Cosa accade al confine tra Bielorussia e Polonia? Mentre l’Europa sta a guardare

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11 Dicembre 2021

Lungo il confine tra Polonia, Lituania, Lettonia e Bielorussia, si sta consumando qualcosa di subdolamente celato. Attivata la modalità silenziosa per attirare il minor clamore possibile, di fatto, vi è un dittatore, quello bielorusso, che sta attuando un vero e proprio ricatto ai propri concittadini, e uno stato, la Polonia, che ha negato la creazione di un corridoio umanitario, per facilitare anche indirettamente,  la riuscita di una trappola meschina e riprovevole. Migliaia di persone abbandonate nel gelo dei boschi, dopo un viaggio aereo con destinazione Minsk, e la promessa utopistica di trovare rifugio, di salvarsi la vita. 12 mila soldati fittamente schierati dalla Polonia per presidiare i propri confini, mentre l’Unione Europea, per ora, si sta limitando a prestare aiuti umanitari e ad applicare le sanzioni minime previste dal diritto internazionale. Da diverse settimane oramai si sta aggravando sempre di più una situazione al limite del disastro civile e morale. Lo scorso 22 novembre, Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha pubblicato un dossier contenente numeri davvero preoccupanti sugli attraversamenti illegali avvenuti nei primi dieci mesi del 2021 in tutta l’Unione Europea. 160 mila passaggi di frontiera, con un aumento del 70% rispetto a quelli avuti nel 2020. Le aree maggiormente interessate sono inevitabilmente quelle che riguardano i confini orientali europei ed essenzialmente di provenienza del Mediterraneo centrale. Dallo scorso gennaio ad oggi, sono 8 mila gli iracheni, gli afghani e i siriani che hanno avuto accesso in Europa. Facendo registrare così un aumento pari a 15 volte i numeri dell’anno precedente. Ed in tutto questo, la situazione lungo i margini territoriali della Bielorussia, si insinua prepotentemente reclamando l’attenzione necessaria da parte degli organi internazionali che debbono sovraintendere alla sicurezza ed al rispetto dei diritti umani. 3.200 persone nel mese di luglio provenienti da quel Paese sottoposto a regime dittatoriale, sono entrate nella Ue, scendendo poi a 600 ad ottobre, per aumentare nuovamente lo scorso novembre. Sarebbero 7 mila in totale gli uomini, le donne ed i bambini, che non sono riusciti a portarsi illegalmente oltre il confine, tranne casi sporadici. Questo quanto reso noto da fonti comunicative di Minsk. L’Unione Europea non ha certamente spalancato le porte, si sono avute dodici morti per assideramento, almeno quelle ufficialmente rinvenute e dichiarate, tra cui anche un bambino di appena un anno. Ma ciò che inquieta ulteriormente è che, la Polonia, ha serrato qualsiasi forma di accesso non solo per i migranti, ma anche per le agenzie europee e per gli organi di informazione, impedendo di poter anche solo calpestare la linea di boschi che segna il confine con la Bielorussia. Quello che ci è giunto visivamente circa il dramma di chi cerca asilo, attiene al versante bielorusso appunto. La commissaria agli Affari europei, Ylva Johansson, ha definito la situazione come assolutamente senza precedenti, specificando che Alexander Lukashenko, apostrofato come uno degli ultimi dittatori passati per l’Europa, ha proibito al suo popolo di poter indire elezioni democratiche, ha combattuto gli oppositori attraverso il carcere e ha perfino deciso di dirottare un volo pieno di passeggeri che viaggiava tra due Stati membri, ragione che ha indotto l’Unione Europea ad applicare sanzioni alla Bielorussia. Non solo, sono stati imposti prezzi esorbitanti per l’acquisto di biglietti aerei, che molti cittadini bielorussi hanno pagato nella disperazione di raggiungere il confine. Persone che sono state minacciate manu militari, per indurle ad attraversare il confine. Dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen , fino al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, la strategia omicida posta in campo da leader Lukashenko è sintomo di un regime senza più speranza di salvezza che punta ad aggredire altri Paesi, nell’intento di disfarsi dei propri abitanti come fossero pesi insopportabili ed a cuor leggero, soprattutto. Per il momento la UE sembra schierarsi a sostegno della Polonia che ha dispiegato 12 mila dei propri soldati per ricacciare l’eventuale accesso dei migranti. I vertici governativi di Varsavia non hanno voluto sentire ragioni, nemmeno a seguito di vari tentativi di mediazione da parte anche dell’ex cancelliera tedesca Angela Merkel, sulla possibilità di aprire un corridoio umanitario lungo il confine con la Bielorussia. Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, ha più volte sostenuto che l’appoggio a Lukashenko proviene in primis dalla Russia di Vladimir Putin e pertanto non permetterebbe mai una invasione migratoria del genere sul suo territorio. Quello che le istituzioni europee si stanno limitando ad offrire  ai cittadini bielorussi al confine , in questo momento, attiene a finanziamenti delle agenzie umanitarie e alle procedure di rimpatrio nei paesi nativi. Inoltre è stato stabilito di aumentare del triplo i fondi per la gestione delle frontiere per il governo lituano, lettone e polacco, almeno per il 2022. Infine vi è stata la proposta di stilare una black list contenente tutte le compagnie aree e altri canali di trasporto che si occupano di traghettare in maniera irregolare e criminale i migranti verso i paesi Ue. Ma tutt’ora, non è stato deciso nulla a proposito dell’ accoglienza di questi disperati, benché la Convenzione Europea sui diritti umani  del 1950 e, lo stesso diritto dell’Unione Europea, preveda tassativamente per gli Stati membri, di tutelare il diritto inviolabile delle persone di chiedere asilo politico, anche se l’accesso avviene in una modalità irregolare. Alla domanda su una possibile costruzione di muri per recintare i confini esterni giunta da tredici Paesi membri, per il momento la UE continua a negare la veridicità di tali affermazioni. Ma tutti cominciano ad interrogarsi sul quando questo diverrà, purtroppo, realtà.

TAG: #dirittiumani, #geopolitica, #unioneeuropea, Bielorussia, Polonia
CAT: discriminazioni, Geopolitica

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