Carmelo Traina ci spiega i “Visionary Days”
Cosa ci fanno 2.500 under 35 in streaming su Zoom e Youtube? Una riunione ai tempi del Covid-19, ché le disposizioni restrittive imposte dal nuovo Dpcm ancora non consentono incontri de visu. E allora ecco che, sabato scorso, migliaia di giovani provenienti da ogni angolo dello Stivale si sono dati appuntamento online per la quarta edizione di “Visionary Days”, un format generazionale per immaginare e ridisegnare il futuro. Per “Gli Stati Generali” ho fatto quattro chiacchiere con il 25enne Carmelo Traina, fondatore e presidente del progetto. La scorsa estate i Visionary Days sono stati chiamati dal Ministro Vincenzo Spadafora a delineare proposte per il Ministero delle Politiche giovanili in una maratona chiamata “Quale Futuro” e proprio Carmelo, insieme al Ministro e al Presidente della Repubblica Mattarella, ha aperto la manifestazione in diretta su Rai3.
INTERVISTA A CARMELO TRAINA
-Innanzitutto: Visionary days, com’è nato questo progetto?
-Da una necessità, quella di avere uno spazio di confronto dove potersi sentire attivamente coinvolti come nuove generazioni in ciò che nel mondo sta accadendo e nelle scelte importanti che oggi devono essere prese per realizzare il prossimo futuro. Credevamo di non avere spazi e strumenti utili per farlo così abbiamo deciso di crearne uno che rispondesse esattamente alle nostre esigenze: un luogo dove poter concretizzare idee e visioni nate dall’incontro e dal confronto di migliaia di noi.
-Sei uno dei portavoce della nostra generazione, quelli nati tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90. In un mio articolo su Gli Stati Generali (https://www.glistatigenerali.com/societa-societa/anni-90-generazione/) la definisco la generazione “di mezzo”. Quelli un po’ nativi digitali, e un po’ no. Nati subito dopo il crollo dei grandi blocchi di riferimento. Che hanno visto il mondo trasformarsi in modo così rapido, che non capivano bene a quale epoca sentirsi appartenente: la nuova che man mano si andava creando, o la vecchia dalla quale provenivamo. Quanto sono ancora attuali questi problemi? E, appunto, quale futuro ci attende?
-Siamo nati in un periodo molto complesso e cresciuti in un mondo sempre più stretto, nonostante i nostri genitori continuassero a ripetere che non ci mancava nulla. Abbiamo reagito, ci siamo dati da fare per andare avanti con coraggio, accelerando la nostra crescita e diventando subito adulti, da un giorno all’altro. Non abbiamo trovato spazi, di studio, di lavoro, di partecipazione e ce li siamo costruiti. Siamo stati bombardati da incertezze, che ci hanno reso impossibile pianificare, progettare e abbiamo fatto squadra per averne di nuove. Non ci siamo mai arresi all’idea di non poter avere un futuro e soprattutto di non poterlo avere in una versione migliore del presente che abbiamo trovato.
-Cosa vi siete detti nell’incontro col ministro Vincenzo Spadafora?
-Abbiamo portato le nostre urgenze e priorità. Quelle emerse dal confronto di questi anni, durante le diverse edizioni. Serve individuare i giovani come capitale umano su cui investire, attraverso formazione e lavoro. Dargli spazio: di crescere, imparare e poter contribuire alla crescita di questo paese. Anche perché la nostra Costituzione lo garantisce come diritto di ogni cittadino, come garantisce anche per tutti la possibilità di partecipare all’organizzazione politica, economica e sociale. Abbiamo chiesto equità.
-Un movimento, quello dei “Visionary” che guarda anche alla politica?
-Partecipare è politica. Stiamo lottando per ripulire una parola sporcata negli anni, che ha poi portato tutti noi a starne il più possibile lontani per la paura di sporcarsi. Visionary Days è politica, come lo è ogni azione che in maniera attiva interviene per occuparsi di ciò che ci circonda e provare a migliorarlo pensando al benessere di tutti. Abbiamo molte urgenze e priorità per il futuro, prima tra tutte l’equità, e su quelle stiamo concentrando le nostre forze e il nostro impegno per provare a sensibilizzare il numero più alto di persone e portare i nostri temi al centro dell’agenda politica nazionale. Lì vogliamo essere presenti, come comuni cittadini, scegliendo ancora una volta di non tirarci indietro.
Nessun commento
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.