Teatro

Teatro in lutto, addio a Robert Wilson e Adriana Asti

1 Agosto 2025

MILANO _ Giornata nerissima per il teatro. Scompaiono, a 83 anni d’età, a causa di una malattia fulminante il regista d’avanguardia, straordinario innovatore della scena mondiale, Robert Bob Wilson e in Italia, a Roma, la grande attrice Adriana Asti all’età di 94 anni.

Bob Wilson

Originario del Texas – era nato a Waco nel 1941 – Robert Wilson è uno dei più importanti artisti a tutto tondo del pianeta. Principalmente uomo di teatro, nei suoi lavori ha utilizzato in modo innovativo e con soluzioni anche radicali, come se attingesse in una grande tavolozza, diversi media espressivi: dal teatro stesso alla danza, la musica, la poesia, le luci e la scenografia raggiungendo spesso risultati affascinanti come testimonia d’altra parte il successo avuto dalle sue opere a livello planetario. Terminati gli studi all’Università del Texas (Business administration) e al Pratt Institute di Brooklyn, laureandosi in architettura, fonda a New York, alla fine dei Sessanta (1968) il collettivo “The Byrd Hoffman School of Byrds” con il quale realizza le sue prime opere: The King of SpaineThe Life and Times of Sigmund Freud (1969). In questo periodo è particolarmente attratto dal lavoro dei coreografi come George Balanchine, Merce Cunningham e Martha Graham. Si dedicò al teatro terapeutico con bambini disabili e con lesioni cerebrali a New York.  Frequentò anche le lezioni di Sibyl Moholy-Nagy (vedova di László Moholy-Nagy) e studiò pittura con l’artista George McNeil. Inizialmente diffidente verso il teatro ha poi un approccio unico e originale. Assai eloquente per questo seguire il percorso di collaborazione che lo lega già dal 1970 ad artisti straordinari come la coreografa Lucinda Childs e il musicista minimalista Philip Glass. Con loro realizzerà il capolavoro assoluto “Einstein on the Beach” del 1976 che girerà le capitali di tutto il mondo decretando un successo internazionale per i tre artisti. L’opera durava quattro ore, rivoluzionaria per l’epoca. Senza accademismi, uso sapiente delle luci e dei colori. Un’opera sul tempo che cambiava il linguaggio teatrale.

Un ritratto del regista teatrale Robert Wilson, scomparso a 83 anni, nel suo ufficio all’interno del Laboratorio artistico di Watermill (courtesy robertwilson.com Fotografia di Browne Sharp)

Ma ancora prima, nel 1970 con un gruppo di collaboratori, tra cui il coreografo Andy de Groat e la ballerina Sheryl Sutton, idearono l’opera muta di sette ore: “Deafman Glance” . Nel cast della prima produzione presero parte tra gli altri anche Raymond Andrews e Ana Mendieta. L’opera racconta di Raymond Andrews, un ragazzo sordomuto che pensava per immagini. I suoi disegni costituirono la base per le scene dell’opera teatrale. Lo spettacolo approdò in Francia prima al festival di Nancy nell’aprile del 1971 e poi nel mese di giugno dello stesso anno al Théâtre de la Musique di Parigi. In quell’occasione il surrealista Louis Aragon entusiasta di Wilson scrisse ad André Breton: “Quello che noi, iniziatori del surrealismo, sognavamo potesse arrivare dopo di noi e andare oltre”.

Ma anche Charlie Chaplin fu per ben due volte tra gli spettatori dell’opera. Cosi ricordò sei anni fa lo stesso Bob Wilson in una intervista rilasciata alla giornalista Anne Diatkine e pubblicata nel maggio del 2019 dal quotidiano “Liberation”.

A Chaplin che gli chiedeva come avesse fato a fare a teatro una piéce lunga sette ore e mutaWilson rispose: “Signor Chaplin, grazie a lei!”. E così gli spiegò che “Fin dai miei inizi, penso al numero di Charlot con le pulci, nelle “Luci della città”. Chaplin è cresciuto nella tradizione del burlesque, dove si suona lo stesso numero ogni sera per quarantacinque anni. La ripetizione permette di acquisire una forma di libertà. Da bambino l’ho capito da mia madre, che era segretaria. Diceva: «Adoro digitare perché mi dà il tempo di pensare.»”.

Una scena tratta dallo spettacolo di Bob Wilson del 1970 “Deafman Glance” senza dialoghi, sette ore di durata : Lo spettacolo ebbe una grande accoglienza in Francia (courtesy robertwilson.com Fotografia di Peter Moore)

Nel 1975, l’anno del successo di “Einstein on the Beach” Bob Wilson  (lo spettacolo fu ripreso dopo 36 anni al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia (24 e 25 marzo 2012)) Robert Wilson decise di sciogliere la compagnia dei Byrds.

Diversi sono i collaboratori di cui il regista si circonda nel tentativo di creare un nuovo modo di rappresentare e fare teatro. Sono poeti, scrittori e popstar che incontreranno presto un successo mondiale. Dal drammaturgo Heiner Muller alla studiosa e scrittrice Susan Sontang, i musicisti Tom Waits, Laurie Anderson, Lou Reed, il poeta beat William Burroughs, Jessye Norman e Anna Calvi.

Tra il 1983 e il 1984, Wilson progetta una performance per le Olimpiadi estive del 1984,“CIVIL warS: A Tree Is Best Measured When It Is Down”; l’intero lavoro sarebbe dovuto durare 12 ore, diviso in 6 parti, ma per mancanza di fondi la produzione venne completata solo parzialmente. Nel 1986 debutta con “HamletMachine” di Muller che sarà ripreso anche nel 2017.

Da segnalare nel 2006 la sua collaborazione con la cineasta Katharina Otto Bernstein per il documentario “Absolut Wilson” presentato lo stesso anno alla Berlinale.

Nel 2013 Wilson, in collaborazione con Mikhail Baryshnikov e Willem Dafoe, ha sviluppato “The Old Woman”, un adattamento dell’opera dello scrittore russo Daniil Kharms. Lo spettacolo è stato presentato in anteprima al MIF13, Manchester International Festival.

Una scena dallo straordinario spettacolo “Einstein on the Beach” scritto nel 1975 da Robert Wilson in tandem con il musicista minimalista Philip Glass (courtesy robertwilson.com Fotografia di Lucie Jansch)

Non solo opere uniche ma anche riletture originali di capolavori teatrali. Bob Wilson allestì tragedie shakespiriane ma anche “L’opera da tre soldi” di Bertolt Brecht, “L’ultimo nastro di Krapp” di Samuel Beckett e opere liriche famose: da “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini alla “Traviata” di Giuseppe Verdi. Tantissimi i riconoscimenti. In Italia fu tributato due volte del Premio Ubu ed ebbe il Leone d’oro alla Biennale di Venezia (1993). Ebbe anche una nomination al Premio Pulitzer per “Civil WarS” (1986), la Legion d’Onore in Francia, ricevette anche la tedesca Croce al Merito, il Premio Olivier...

Sculture, disegni e dipinti di Bob Wilson sono stati presentati in diverse mostre e in tutto il mondo. Wilson è stato il fondatore e direttore artistico del Watermill Center,(1992) un laboratorio per le arti aperto ai giovani creativi di tutto il mondo. Ed è qui che si è spento al termine di una breve malattia.

Nel segno di Samuel Beckett: Robert Wilson volle Adriana Asti nel 2009-2010 per l’allestimento di “Giorni felici”. Alla grande attrice, che per quei casi imperscrutabili della vita è scomparsa lo stesso giorno dell’artista americano, Wilson le chiede di interpretare il ruolo di Winnie (che la Asti già ricoprì nel 1985 con la regia di Mario Missiroli).

Il critico Matteo Antonaci in occasione del debutto nell’ottobre del 12010 al TeatroValle di Roma scrisse tra l’altro che non abbandona mai il testo beckettiano, piuttosto ne estremizza l‘oggettività e lo segue imperterrito fino a rimanervi imprigionato dentro, fino al parossismo, fino alla claustrofobia. E la sua Adriana Asti non è che l’ultimo pezzo di questo meraviglioso meccanismo, un’attrice bloccata, disarmonica rispetto ad una messa in scena che non riesce a custodire la sua carica vitale, e che invece la respinge, quasi rimpicciolisce, nonostante la sua megalomane e sublime recitazione. E la scelta di smussare l’espressività vocale della storica attrice – attraverso il taglio delle pause- o di non sfruttare totalmente la sua grandezza – ma soltanto quel che basta per strappare applausi e consenso al pubblico- diviene l’ultimo e il più enorme passo verso la paralizzazione dell’apparato teatrale. Come Winnie la Asti vive il dramma di essere vivente insensato ed immobile per un mondo stracolmo di senso” (da “Teatroecritica” 2010).

La struttura fondata a Watermill, New York dal regista e artista a tutto tondo Robert Bob Wilson: Watermill è da intendersi come un laboratorio aperto a tutti gli  artisti che amano la ricerca (courtesy robertwilson.com)

Presentando un anno prima l’opera commissionata dal Festival di Spoleto e Gran Theatre de Luxembourg e prodotta da CRT lo stesso Robert Wilson raccontò come si fosse sempre sentito vicino e affine al mondo di Beckett e raccontò la sua visione. “Nella mia messinscena vedo lo spazio come una giungla di asfalto e Winnie vi è intrappolata. Le linee sono molto severe, nette. Blu e nere. Ma c’è anche un paesaggio magico… una sorpresa. È la prima volta che lavoro con Adriana. La comicità è tutta questione di ritmo e Adriana ha uno straordinario senso del ritmo, il che significa che è anche una grandissima attrice comica. Adoro i suoi enormi occhi, che sono sempre in ascolto.”

Adriana Asti

Attrice talentuosa, sia in palcoscenico che sullo schermo Adriana Asti, nata nel 1931 a Milano, una delle più grandi in Italia ha lavorato e collaborato praticamente con il gotha nazionale della scena. Esordisce ad appena diciassette anni nel corto di Dino Risi “Buio in sala” mentre contemporaneamente calcava le tavole del palcoscenico nel “Miles” di Plauto con lo stabile di Bolzano. Nel 1952 è diretta da Strehler in “Elisabetta d’Inghilterra”. Ma è con il “Crogiuolo” di Arthur Miller, diretto da Luchino Visconti che raccoglie i primi veri riscontri e apprezzamenti per la sua arte. Lo stesso Visconti che aveva intuito il talento drammatico la vorrà infatti nel capolavoro “Rocco e i suoi fratelli” e “Ludwig”.

Nel 1961 è Pier Paolo Pasolini a volerla nel suo “Accattone” e tre anni dopo Bernardo Bertolucci in “Prima della rivoluzione”. Dieci anni dopo la troveremo ne “Il fantasma della libertà” di Luis Buñuel, poi con Tinto Brass in “Io Caligola” (1979) e il successivo “Action” (1980). Nel 2003 vince il Nastro d’argento per la sua interpretazione di “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana con cui girò anche “Quando sei nato non puoi nasconderti” (2005).

Ma Adriana Asti, accanto alle pellicole non ha mai dimenticato il teatro. Anzi. Nel 1973 è nel cast di “Tanto tempo fa” di Pinter, regia di Luchino Visconti. A cavallo tra il 1979 e il 1980 recita in “Come tu mi vuoi” di Pirandello con la regia di Susan Sontag. Nel 1985 la troveremo nel ruolo di Winnie in “Giorni felici” di Beckett con la regia di Mario Missiroli.L’anno prima aveva recitato in “Santa Giovanna” di George Bernard Shaw e due anni dopo in “La Locandiera” di Goldoni.. Nel 1988 lavora in “Tre uomini per Amalia” di Cesare Musatti. Nel frattempo riceve il premio Eleonora Duse (1993). Scrisse e interpretò “Alcool” con Franca Valeri nel 1999, L’anno dopo (in francese) portò sulle scene “Ferdinando” del compianto Annibale Ruccello.

Un’altra immagine dell’attrice Adriana Asti , scomparsa a Roma, interprete di “Giorni Felici” (2010) di Samuel Beckett con la regia di Robert Bob Wilson (courtesy robertwilson.com Fotografia di Luciano Romano)
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