della pratica della meditazione come via per arrivare ai giardini dell’Eden. Nelle sue parole è risuonata molto forte la condanna all’utilizzo di sostanze psicotrope e stupefacenti, spesso utilizzate come scorciatoia per alleviare il senso di disagio e impotenza sperimentato di fronte alle vicende della vita. Padre Borlomini da anni si occupa della ricostruzione di borghi abbandonati che vengono trasformati, sotto la sua direzione, in centri di spiritualità, secondo lo stile dei Ricostruttori nella preghiera.
Sarebbero bastate già queste tre mattinate per lasciarmi un po’ di materiale su cui meditare. In questi anni, però, ho capito che lo Sponz è un ottimo caleidoscopio per guardare dentro alla realtà che stiamo vivendo, ai tempi che ci assillano, alle urgenze che ci interrogano. E le lezioni della mattina sono un ottimo punto di partenza per stimolare la riflessione e agire di conseguenza. La giornata, però, è fatta di ventiquattro ore, e ad ognuna di essa è doveroso rendere gloria. La novità di questa tredicesima edizione dello Sponz è stato il torneo WimbleSponz, un torneo di tennis giocato in singolo e in doppio che ha visto impegnati i partecipanti per tutta la durata dell’evento, in particolare nel pomeriggio. Un torneo aperto a tutti, soprattutto ai principianti. In contemporanea ad esso è tornato il cinema a Calitri, con le proiezioni organizzate presso la Casa della Musica che hanno visto protagonista anche Scarlet Rivera, la violinista di Bob Dylan, per la visione di ‘Rolling Thunder Revue’.
Gli spazi per i concerti sono stati ricavati nel tardo pomeriggio e nella notte. ‘Ai cancelli dell’Eden’, cioè nella piana di San Michele, ai piedi del borgo Castello di Calitri, si sono tenuti i concerti in programma nel tardo pomeriggio. Il nome della piana deriva da una chiesa non più esistente con annessa confraternita, dedicata a San Michele, che nella tradizione è il traghettatore delle anime del purgatorio. Lì si sono esibiti nel corso di tre giorni Tricarico, Vinicio Capossela, Alessandro Asso Stefana, Raffaele Tiseo, Pietro Brunello, Scarlett Rivera e David Ford. Ho avuto la fortuna di assistere a tutti e tre i concerti in programma. Molti diversi tra loro, hanno consentito di spaziare dall’ironia pungente e nostalgica di Tricarico, alle ballate coinvolgenti di Vinicio, sempre capaci di raccontare territori e tradizioni, fino all’epica musicale di Bob Dylan, cantautore di cui Scarlett Rivera è oggi sicuramente la più importante testimone.
Molta affollato è stato, in tutte le sere, lo spazio della ‘Torre della conoscenza’, area per spettacoli e dibattiti ricavata sotto la torre di Nanno. Si è tenuto qui l’omaggio di Nino D’Angelo a Goffredo Fofi, saggista, attivista, giornalista e critico cinematografico, letterario e teatrale recentemente scomparso. Il legame tra Goffredo Fofi e Vinicio Capossela è sempre stato molto forte, apprezzandosi a vicenda. Goffredo Fofi, qualche anno fa, commentò l’opera musicale di Vinicio definendolo un cantautore unico nel suo genere, anzi qualcosa di più di un cantautore, un vero un poeta, forse il maggior autore della poesia italiana contemporanea. Fofi di Capossela ha sempre ammirato il modo di recuperare nella sua musica una tradizione popolare molto italiana, contadina, arcaica e moderna. Altro omaggio è stato quello a Roberto De Simone, per le arti di Beppe Parra, autore che più di ogni altro ha saputo sondare il ventre di Napoli.
Sotto la Torre della Conoscenza si è parlato anche di temi di strettissima attualità. Vito Teti e Donatella Di Pietrantonio hanno levato il loro canto a favore delle aree interne. Vito Teti, ordinario di antropologia culturale presso l’Università della Calabria, è da anni impegnato nella costruzione di una cultura della ‘restanza’, neologismo da lui stesso coniato, con cui si definisce l’atteggiamento di chi, nonostante le difficoltà e sulla spinta del desiderio, resta nella propria terra d’origine, con intenti propositivi e iniziative di rinnovamento. Questa parola, formulata da Teti nel 2011, è stata introdotta nel 2023 dall’Accademia della Crusca nel vocabolario della lingua italiana. Donatella Di Pietrantonio, scrittrice, già vincitrice dello Strega nel 2024, ha fatto la scelta di rimanere a vivere a Penne, un comune della provincia di Pescara di circa 11 mila abitanti. Un territorio che con Calitri condivide gli stessi problemi dovuti stesso alla mancanza di alcuni servizi essenziali. Entrambi hanno giudicato estremamente miopie la politica del governo in carica nei confronti delle aree interne, alcune delle quali sono state classificate come costrette ad essere accompagnate in un percorso di spopolamento irreversibile.
Mentre mi avvio verso l’Immacolato Giardino per i concerti in programma in quella bellissima piazza poco prima di mezzanotte, mi tornano a mente le tante discussioni a cui ho assistito in questi anni dedicate alle terre dell’osso, ai paesi dell’appennino, ai luoghi dell’abbandono. Appuntamenti in cui, spesso, in stretto politichese, ho sentito mettere insieme solo una serie di luoghi comuni. Perché, almeno questa è stata la mia esperienza, una cosa è dire sud e altra cosa è viverlo. Nei giorni dello Sponz, Calitri e i territori circostanti sono percorsi da una scossa, da un veicolo di energie, a cui tutti coloro che hanno incarichi politici dovrebbero assistere. Appunto, perché una cosa è dire Calitri, Bisaccia, Pescopagano, Cairano, Conza, e mi fermo qui solo per esemplificare, e altra cosa è viverli questi territori, venire a tastarne il polso, constatarne le immense ricchezze che possono essere adeguatamente valorizzate solo all’interno di percorsi culturali significativi come lo Sponz e le tante altre iniziative che si tengono in queste territori.
All’Immacolato Giardino sono stato per ben due volte. Ho potuto assistere agli spettacoli della Guthrie Family Singers e delle Assurd con Enza Pagliara. La terza e quarta generazione di Woody Guthrie mi riporta ancora all’esperienza di Bob Dylan, per cui Guthrie è stato un precursore in tutto, comprese le canzoni di protesta. Questa edizione dello Sponz è una piccola enciclopedia della canzone folk, canzone popolare, fatta di stratificazioni di pensieri e sentimenti, racconto di vita e spesso di sofferenze. E alla tradizione folk si rifà ampiamente anche buona parte della produzione musicale del direttore artistico dello Sponz. E nel folk pesca anche l’ultimo disco di Alessandro Asso Stefana, chitarrista di Vinicio. È abbondantemente passata la mezzanotte quando salgo nel punto più alto di Calitri per arrivare alla Corti dell’Eden, alla sommità di Borgo Castello. Asso Stefana suona il suo ultimo disco solista. Nell’album c’è anche un omaggio a Roscoe Holcomb, figura fondamentale della musica folk americana del Novecento, di cui Stefana ha recuperato le registrazioni dagli archivi della Smithsonian Folkways Recordings, arricchendole del suono della sua chitarra.
L’ultima salita è quella dell’Alba dell’Ultimo Giorno, bussando al Cancelli dell’Eden vengo ammesso, insieme ad altre centinaia di persona, ad un concerto di ringraziamento, una restituzione in musica di ciò che è stata questa tredicesima edizione dello Sponz. Un concerto per pochi, in cui, insieme a Vinicio, hanno benedetto il sole nascente tutti i musicanti intervenuti nei cieli di Calitri. È stato il mio primo concerto all’alba, a pensarci bene. Un lunghissimo live che ha coinvolto il direttore artistico Vinicio Capossela, la fanfara Fan Fath Al e numerosi ospiti dei giorni precedenti del Fest (Scarlet Rivera che ha regalato anche un’inedita versione di “Hotel Supramonte” in inglese, David Ford, Nubras Ensemble, Assurd, Andrea Tartaglia, Peppe Leone), per accogliere insieme il sorgere di un nuovo giorno. “Vista la conformazione a strati di Calitri, in cui Sponz Fest si è svolto integralmente, riprendendo l’invenzione dantesca del paradiso, si può dire che abbiamo passato tre giorni a rincorrerci per i diversi cieli del borgo antico. Migliaia di scalini e porte e vicoli tra i quali discendere e ascendere, come topi in una forma di emmental fatta a torta nuziale” – ha scritto Vinicio Capossela. È stato come mettere un punto fermo, – ho scritto sulla mia pagina Facebook -, cominciare daccapo e respirare, immaginare che la musica possa sempre fare da perno, levarmi e ricominciare a pedalare.
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