Cinque tipi di eventi culturali di cui potremmo fare a meno

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5 Dicembre 2017

Nota: l’autore del presente articolo si è occupato a vario titolo di tutte le tipologie di manifestazioni qui sotto indicate. Ne porta ancora addosso il trauma, quindi siate clementi.

La fiera del fumetto di Castelvecchio Tanaro

Di solito l’idea nasce a dicembre, dopo che il figlio del sindaco è tornato da Lucca Comics&Games entusiasta. Nel capoluogo di provincia risiede almeno un disegnatore di fumetti professionista, lo trovi sull’elenco, poi la nipote del salumiere ha fatto cosplay e con le sue amiche dice organizzerà una sfilata bellissima. Viene decisa la data, la sede sulla piazza principale, il titolo Castelvecchio Comics e con un paio di clipart esce fuori una locandina passabile. Compare anche una pagina facebook con 15 “mi piace”. Il disegnatore professionista chiede un rimborso spese per la giornata ma non c’è budget: non si fa mica per guadagnarci! La pro loco monta un paio di gazebo e si spera che quella domenica non piova. A questo punto i casi sono due: se il figlio del sindaco è ambizioso, ha scritto su facebook a tutti gli autori di fumetti che riusciva a trovare nella regione e incassato l’assenso di una metà di loro. Passeranno una simpatica domenica a girarsi i pollici di fronte a qualche passante distratto. In caso contrario il figlio del sindaco ha trovato di meglio da fare la domenica di Castelvecchio Comics. Sulla piazza si incontreranno l’autore locale, la nonna del sindaco, il cantoniere del comune che non vede l’ora di smontare i gazebo e un gatto randagio: sarà l’inizio di una lunga amicizia.

La fiera del libro di Castelvecchio Tanaro

Qui invece l’idea sbuca fuori a giugno, quando il cugino del sindaco ritorna dal Salone del Libro di Torino entusiasta e crede di poter riproporre la stessa formula per arricchire il turismo in valle e fare da volano all’economia del territorio. Tramite conoscenti in Regione ottiene un elenco degli editori nel raggio di un centinaio di chilometri e invia loro delle sontuose e interminabili mail di invito. Dietro la chiesa c’è una piazza abbastanza grande, la pro loco presta i suoi tavoli e tovaglie e il geometra comunale dà la sua benedizione. La domenica scelta un pugno di svogliati editori locali raggiungerà la piazza di Castelvecchio Tanaro. In assenza di budget, la promozione si è limitata a una locandina scritta a mano, fotocopiata e appesa nella bacheca della parrocchia. Sul giornale locale è comparso un trafiletto che annuncia il concerto della corale, organizzato brillantemente la sera della fiera del libro, senza menzionare però quest’ultima. Il salone della bocciofila è dall’altra parte del paese e quindi nel corso della giornata nessuno visiterà la piazza con gli editori neanche per errore. Molti e diffusi saranno i discorsi sul declino della cultura e sul disinteresse del pubblico per i libri; che per fortuna nessuno sentirà.

Il pastone comunista

Trattasi di caso in cui le intenzioni sono buone, è l’esecuzione a essere carente. La versione originaria e apprezzabile del pastone comunista è la domenica che un gruppo di mamme organizza per far divertire i figli e tenerli lontani dalla televisione o dal tablet almeno per qualche ora. A volte però succede che un legittimo pomeriggio in compagnia venga scambiato per un possibile evento pubblico. Tramite amicizie comuni e facebook vengono invitati scrittori, esperti, disegnatori, artisti. Gli argomenti vanno dalla sostenibilità all’impegno civile alla buona alimentazione, spruzzate di veganesimo, animalismo, filosofie orientali. Non c’è budget perciò gli ospiti accettano perché sono troppo gentili per rifiutare. Anche la promozione si limita a una locandina fatta con Word e diffusa attraverso i canali social. Il gruppo organizzatore si distingue presto tra una minoranza ruscona e una maggioranza vociante. Quello che latita, alla prova dei fatti, sarà l’organizzazione pratica. Gli ospiti arrivano in orario e vengono dimenticati. In tarda serata faranno una breve apparizione sul “palcoscenico” per poi tornare nel buio. C’è un pubblico passante di amici di amici, grandemente interessato alle bruschette, e qualche volenteroso fidanzato delle ragazze nubili dello staff. A volte scoppiano litigi nel corso della giornata che rovinano amicizie trentennali e minano l’esistenza stessa del gruppo organizzatore.

Il pastone democristiano

All’esordio era una manifestazione in piena regola. Bibliotecari o insegnanti di buona volontà hanno cercato di creare una rassegna con scrittori e artisti interessanti, scovati in anni di letture, il cui intervento potesse divertire e far riflettere il pubblico presente. Poi qualcosa è andato storto. Dell’antica manifestazione rimane la sede, il nome e un palcoscenico su cui potenti e flatulenti di zona fanno a gara per salire. Che il budget della manifestazione sia ampio o minimo, andato a crescere con gli anni grazie alla sinergia tra pubblico o privato oppure sforbiciato dai cambi di amministrazione, il pastone democristiano può contare sull’abitudine dei residenti e una copertura discretamente puntuale da parte dei giornali locali. A volte c’è un sito web, a volte ci si appoggia a quello istituzionale, per grafica e promozione bastano gli studenti in alternanza scuola lavoro. Il pubblico cala di anno in anno, se c’era uno spazio per gli editori, questi sono spariti da anni. Il programma tende a riempirsi da solo di wannabe e presenzialisti del fine settimana. Saranno gli stessi a lamentarsi dell’esiguo pubblico presente, salvo tornare a proporsi un mese prima della prossima edizione.

L’importante convegno

Quando un pastone democristiano viene lasciato libero e allo stato brado; quando la ricorrenza della giornata ufficiale di questo o di quell’altro accende la fantasia di un assessore di fresca nomina; nonché in molte altre, inesorabili, eventualità… il risultato finale è nientemeno che un convegno. Entità astratta, costituita sostanzialmente di persone che parlano in sequenza, davanti a una platea composta (possibilmente) non solo dagli stessi relatori, non è per forza terribile quanto la fama che lo precede. Dipende, ovviamente, dai contenuti. L’organizzazione di un convegno viene richiesta nell’ambito dei progetti europei, il cui esito finale deve essere diffuso. Inoltre radunare nello stesso luogo una buona fetta di rappresentanti di una categoria, con la scusa dei crediti formativi, può avere conseguenze salutari per la categoria medesima. A mancare nella maggior parte dei casi è la capacità di sintesi dei relatori, quando non difettano del tutto di ogni capacità di comunicare. Succede, anche tra i grandi esperti e docenti; ma è un orribile segreto che si cerca di tenere celato. Il convegno è figlio del pastone democristiano in quanto si può fare anche senza budget: amministratori e politici tendono ad arrivare da soli. La loro presenza è però direttamente proporzionale a quella del pubblico. Ai tempi della prima repubblica esistevano svariate modalità per riempire le platee in modo coatto. Dicono che oggi se ne sia persa la memoria.

TAG: Convegni, Cultura, eventi, Festival, fiere, Fumetti, libri, locale, organizzazione, pubblico
CAT: Editoria, Eventi

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