Sudditi e cittadini

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19 Settembre 2020

La storia di Samira l’ha raccontata sul nuovo quotidiano DOMANI, Igiaba Scego, scrittrice italiana.
«Ad Alessandra Samira Mangoud si è fermato il cuore il 20 febbraio 2009, è morta senza avere la cittadinanza del suo paese: l’Italia. Era una ragazza allegra, caparbia, leale… Madre filippina, padre egiziano, Samira era romana ma è morta senza cittadinanza: nei suoi 29 anni di vita non ha mai votato, non ha mai avuto il passaporto della sua terra natia, non ha mai potuto dimostrare di essere italiana anche se lo era».

Nel 2004 Samira, laureata in servizio sociale, ha un contratto di collaborazione a progetto tramite un’ agenzia interinale presso lo sportello di informazione sull’handicap del VI municipio di Roma. Scaduto l’appalto con l’agenzia interinale, il Comune di Roma nel 2006 decide di assumere gli impiegati dello sportello direttamente, con un contratto a tempo determinato. Dopo lunghe trattative, il Comune di Roma rinnova il contratto a tutti gli impiegati tranne che a Samira, con la motivazione che “non è cittadina italiana”.

La storia di Samira va ricordata in questi giorni perché ad un altro lavoratore, un calciatore multimilionario, nato in Uruguay, Luis Suárez, probabilmente otterrà in poche settimane la cittadinanza italiana.

Sua moglie è italiana, perché figlia di un cittadino italiano.

L’esigenza improrogabile e immediata è quella della Juventus: tesserare Suarez come italiano, aggirando il tetto agli ingaggi di giocatori extracomunitari. Non sia mai che la Juventus possa rinunciare al suo lavoratore.

Una storia che ha caratteri rivelativi: ricorda che in Italia la cittadinanza non è diritto civile. La ricchezza può cose che il diritto democratico non ottiene. Ancora oggi nel 2020 come in una qualsiasi monarchia medievale. In Italia.

TAG: barcellona, cittadinanza italiana, juventus, Luis Suarez, Samira Mangoud
CAT: discriminazioni, immigrazione

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