
Teatro
Il Pigiama Party di Baladam
Albenga. Forse il miglior modo per raccontare Pigiama Party, lo spettacolo della compagnia Baladam B side, che è andato in scena il 2 agosto scorso ad Albenga nel contesto del festival Terreni creativi 2025, è cominciare a descriverlo con semplicità e in superficie, cercare di comprenderlo a partire proprio dalla sua superficie che appare scanzonata, sorridente con qualche eccesso, divertente. L’ideazione è di Antonio “Tony” Baladam con Rebecca Buiaforte, drammaturgia e regia sono di Baladam che è anche in scena con Alessia Sala e Giacomo Tamburini. Perché osservare la superficie? Perché restare in superficie? Perché, al di là di quella che appare la sua fragilità maggiore, ovvero una drammaturgia alquanto evanescente nel suo asse principale – un dibattito guidato da un critico dopo uno spettacolo teatrale -, questo lavoro sembra spingere il pubblico a guardare attentamente proprio la sua superficie, a ridere con semplicità per i meccanismi comici (i ribaltamenti, le battute, le allusioni, i desideri e le proiezioni metateatrali), a percepire gli affondi rapidissimi, i paradossi, i tic intellettuali e culturali più o meno vacui. Politicamente vacui. Ma restare in superficie, perché è in superficie che ci vuole bloccare la massa enorme delle informazioni che ci vengono continuamente e pubblicamente propinate. Informazioni continue, ripetute, esplicite o subliminali, false e/o autentiche al contempo, informazioni che ci affollano la mente e ci impediscono di capire la realtà e valutarla criticamente. A partire, certo, anche dai tipici dibattiti dopo spettacolo, che possono anche talvolta essere interessanti, ma spesso sono un rito privo di reale significato. «Pigiama Party – spiegano direttamente gli artisti – è uno spettacolo in cui si parla di uno spettacolo che non esiste, dando per scontato che tutte le persone in sala l’abbiano visto. Il progetto nasce da una ricerca sul rapporto tra finzione e realtà nel nostro mondo iperdigitalizzato e analizza alcune derive malsane della comunicazione contemporanea, in un periodo storico in cui la massiccia presenza di informazioni inutili, false e contraddittorie (infodemia) ha trasformato l’era dell’informazione alla portata di tutti in un inferno di sovrastrutture identitarie e verità fittizie, in cui diventa sempre più difficile attivare una propria interpretazione personale non strumentalizzata». Non andiamo molto oltre questa dichiarazione, perché è chiara, abbastanza esaustiva e la sua esattezza è evidente nella messinscena. C’è però una presenza, ulteriore e straniante, che va colta, posta in evidenza, osservata, interrogata, perché essa, dalla superficie da cui si deve partire per dire di questo lavoro e con una torsione fortissima, apre una finestra di senso di grande profondità: sotto la superficie di questo spettacolo, si intravede la presenza – niente di meno – della memoria teatrale delle Baccanti di Euripide. Citiamo più meno a memoria: «lo spettacolo c’è già stato, è altrove adesso, e altrove sono anche gli artisti (a mangiare una pizza dopo lo spettacolo) come le Baccanti sul Citerone, mentre noi tre siamo qui, ancora qui, a parlarne col pubblico». È una battuta che non viene lasciata cadere lì per caso e i rimandi, le allusioni a quell’enorme testo della drammaturgia classica e della storia del teatro continuano frequenti fino alla fine dello spettacolo: dall’attrice che, spogliatasi, finge di allattare un peluche (con una palese citazione delle baccanti che allattano cuccioli di lupo) all’uccisione sanguinaria di Penteo (con tanto di allusione cristologica perché magari “piace ai critici”) che aveva voluto negare la forza primigenia di Dioniso e dei suoi tiasi. Citazioni e affondi che non modificano la tonalità del comico la leggerezza complessiva dell’operazione teatrale e che, per quanto importanti ed evidenti, non sostituiscono né assegnano maggiore sostanza drammaturgica all’idea del dibattito post spettacolo. Proviamo a interpretare e valutare: si è voluto probabilmente introdurre nello spettacolo una tensione tra la superficie del presente o almeno del presente della comunicazione umana (affetta, come si è detto, da infodemia), e un archetipo ancestrale della ritualità del teatro e della forza potente e autentica della comunicazione teatrale. Un’idea interessante, ma che forse avrebbe necessitato di qualche ulteriore riflessione nel suo collocarsi necessario nell’economia complessiva dello spettacolo.
Albenga, Festival “Terreni Creativi” 2025, 2 agosto, Azienda Agricola Bio/Vio. Pigiama Party di Collettivo Baldam B-side. Ideazione di Antonio “Tony” Baladam, Rebecca Buiaforte. Drammaturgia e regia di Antonio “Tony” Baladam. Interpreti: Alessia Sala, Giacomo Tamburini, Antonio “Tony” Baladam. Coproduzione Teatro Gioco Vita, La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale. Produzione 2023 Crediti fotografici: Luca Del Pia.
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