L’antologia “Poesie” edita da Rizzoli celebra Trilussa a 150 anni dalla nascita

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18 Novembre 2021

L’opera del grande poeta dialettale tanto amato dal suo pubblico ed ignorato dalla critica letteraria, viene riproposta in una antologia a cura di Secondina Marafini che ne ripercorre le peculiarità e lo stile fuori dal comune

 

 

Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, in arte Trilussa, nato a Roma il 26 ottobre 1871 e mortovi il 21 dicembre del 1950, viene ricordato in una antologia dal titolo ‘Poesie‘, edita dalla Bur di Rizzoli, a cura di Secondina Marafini con la premessa di Rino Caputo, uscita da poco in libreria. Il tributo editoriale nasce dalla voglia di far riappropriare Trilussa di quella grandezza di cui lo ha privato la critica letteraria della sua epoca, ed anche postuma alla sua morte, generando una contraddizione in termini, tra l’enorme successo riscosso dal suo pubblico, perché capace di donare al dialetto romanesco una dimensione universale, grazie ai messaggi contenuti nei suoi versi e il disinteresse mostrato dalla critica. Forse a penalizzarlo in qualche modo agli occhi di quella parte di critici che lo ha ignorato, è stata proprio la dimensione popolare e popolana, facendolo ritenere non all’altezza di essere celebrato in tutto il mondo, al pari di molti altri poeti suoi contemporanei.  Grazie ad un lavoro certosino effettuato dalla curatrice dell’antologia ‘Poesie’, Secondina Marafini, è possibile imbattersi in una lettura in cui la venerazione della parola regna sovrana, e non viene offuscata mai in nessuna delle composizioni del poeta romano. Una venerazione totalizzante, che conferisce ai suoi versi, musicalità e umanizzazione dei personaggi e del mondo che viene descritto. Donne e Uomini, cantati con grande maestria ed amore per il vero. Attraverso esempi semplici, diretti, non mediati da sovrastrutture perbeniste o banali, ma selezionando piccoli spaccati di autenticità della vita, cruda, scarna eppure pregna di colori ed odori cangianti, proprio come Roma. Tuttavia, quando il talento di una grande penna, in grado di tratteggiare emozionanti ritratti di persone, animali e realtà circonstanti, inclusi i mali sociali , non decolla verso una direzione di internazionalità, le ragioni possono essere ricercate non solo nella indifferenza a cui lo ha relegato certo tipo di critica professionale, ma anche nella vastità aggrovigliata di una produzione che, nel tempo in cui Trilussa è stato in vita, ha sfornato scritti e poesie legati tra di loro, da una imprescindibile continuità tematica e stilistica. Confusione non chiarita mai, nemmeno dagli editori che hanno a più riprese pubblicato le opere del grande poeta dialettale. Sebbene il sodalizio con il mondo dell’editoria lo abbia visto sempre fedele alla più grande casa editrice italiana, già a partire da inizio Novecento: la Mondadori.

A dimostrazione che, le sue creazioni letterarie in lingua popolare, potessero puntare ad una comprensione generalizzata da nord a sud della Nazione, esportando la centralità delle emozioni e delle passioni umane, avvolte dal frastuono che il dialetto romanesco produce nel parlarlo, ascoltarlo, scriverlo e leggerlo. Una frattura con quella poesia che, invece, autori del calibro di PasoliniGuerra, cercarono di affermare, creando una distanza non oltrepassabile tra il dialetto e la lingua italiana, incapsulando le parole popolari senza far filtrare le oscillazioni regali e classiche del passato, di una lingua, la nostra, che ha nutrito la cultura di tutto il mondo. In Trilussa, anche quando il brutto ed il bello si combattono, mantengono sempre una armonia di fondo, piena, costante, rassicurante. Perché vi è spazio per continuare, e mai per distruggere. Spartiti epigrammatici densi di una rassegnazione saggia che invita a godere del presente, anche acciaccato, sul viale del tramonto, ma non ancora sconfitto del tutto. Una strenua ricerca di una sorta di pax francescana, quantomeno nelle intenzioni dichiaratamente antifasciste del poeta laziale, condita da ironia e satira che, fondamentalmente, non giudica, oltraggiando i destinatari, ma al contrario, ne accetta la diversità, senza ferire, che è un modo di accogliere l’altro anche nelle sue gesta impopolari e discutibili. Ecco, Trilussa è stato una poeta romanesco che non è mai sceso a compromessi con la sua etica, indefessamente. E la sua personalità delicatamente verace, guascona e strafottente, emerge tutta in questa antologia, ‘Poesie’, a cura di Secondina Marafini (Editore – Bur , Rizzoli– 780 pp. arricchite con disegni inediti dell’autore).

 

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