Teatro

Pace e conflitto, l’insegnamento del “Bhagavad Gita” al Teatro del Lido Adriano

Il progetto culturale è di quelli che puntano in alto: mettere a confronto diverse culture, usando i linguaggi della musica, del teatro e dell’hip hop dentro opere di ampio respiro riferite fino ad ora ad antichi poemi letterari

27 Maggio 2025

RAVENNA _ La guerra, la pace. La difficile strada della non violenza. Il conflitto e la mediazione, le crisi di coscienza davanti alla distruzione e alle vite cancellate. Si trova tutto scritto in un poema scritto nella notte dei tempi, il Bhagavad Gita”, canto per eccellenza della spiritualità indiana oggi terza puntata del viaggio inedito di una forma molto avanzata di teatro popolare in fase di sperimentazione coraggiosa ed eccentrica nata nella Marina di Ravenna: al Lido Adriano -e qui in scena, nell’ambito di Ravenna Festival, il 1giugno e in replica il 2, 6, 7 e 8 giugno- periferia giovane e con quasi il trenta per cento di immigrati di origine asiatica e africana con una età media di 37 anni. Qui è nato, nel 2022, quasi per un miracolo, il Grande Teatro di Lido Adriano. Parte di un centro culturale giovanile, il Cisim, conosciuto da oltre quindici anni a Ravenna per una serie di iniziative culturali di interessante profilo. L’attuale compagnia coinvolge oltre un centinaio di persone dai 4 agli 80 anni ed è diretta da Lanfranco Vicari e da Luigi Dadina, quest’ultimo tra i fondatori del Teatro delle Albe di Ravenna è da oltre quattro anni distaccato a pieno tempo in questa lingua di terra cosmopolita alle porte dell’antica città bizantina. Il progetto culturale è di quelli che puntano in alto: mettere a confronto diverse culture, usando i linguaggi della musica, del teatro e dell’hip hop dentro opere di ampio respiro riferite fino ad ora ad antichi poemi letterari di origine orientale in modo particolare, e presentarli all’interno di un festival tra i più importanti e celebrati d’Italia come è appunto il Ravenna Festival.

Prologo dello spettacolo “Bhagavad Gītā” nella marina di Ravenna del Grande Teatro del Lido Adriano, regia di Luigi Dadina (Foto Nicola Baldazzi)

Il primo progetto, risalente a due anni fa, è stato il “Mantiq At Tayr o il Verbo degli Uccelli” straordinario affresco artistico e popolare messo in scena con la partecipazione di un centinaio tra musicisti e attori, ragazzi, bambini e adulti di diverse provenienze. Il testo è tratto dal celebre poema sapienziale sufi di Farid Ad Din Attar, poeta persiano del 1200. E racconta di un viaggio iniziatico finalizzato alla ricerca e conoscenza di se stessi.

Lo scorso anno fu la volta del “Panchatantra o le mirabolanti avventure di Kalila e Dimna”,una raccolta di racconti di origine indiana:opera sapienziale destinata ad insegnare a sovrani e governanti i principi del buon governo attraverso la saggezza pratica o l’arte di governare”.

Questo anno invece Il Grande Teatro di Lido Adriano vedrà per la prima volta in occidente, l’adattamento e la messa in scena di Bhagavadgītā o Canto del Divino” . Un testo sacro che fa parte del più ampio poema epico “Mahabharata”, si compone di 700 versi e sviluppa il dialogo tra Arjuna e  il Dio Krishna, sua guida spirituale. Questo confronto si tiene in un contesto altamente drammatico: cioè il campo di battaglia di Kurukshetra dove si affrontano due fazioni. “La guerra che si sta per scatenare è un conflitto universale tra il “dharma” (dovere) e “adharma” (ingiustizia)”.

Il cast del Grande Teatro del Lido Adriano in “Bhagavad Gītā”. Una forma di teatro popolare dei nostri giorni (Foto Nicola Baldazzi)

Annota il regista Luigi Dadina nelle sue note di regia “Stanno per affrontarsi in battaglia i Pandava contro i Kaurava. I primi sono i buoni, non vorrebbero mai combattere questa battaglia, questa guerra, ma i cattivi li portano a una esasperazione estrema, mettono a rischio la loro stessa esistenza. La guerra sta per cominciare”. Qui si assiste al dialogo tra maestro e discepolo, tra guerriero e Dio, tra Arjuna e Krishna.

Dice Arjuna che non può combattere contro i fratelli, gli zii, i cugini Kaurava: “Come potrei o distruttore di Madhu, volger nel combattimento le mie frecce contro Bhisma e Drona cui debbo onore e rispetto… se uccidiamo questi figli di Dhrtarastra, qui levati contro di noi non avremo più voglia di vivere!”. E Krishna risponde: “Questi corpi hanno una fine, lo spirito che vi si incarna è eterno, indistruttibile, incommensurabile… perciò combatti, discendente di Bharata”.

Così riflette il regista: “Quel “combatti” che Krishna detta a Arjuna, io lo tradurrei con “prendi parte alla vita”. Poi ci sono volte che “prendere parte” significa anche entrare in un conflitto. In Italia festeggiamo il 25 aprile, e la Costituzione Repubblicana nata da quel conflitto, dove sta scritto che l’Italia ripudia la guerra. Fu una guerra di Liberazione”…

Il regista del Grande Teatro del Lido Adriano, Luigi Dadina, tra i fondatori del teatro delle Albe, durante le prove di “Bhagavad Gita” (foto Nicola Baldazzi)

Ghandi il Mahatma, grande studioso della “Gita”, riflettè a lungo sul rifiuto di Arjuna a combattere ma osservò alla fine che Khrisna, comprendendo “il momentaneo offuscamento del suo discepolo gli dice “tu hai già commesso violenza, non imparerai ora la non-violenza parlando come un saggio, essendo incamminato su questa via, devi portare a termine il tuo compito”.

E’ una indicazione di grande importanza: fa parte degli insegnamenti che il maestro offre al guerriero e che riguardano la vita, la morte e il significato dell’esistenza. Osserva a questo proposito Luigi Dadina: “Anche per il Grande Teatro questo passaggio è stato stretto e faticoso da comprendere, in alcune riunioni iniziali sono scese anche lacrime su questo passo della Gita, e rimane un nodo, una strettoia. La Gita apre con questo episodio, pur ponendo la non-violenza tra i cardini del proprio insegnamento. Una antinomia”.

Nel suo diario il regista ha annotato un pensiero che è pure una dichiarazione d’amore per la vita. Quello praticato dal Grande Teatro del Lido Adriano è “un teatro che ha scelto da subito di confrontarsi con testi orientali: oriente come luogo per noi sconosciuto, lontano, antico, dove l’identità spirituale si è sviluppata potentemente nel corso dei secoli, dove sorge il sole, da dove, veleggiando sulle onde è arrivata la Madonna Greca arenandosi sulla spiaggia del nostro lido. “Nostra Donna in sul lito adriano”, la nomina Dante nella Commedia”. Oriente, oriente, oriente, che ci costringe a stare in viaggio, l’unico modo per un teatro radicato, di mantenersi in vita”.

Un attore del Grande Teatro. del Lido Adriano. La compagnia è un ensemble che raccoglie attori e musicisti di diverse nazionalità (Foto Nicola Baldazzi)

La costruzione dell’allestimento inizia e un anno prima e si snoda attraverso diversi laboratori: da quello musicale e sul canto corale guidato da Francesco Giampaoli a quelli più specificatamente teatrali (infanzia, scuole medie e serale aperti a tutti.) curati oltre a Dadina da Marco Montanari, Camilla Berardi e Marco Saccomandi di Spazio A.

Ad aver curato tutte e tre le cantiche in veste di drammaturgo è stato Tahar Lamri, poeta e scrittore algerino. Osserva a proposito di quest’ultimo allestimento: “La Bhagavadgita”affronta questioni esistenziali eterne come il dovere, l’azione giusta, il rapporto tra individuo e universo: temi che rimangono incredibilmente rilevanti nella nostra epoca di incertezza e rapidi cambiamenti. Il dialogo tra Krishna e Arjuna sul campo di battaglia rappresenta perfettamente il conflitto interiore che molti sperimentano oggi: come agire con saggezza in un mondo complesso? Come conciliare responsabilità personali e collettive?”

La presenza di bambini e ragazzi di ogni età regala una forza particolare agli spettacoli del Grande Teatro del Lido Adriano (Foto Nicola Baldazzi)

Lanfranco Moder Vicari è l’autore dei testi dei cori, poeta rap con Jessica Doccioli compone il duo vocale. (“In questo teatro che, per la varietà di discipline coinvolte, ricorda molto l’hip hop -dice Vicari– crediamo ci sia il seme dell’agire artistico e politico del Cisim. In un momento così complesso e nuvoloso per questo Paese e per il mondo intero, noi per primi abbiamo il bisogno famelico di respirare l’ossigeno che si sprigiona nel Grande Teatro“).

L’opera avrà anche questa volta un prologo a mare con la direzione di Massimiliano Penombra Benini. I costumi invece sono opera di Federica Vicari, motore organizzativo di tutta la compagnia.

Riflette ancora il regista Luigi Dadina: “Cosa significa fare la regia di un teatro comunitario? Con i musicisti, gli scenografi e i costumisti ci si confronta man mano che il progetto si delinea. Con il drammaturgo il lavorio è continuo; lo stesso avviene con chi condivide con me la direzione artistica del progetto. Ma è soprattutto con il Coro di questa smisurata platea, dai quattro agli ottant’anni, che spendo la parte più grande delle mie energie. Ogni persona possiede la propria aura e io, nel tempo a disposizione, ricerco il modo di entrare in contatto con essa. Questo è il nocciolo da cui scaturisce il lavoro comune”.

Un altro momento delle prove dell’allestimento “Bhagavad Gita” che debutterà il prossimo 1 giugno per il Ravenna Festival (Foto Nicola Baldazzi)
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