ENI, parte dal Kenya alla volta di Gela il primo cargo di olio vegetale

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11 Ottobre 2022

Esiste un filo rosso che unisce agricoltura ed energia, che lega l’Italia al continente africano e che riguarda la transizione energetica. Eni, nel 2014, ha riconvertito una raffineria tradizionale in bioraffineria a Venezia, cui nel 2019 è seguito l’avvio della bioraffineria di Gela. Quello di Venezia è stato il primo esempio al mondo di conversione per la produzione di biocarburanti idrogenati ottenuti da materie prime biogeniche come l’HVO (Hydrotreated Vegetable Oil), una soluzione di immediata applicazioneper contribuire alla decarbonizzazione dei trasporti. È stato solo l’inizio di un percorso innovativo e inclusivo. In particolare, nella Repubblica del Congo e in Kenya, il gruppo ha avviato progetti di recupero di terreni degradati, creando nuove opportunità di lavoro e garantendo l’accesso al mercato alle comunità locali, avvalendosi delle competenze, dell’esperienza e delle soluzioni innovative già applicate in Italia.

Eni coltiva piante che non entrano in competizione con la filiera alimentare, valorizza aree abbandonate, minacciate dal cambiamento climatico e da altri fattori antropici e ambientali. Questo modello prevede che i prodotti agricoli confluiscano negli agri-hub, centri di raccolta e spremitura dei semi prodotti, dove l’olio estratto viene poi inviato alle bioraffinerie. Attraverso iniziative di integrazione verticale, l’obiettivo è quello di produrre di volumi importanti di olio vegetale da agri-feedstock, in contesti di mercato sfidanti in termini di prezzi, domanda crescente di energia e disponibilità di oli sostenibili.

Grazie ai “semi” della nuova energia è possibile così generare valore nel lungo termine, in collaborazione con partner industriali, Governi, centri di ricerca locali e università. “Puntiamo a coprire il 35 percento dell’approvvigionamento delle nostre bioraffinerie entro il 2025, grazie all’integrazione verticale della filiera degli agri-feestock e del waste&residue che ci permetterà di assicurare volumi di olio vegetale in un contesto sfidante in termini di prezzi, domanda crescente di energia e disponibilità di oli sostenibili”, spiega Luigi Ciarrocchi, Direttore CCUS, Forestry e Agri-Feedstock di Eni.

Sono migliaia gli agricoltori che stanno collaborando con Eni nel mondo. L’azienda ha firmato accordi in sette paesi – Angola, Benin, Congo, Costa d’Avorio, Kenya, Mozambico e Ruanda – e ha avviato sperimentazioni e studi di fattibilità in altre nazioni – tra cui l’Italia e il Kazakistan – per sviluppare agri-feedstock, le piante da cui estrarre oli vegetali.

Lo sviluppo delle coltivazioni non incide né sulla produzione tradizionale di colture alimentari, come cereali o canna da zucchero, né sulle risorse forestali. Ricino, croton, brassica, camelina e co-prodotti del cotone sono tra le colture già utilizzate. Peraltro i terreni scelti sono comunque degradati e inutilizzati, quindi attraverso questi progetti vengono valorizzati generando un impatto positivo sugli agricoltori.

Questa storia vede oggi la scrittura di un nuovo capitolo.  Infatti, il primo cargo di olio vegetale per la bioraffinazione prodotto da Eni in Kenya è partito dal porto di Mombasa, diretto alla bioraffineria di Gela. Si avvia così il sistema di trasporto e logistica che supporterà la catena del valore nel Paese, partendo da una produzione di 2.500 tonnellate entro la fine del 2022, per poi salire rapidamente a 20.000 tonnellate nel 2023.

L’olio vegetale è prodotto nell’agri-hub di Makueni, l’impianto inaugurato dall’azienda a luglio 2022, dove avviene la spremitura di sementi di ricino, di croton e di cotone. Sono agri-feedstock non in competizione con la filiera alimentare, coltivati in aree degradate, raccolti da alberi spontanei o risultanti dalla valorizzazione di sotto-prodotti agricoli, offrendo opportunità di reddito e accesso al mercato a migliaia di agricoltori. Nel centro, inoltre, si producono anche mangimi e bio-fertilizzanti, derivati dalla componente proteica dei semi, a beneficio delle produzioni zootecniche, contribuendo così alla sicurezza alimentare.

“A soli tre mesi dallo startup di Makueni inizia l’export di olio vegetale per le bioraffinerie, attraverso un modello di integrazione verticale che consente di promuovere uno sviluppo locale sostenibile e di valorizzare la filiera per la produzione di biocarburanti. Questi sono i semi di una nuova energia, un passo concreto per decarbonizzare i trasporti con un approccio innovativo che a partire dalla produzione del Kenya si estenderà l’anno prossimo al Congo, e successivamente agli altri Paesi africani e alle aree geografiche in cui stiamo portando avanti questi progetti”, ha detto Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni.

 

TAG: agricoltura, Energia, eni
CAT: energia

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