Teatro

Teatro, a Milano il ritorno dell’Odin di Barba, festival a Ravenna e Pontremoli

6 Maggio 2025

MILANO _ L’evento da non perdere in questo scorcio incerto di primavera è assolutamente la prima del nuovo spettacolo dell’Odin Teatret diretto da Eugenio Barba, “Le nuvole di Amleto” dal 7 all’11 maggio al Teatro Menotti di Milano. La produzione è a cura di Tieffe Teatro, ERT, Emilia Romagna Teatro e Odin Teatret e sarà replicata all’Arena del Sole di Bologna, dal 14 al 18 maggio, sala Leo De Berardinis e in seguito dal 2 al 4 giugno alla Biennale Teatro di Venezia. Il nuovo lavoro di questa seminale compagnia prende lo spunto dalla morte dell’unico figlio di Shakespeare, Hamnet, scomparso nel 1596 a soli undici anni. Cinque anni dopo il Bardo perderà anche il padre ed in questo momento di lutto che scriverà “La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca”. In tanti hanno accostato il nome del figlio Hamnet ad Hamlet. Come si ricorderà il testo shakespiriano narra di Amleto re di Danimarca (stesso nome del figlio principe) che verrà avvelenato dal fratello Claudio in combutta con la moglie Gertrude. Questa tragica passione si intreccia con l’altra che lega il giovane Amleto a Ofelia. “Le nuvole di Amleto” di Barba propongono una lettura originale “intrecciando passato e presente in una riflessione intensa e apapssionata”. “Perchè oggi Amleto? S’interroga Barba: “Cosa dice oggi a noi la vicenda di un padre il cui fantasma appare al figlio e gli lascia il compito di uccidere e vendicarlo? Qual è l’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri padri e che trasmetteremo ai nostri figli? Cosa succederebbe se Amleto, come Antigone, affermasse: non sono nato per condividere l’odio, ma l’amore? Il dubbio rende l’uomo debole dice il principe di Danimarca”.

“Le nuvole di Amleto” dell’Odin Teatret, regia di Eugenio Barba di scena al Teatro Menotti di Milano, Arena del Sole di Bologna e Venezia (Foto di Annalisa Gonnella)

Nelle sue note il regista dell‘Odin annota come “le nuvole fanno cambiare casa alle parole”. Ripercorrendo i passi del suo lavoro così racconta: “Cercai nell’Amleto le linee in cui Shakespeare parla di nuvole. Le misi insieme e le usai come nucleo da cui sviluppare le prime scene di uno spettacolo la cui storia e il cui senso erano da scoprire durante le prove. È importante “umanizzare” il processo. Lo spettacolo cresce come una creatura vivente, con una coerenza e un ritmo tutto suo. È un feto che deve essere difeso, che ha già un’identità, e quindi deve ricevere subito un nome. Battezzai lo spettacolo in gestazione Le nuvole di Amleto. Così Shakespeare entrò nello spazio delle nostre prove e delle nostre menti. È il processo intorno a un testo o a una storia reale o inventata a decidere. Sono le sue vicende a provocare le nostre reazioni e dobbiamo agire con cautela senza imporre la nostra volontà intrisa di pregiudizi. Non siamo noi a cercare le storie. Sono loro a bussare alla nostra porta, a convincerci ad accoglierle, a prenderci per mano e condurci nel loro mondo”. E ancora una volta Eugenio Barba, il maestro, uno dei protagonisti assoluti del teatro contemporaneo osserva come “Il teatro, con la sua storia e le sue tecniche è un fiume. Anche senza volerlo, se tu ci entri dentro, ne esci bagnato. Se per me il teatro è il paese della nostalgia, è perché nutre il sogno del possibile nell’impossibile, della fantasia nella realtà, dello stupore nella banalità, della danza nella stasi. La possibilità di condividere l’azione insieme ad altre persone. Da qui la profonda gratitudine per i miei attori e per tanti vivi e morti che mi insegnarono un mestiere la cui energia può intensificare e illuminare il senso incomunicabile della mia vita.

Eugenio Barba: “Non siamo noi a cercare le storie. Sono loro a bussare alla nostra porta, a convincerci ad accoglierle, a prenderci per mano e condurci nel loro mondo”.

Avanzo tentando di capire se il mio corpo-mente ha trovato ancora una volta la strada. Mi identifico impulsivamente con le azioni degli attori: un abbraccio tra intelletto e istinto, tra disciplina e rischio. Sconosciuto mi è lo spettacolo e sconosciuto il suo senso. Non è un enigma, ma un mistero. Come la vita. Diceva T.S. Eliot: ogni generazione sbaglia a proposito di Shakespeare in modo nuovo”. In scena: Antonia Cioaza, Else Marie Laukvik, Jakob Nielsen, Rina Skeel, Ulrik Skeel, Julia Varley. Luci Stefano di Buduo.

Piccolo Teatro Studio, dal 5 al 10 maggio Dopo Zorro”, prodotto dal Piccolo Teatro e andato in scena nel gennaio scorso, Antonio Latella porta in scena “Wonder Woman”, secondo capitolo di un dittico sulla figura del “supereroe”. A partire da un fatto di cronaca, una Wonder Woman moderna – rappresentata da quattro attrici, quattro voci che risuonano in scena come un unico corpo – combatte contro un sistema ingiusto, mettendo a nudo le distorsioni della verità in una partitura serrata che interroga la coscienza collettiva. Lo spettacolo “prende spunto da un caso di stupro di gruppo ai danni di una ragazza peruviana e dalla sentenza che assolse inizialmente gli imputati, giudicando la giovane “troppo mascolina” per essere ritenuta attraente e causa di violenza sessuale. Il verdetto fece scalpore e, solo successivamente, fu ribaltato dalla Corte di Cassazione. Ma il segno lasciato da quella prima pronuncia – un singolare rovesciamento in cui la vittima sembra diventare imputata – rimane inciso nella memoria pubblica”. In scena: Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara, Beatrice Verzotti.

Il regista Antonio Latella porta in scena al Piccolo Teatro Studio di Milano “Wonder Woman”, secondo capitolo di un dittico sulla figura del “supereroe”.

RAVENNA. E’ in corso a Ravenna (fino all’11 maggio) il Polis Teatro Festival a cura di Davide Sacco e Agata Tomsic/ErosAntEros. Oltre trenta gli spettacoli, tra cui otto prime nazionali, e gli eventi di questa ottava edizione dedicata alla penisola iberica.  Colonialismo femminismo, dittature, queerness e multiculturalismo i tempi più trattati durante queste giornate. Sono programmati in prima nazionale all’interno dell’Iberian Focus: il lavoro della compagnia AriaTeatro con lo spettacolo Rita”, tratto dal testo della drammaturga catalana Marta Buchaca (7 maggio); Un’Odissea Teen” della compagnia spagnola La Mecànica (8-9 maggio). Un’esperienza teatrale immersiva, che fonde performance fisica dal vivo e tecnologia digitale è la performance Manifesti per dopo la fine del mondo”, della formazione portoghese Os Possessos, che con la giovane compagnia Spazio A mette in scena la versione italiana del lavoro all’interno del Mar (10-11 maggio); Rui Pina Coelho, drammaturgo portoghese, presenta la “conferenza-performance” “Icaria, Icaria, Icaria”, che discute le possibilità del teatro politico nel 21esimo secolo (10-11 maggio); Signora Dittatura” degli spagnoli Hermanas Picohueso, affronta gli anni della dittatura franchista (10 maggio); Copla: un cabaret spagnolo” di Alejandro Postigo, provocatorio e dinamico (11 maggio). Infine, Polis ha commissionato a due compagnie ravennati due mise en espace tratte da testi tradotti attraverso progetto Fabulamundi New Voices di Pau che promuove la nuova drammaturgia europea (11 maggio): TeatrOnnivoro con CorpoArena della drammaturga Joana Bértholo e Nerval Teatro con Brevi interviste con donne eccezionali” del drammaturgo Joan Yago.

Al “Polis teatro Festival” di Ravenna Alejandro Postigo porta in scena il provocatorio spettacolo “Copla: un cabaret spagnolo”

PONTREMOLI. Dal 6 al 10 maggio torna il primo festival in Italia dedicato a Teatro, Giustizia minorile, Mediazione e Giustizia Riparativa, diretto e ideato da Paolo Billi del Teatro del Pratello, Federica Brunelli, mediatrice della Cooperativa Dike e Lisa Mazoni di Puntozero.

A “Curae Festival” tra gli ospitii spicca il filosofo e psicanalista Miguel Benasayag. Originario dell’Argentina, sotto la dittatura ha conosciuto più volte il carcere e la tortura. A Parigi si occupa di problemi dell’infanzia e dell’adolescenza e dell’interazione tra tecnologia ed essere umano. Tra i fondatori e gli animatori del collettivo culturale «Malgré Tout», è autore di numerosi libri tra cui L’epoca delle passioni tristi” (Feltrinelli) e, tradotti da Vita e Pensiero, La salute a ogni costo. Medicina e biopotere” e “Il ritorno dall’esilio”(2022). Ha scritto in italiano, “L’epoca dell’intranquillità. Lettera alle nuove generazioni” 2023).

Con spettacoli, performance, musica, incontri, tavole rotonde, proiezioni e presentazioni di libri, il festival propone un dialogo e un confronto fra giovani coinvolti nella giustizia minorile, vittime di reato, studenti, professori, registi di teatro, magistrati, mediatori, studiosi di diverse discipline, operatori della giustizia, persone del territorio, attorno a un tema comune, che quest’anno è “Cicatrici”.

Il filosofo argentino Miguel Benasayag al “Curae festival” di Pontremoli. Sotto la dittatura ha conosciuto più volte il carcere e la tortura (Foto Velania La Mendola)

Due gli spettacoli che debuttano in prima nazionale durante le giornate del festival, prodotti del lavoro svolto dai ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile, spesso in percorsi comuni con gli studenti di scuole superiori del territorio: “Stigma/te” e “Cicatrici. Reading e musica”.

Stigma/te” è il nuovo spettacolo del regista Paolo Billi (Teatro del Pratello) e coinvolge le ragazze dell’Ipm di Pontremoli. Nasce a partire dai testi elaborati nel laboratorio di scrittura con le ragazze dell’Ipm e con studenti di istituti superiori e da alcune citazioni dal romanzo “La lettera scarlatta” di Nathalie Hawthorne. (6,7,9,10 maggio, Oratorio Nostra Donna).

Cicatrici. Reading e musica”, con la regia di Lello Tedeschi coinvolge un gruppo misto di ragazzi provenienti dagli Ipm e dall’Area Penale Esterna del territorio nazionale e un gruppo di studenti del Liceo Vescovile di Pontremoli, che insieme mettono in scena i testi frutto dei laboratori di scrittura svolti nel corso dei primi mesi dell’anno presso gli istituti di pena attorno al tema cicatrici. Accanto alle letture, anche le musiche emerse dai laboratori di rap realizzati presso gli Ipm (8 maggio, Teatro della Rosa).

Quattro i momenti di confronto che indagano e approfondiscono il tema guida del festival. Passioni e cicatrici è la conferenza che accoglie Miguel Benasayag, filosofo e psicanalista in dialogo con la filosofa Valeria Cantoni (9 maggio, Teatro della Rosa). Lo sguardo teatrale è il fulcro di Teatro e Cicatrici, modera Mario Schermi, introduce Paolo Billi, con Horacio Czertok di Teatro Nucleo e Beppe Scutellà di Puntozero (8 maggio, Stanze del Teatro) e di Dialoghi tra Giustizia e Teatro, incontro che vede i direttori degli Ipm, gli operatori della giustizia minorile e gli operatori teatrali presenti al festival (9 maggio, Stanze del Teatro).

Un momento delle prove di “Curae Festival” di Pontremoli dedicato a teatro, giustizia minorile, mediazione e giustizia ripartiva (Foto di Filippo Trojano)

FIRENZE. Raccontare le vicende dello sport per raccontare le vicende della società. In prima nazionale al Teatro di Rifredi, il 6 e 7 maggio, ore 21, Klaus Martini interpreta “Orlando non fa suonare il corno: mito e leggenda di Ottavio Bottecchia” scritto e raccontato da Riccardo Ventrella, con Vieri Sturlini alla chitarra, e la voce di Jauris Casanova, dedicato al ciclista doppio vincitore del Tour de France nel 1924 e 1925, quintessenza del ciclismo eroico. Luci e audio di Samuele Batistoni. Scene dei tecnici di palcoscenico della Fondazione Teatro della Toscana. Costruzione oggetti di Gisella Butera. L’idea di uno spettacolo su Ottavio Bottecchia nasce a Parigi, dove la vicenda reale aveva scritto le sue pagine più gloriose, alla vigilia dei Giochi Olimpici del 2024. Durante una conversazione con il Club Universitario di Parigi emerge la storia di Rino Della Negra, figlio di emigrati friulani in Francia, calciatore nel club comunista Red Star di Parigi e resistente con la Brigata Manouchian, che riuniva tutti i partigiani di nazionalità non francese, fucilato nel 1944.

Nasce così l’idea di accoppiare la storia del primo ciclista italiano a vincere il Tour. Ottavio Bottecchia, veneto di origine e di dimora nella prima parte della sua vita, friulano a partire dal 1923; contadino, carrettiere, bersagliere ciclista decorato nel primo conflitto mondiale e poi corridore. Patriota prima, valoroso soldato in guerra, di ispirazione socialista poi, non fu l’eroe nazionale che il regime fascista immaginava e bramava: questo ha forse a che fare con la sua misteriosa morte avvenuta a seguito di un incidente stradale nel 1927, mentre si allenava sulle strade friulane. “Orlando fa non suonare il corno” è nato come lettura di piazza in due lingue, a Parigi; è stato poi rappresentato a Firenze, e di nuovo a Tirana in italiano, inglese e albanese.

 Ottavio Bottecchia vincitore di due Tour de France al centro di “Orando fa non suonare il corno” dii Riccardo Ventrella con Klaus Martini al  Teatro di Rifredi da Firenze

Dopo “The Handke Project”, Jeton Neziraj torna a Firenze, al Teatro della Pergola, nel Saloncino ‘Paolo Poli’ l’8e il 9 maggio, ore 21, con “Negotiating Peace”, una commedia satirica sui processi di pace con la regia di Blerta Neziraj. Dall’Irlanda del Nord al Medio Oriente, dagli accordi di Dayton a quelli di Oslo, dalle trattative ancora irrisolte tra Kosovo e Serbia, fino alle imprevedibili conclusioni del conflitto russo-ucraino: cosa succede dietro le quinte di un negoziato? È possibile negoziare la pace? Chi lo fa? E perché? Uno spettacolo creato da un ensemble paneuropeo per metterci di fronte alle speranze, le sfide e le ipocrisie che accompagnano il raggiungimento della pace.

In scena: Shkumbin Istrefi, Ema Andrea, Dukagjin Podrimaj, Ejla Bavcic, Martin Kōiv, Melihate Qena, Orest Pastukh.

Dal Mandela Forum di Firenze, dall’8 all’11 maggio parte la tournèe del musical “Anastasia”. La storia si ispira alla leggenda della Granduchessa Anastasia Nikolaevna di Russia. È il 1916 e da San Pietroburgo ha inizio l’incredibile avventura della principessa Anastasia, la giovane figlia di Nicola II, ultimo zar di Russia. Sono gli anni della Rivoluzione Russa che infuoca le piazze e gli animi del popolo e che segnerà presto la tragica fine delle atmosfere scintillanti delle feste di palazzo e dell’intera dinastia dei Romanov. Sopravvivono agli assalti l’imperatrice madre e la giovane nipote Anastasia. Prossima tappa a Torino dal 26 al 30 novembre, Bergamo dal 4 al 7 dicembre, Jesolo dall’11 al 14 dicembre.

“Negotiating Peace” di Jeton Neziraj di scena al Teatro della Pergola commedia storica sui processi di pace (Foto di Atdhe Mulla)

BOLOGNA. E a proposito di musical,“Lazarus”, l’opera rock di David Bowie ed Enda Walsh, spettacolo con la regia di Valter Malosti e Manuel Agnelli nei panni del protagonista Newton e con la cantautrice Casadilego approda all‘Arena del Sole di Bologna dall’8 all’11 maggio. Ricchissimo il cast che, oltre ad Agnelli e Casadilego, coinvolge Dario Battaglia, Camilla Nigro, Maurizio Camilli/Mauro Bernardi, Andrea De Luca, Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino, Isacco Venturini, Carla Vukmirovic, e 8 musicisti, tra i migliori della scena musicale italiana: Laura Agnusdei (sassofoni), Jacopo Battaglia (batteria), Francesco Bucci (tromboni), Andrea Cauduro (tastiere addizionali), Davide Fasulo (piano e tastiere), Stefano Pilia (chitarra), Giacomo Rossetti (basso), Paolo Spaccamonti (chitarra).

Bowie era un’antenna sensitiva dello spirito del tempo e delle arti,- scrive Valter Malosti– percepiva umori e atmosfera, e poi digeriva e rimescolava tutto in una sintesi geniale». Nel suo “Lazarus” musica, arte visiva, teatro, danza e video-arte si fondono per dar vita a una esperienza di “teatro totale”, in cui gli artisti sono i medium di uno straordinario flusso di energia. “Lazarus” è un’opera sofisticatissima ma al tempo stesso popolare che ci parla del nostro viaggio di migranti sulla terra -continua il regista- Di Bowie/ Newton scompare il corpo ma rimane in dono la preziosa e altissima qualità dei suoi testi musicali (sempre più evidente) e l’energia che attraverso la sua musica ci salva e ci fa vibrare”.

Un momento del musical “Lazarus” di David Bowie ed Enda Walsh, regia di Valter Malosti con Manuel Agnelli. Di scena al teatro La Pergola di Firenze (Foto Fabio Lovino)

PONTEDERA _ Prima nazionale al Teatro Era di Pontedera, il 9 e 10 maggio, ore 21, Anna Foglietta, Edoardo Leo, Marco Bonini sono i protagonisti di “De Bergerac” di Michele Santeramo, spettacolo prodotto dal Teatro Era-Teatro della Toscana. Si racconta la storia di Cirano, interpretato da Edoardo Leo, che non vuole più mettere in scena la sua celebre storia scritta da Edmond Rostand. Stasera proprio non ne vuole sapere di replicare per l’ennesima volta tutto il dolore per il suo amore che non si compie. Ma Rossana, interpretata da Anna Foglietta, e Cristiano, interpretato da Marco Bonini, non ci stanno. Lo spettacolo si deve fare: loro esistono soltanto se si mettono in scena, esistono soltanto nel loro ruolo, quando recitano la loro parte.

De Bergerac”, allora, è uno spettacolo dichiaratamente non finito, non pronto. Questo è l’assunto di cui “si mettono subito a conoscenza gli spettatori. Gli attori leggono un copione che, proprio, perché non finito, è inutile mandare a memoria. Cirano vuole una vita nuova per sé”.

Una foto di scena del popolare musical “Anastasia” che inizia la tournée italiana al Mandela Forum di Firenze dall’8 all’11 maggio. Prossima tappa a Torino

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