Letteratura
Il Rifugio
Lei: Lo incontro in aeroporto. Capelli sale e pepe, diversamente da allora, ma abbastanza simile a all’uomo che ricordavo. Sta leggendo il giornale. Mi metto a fissarlo finche’ non alza la testa e mi guarda.
Lui “Daniela!”, le dico, alzandomi in piedi. La riconosco subito. Grazie soprattutto al sorriso e al colore degli occhi, i più chiari che io abbia mai visto.
Lei: Ci mettiamo a parlare dei bei tempi. “Quindi, fammi pensare”, dice lui, “saranno almeno 20 anni che non ci vediamo o sbaglio?”
“Non sbagli, l’ultima volta è stato alla festa di laurea di Chicco”. Per mezz’ora parliamo dei vecchi amici, scambiandoci informazioni su di loro e su noi stessi.
Poi lui mi fissa e mi dice, con tono languido :”Lo sai che sei più bella di allora?”.
A quel punto non resisto e gli chiedo di quella notte al rifugio Vaiolet.
Lui: Era stata una gita molto intensa. L’aveva organizzata la parrocchia, del cui gruppo giovanile facevamo parte entrambi. Eravamo dieci, quattro ragazze e sei ragazzi.
Quando eravamo arrivati al Vaiolet, il rifugio era strapieno e il gestore ci aveva reso disponibile una stanza utilizzata come magazzino,
“Non ho più brande disponibili, ma visto che avete tutti i sacchi a pelo, sistematevi per terra. Alla vostra età e stanchi come siete, dormirete alla grande lo stesso.”
Lei: Paolo era allora il più carino e simpatico della compagnia. Per tutto il giorno mi aveva rivolto tutta una serie di attenzioni inequivocabili. Quando abbiamo disposto sul pavimento i sacchi a pelo, ho fatto di tutto per mettere il mio accanto al suo. E per essere sicura di fargli capire al meglio il mio trasporto per lui, quando si erano spente le luci, avevo cercato la sua mano e l’avevo stretta con forza. Ma lui…niente. E non ho mai capito perché.
Ma adesso glielo chiedo, magari non lo incontro più per altri 20 anni!
Così gli faccio: “Paolo, scusa me la togli una curiosità? Perché quella notte del Vaiolet quando ti ho quasi stritolato una mano, hai fatto finta di niente e pochi secondi dopo addirittura ti sei messo a russare?”
Paolo mi guarda sbalordito.
Lui: “Ma allora eri tu?”, dico, “non ci posso credere! In tutti questi anni ho creduto che a stritolarmi la mano fosse stata Cordelia!”
Lei: Tocca a me adesso, di essere sbalordita. “Cordelia?”, dico, “quella che chiamavate tutti Crudelia?”.”Si”, mi risponde lui, “la stretta era così forte che non ho pensato potessi essere tu. Se lo avessi capito, stai certa che non avrei fatto finta di dormire.”
“Sì, ma nei giorni successivi perché non ti sei fatto più vivo? Durante la gita sembrava che non avessi occhi che per me!”, protesto io, ridendo.
Lui: “Hai ragione”, dico, “ma è andata così: non appena siamo rientrati dalla montagna, ho raggiunto i miei nella nostra casa al mare. E lì ho conosciuto Laura che poi ho sposato”.
Lei: Rido di nuovo. “Tutto bene quel che finisce bene!”, commento.
“Insomma”, dice lui, “Non così bene, abbiamo divorziato nel giro di pochi anni!”
“Qual è stato il problema?”, chiedo, per allentare la tensione.
Ride lui questa volta: “Che vent’anni fa in quel rifugio qualcuno ha spento la luce troppo presto!”
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