Afaf lotta da mesi per poter lasciare Gaza. Il padre glielo vieta

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4 Novembre 2021

Accettata dall’Università turca per studiare Media e Comunicazione, viene respinta dai doganieri di Hamas per un veto esercitato dal padre

 

Afaf Al Naiiar, lo scorso settembre, giunge al confine di Rafah, per recarsi in Turchia dove l’attende una nuova avventura: la vita universitaria. Frequenterà , infatti, la facoltà di Media e Comunicazione. Ma i doganieri di Hamas, che separano la striscia di Gaza dal deserto e dall’Egitto, si rifiutano di farla partire. Non è sufficiente la lettera di ammissione all’Università turca e i bagagli che Afaf mostra per giustificare il suo viaggio, perché a trattenerla in Palestina, è suo padre. O meglio, il potere di veto, che suo padre è riuscito ad esercitare sulla sua vita, servendosi di una petizione firmata dai giudici religiosi locali, che impongono alla giovane donna il divieto di lasciare la striscia di Gaza. Questa prigionia morale e fisica praticata sulla libertà di viaggiare per le donne del posto, è stata riconosciuta ai membri di sesso maschile di ogni famiglia, dalla Corte Islamica, già a partire dallo scorso febbraio, definendolo come un allontanamento dannoso per gli interessi della famiglia.  Tutto questo ha indotto le donne a portare avanti una protesta contro una paralizzante posizione di supremazia dell’uomo, inteso come carceriere della libertà femminile, che riguardi la propria moglie, figlia o sorella. Afaf, a soli 19 anni, ama la Letteratura inglese che studia con molta passione, è una grande conoscitrice di William Shakespeare, del quale rilegge spesso il Macbeth e, quantomeno, non deve combattere anche contro sua madre, come alleata dell’egoismo cieco e retrivo di un padre che somiglia molto più ad un dittatore che ad un genitore amorevole. Afaf, ha intavolato una battaglia legale contro il padre, trascinandolo in Tribunale, il quale ha disertato la prima delle udienze del processo. Padre e figlia non vivono sotto lo stesso tetto e non si rivolgono la parola da mesi ormai. Perfino il Giudice ha provato a perorare la causa ingiusta del padre di Afaf, provando a persuaderla a terminare le studi a Gaza.  La ragazza ha deciso di proseguire con determinazione la sua battaglia, per sé  stessa e per tutte quelle donne palestinesi  e non solo, che vengono violate quotidianamente nei loro diritti, solo perché non intendono nascere e morire chiuse a chiave dentro lo stesso luogo. La legge che regola i costumi sociali femminili della Cisgiordania, dall’apertura della parentesi dell’Anp di Hamas e cioè dal 2007,  vede quel lembo di terra che divide Israele, dall’Egitto e dal Mediterraneo, come scenario senza tregua, da restrizioni e violenze che limitano la libera circolazione di centinaia di migliaia di persone. E le donne e i bambini, rimangono le frange della popolazione più vulnerabili , sempre in stato d’assedio.

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CAT: diritti umani, discriminazioni

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