Geopolitica

La geopolitica della sicurezza: analisi sul vertice di Mosca tra assenze ed importanti presenze

29 Maggio 2025

Il 13° Incontro Internazionale degli Alti Rappresentanti Responsabili delle Questioni di Sicurezza, tenutosi recentemente su iniziativa del Consiglio di Sicurezza russo, si configura come un evento strategico di rilievo globale. La partecipazione di capi e funzionari dei servizi di sicurezza e intelligence di oltre 100 Paesi, principalmente del Sud globale, dell’Est e della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), insieme a rappresentanti di organizzazioni multilaterali come la CSTO, l’UEE e la SCO, evidenzia la crescente polarizzazione del mondo e il riassetto degli equilibri internazionali attorno a nuove direttrici multipolari.

Dal 2010, questo forum rappresenta una piattaforma di dialogo alternativa a quelle occidentali, ponendosi come punto di riferimento per Stati che condividono la necessità di elaborare meccanismi collettivi per fronteggiare rischi globali, senza dover sottostare alle logiche dominanti delle tradizionali potenze euro-atlantiche. In questa edizione, il contesto internazionale è apparso più critico che mai, con l’intensificarsi di minacce transnazionali, guerre ibride e tensioni geopolitiche.

A presiedere i lavori è stato Sergei Shoigu, Segretario del Consiglio di Sicurezza russo, affiancato dal Ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Il Presidente Vladimir Putin ha aperto i lavori in videoconferenza, lanciando un messaggio chiaro e politico: è urgente costruire una nuova architettura della sicurezza globale, basata su equità, rispetto reciproco e il diritto di ogni Stato a tutelare la propria sovranità senza compromettere quella altrui. Un messaggio rivolto direttamente a quei Paesi che oggi contestano la centralità dei modelli occidentali e auspicano un ordine internazionale più inclusivo.

Un aspetto significativo emerso dal discorso di Putin è stato l’enfasi sulla crescente importanza dei Paesi del Sud globale nella configurazione del sistema di sicurezza mondiale. Questi Stati, secondo il leader russo, condividono il valore della sovranità equa e dello sviluppo indipendente, proponendo modelli alternativi a quelli imposti in passato, soprattutto da parte dell’Occidente.

Nel corso delle sessioni plenarie e conferenze tematiche, i delegati hanno discusso temi centrali per l’agenda della sicurezza internazionale: l’aumento della minaccia terroristica, la frammentazione delle reti estremiste in nuove roccaforti regionali, l’espansione dei cyber-attacchi contro infrastrutture critiche, e la crescente complessità della criminalità organizzata transnazionale. L’obiettivo condiviso: costruire un’infrastruttura di sicurezza comune, indivisibile e resiliente.

In questo contesto, il Marocco ha giocato un ruolo da protagonista, rappresentato dal Direttore Generale della Sicurezza Nazionale e della Sorveglianza Territoriale, Abdellatif Hammouchi, che ha ribadito la necessità di un approccio multilaterale basato sulla cooperazione equa, pragmatica e trasparente. Hammouchi ha sottolineato l’importanza dello scambio immediato e sicuro di informazioni tra i servizi di intelligence, affermando che “la vigilanza e la responsabilità condivisa sono la base della sicurezza collettiva, nel rispetto del principio win-win”.

La partecipazione del Marocco è stata ulteriormente valorizzata da numerosi incontri bilaterali con omologhi di paesi amici e fratelli, tra cui il Servizio Federale di Sicurezza della Russia (FSB). Le discussioni si sono concentrate sul rafforzamento della cooperazione operativa, in particolare su intelligence, lotta al terrorismo, traffico transfrontaliero e criminalità informatica.

La presenza attiva e riconosciuta del Marocco a questo vertice è un chiaro indicatore del suo ruolo centrale nel nuovo scenario della sicurezza internazionale. Non solo Rabat ha dimostrato credibilità e competenza, ma si è anche affermata come un interlocutore affidabile per le potenze emergenti, proponendo un modello basato sul pragmatismo e sulla complementarità tra Nord e Sud.

Tuttavia, tra le pieghe di questo importante incontro emerge una doppia assenza che pesa sul piano strategico. Da un lato, l’Europa, che continua a sottovalutare l’importanza di simili iniziative, appare estranea a forum fondamentali per la ridefinizione dell’ordine globale. Questa mancata partecipazione è il sintomo di una visione geopolitica miope e ancorata a schemi del passato, incapace di cogliere che la sicurezza oggi è globale, fluida e interconnessa, e non può essere gestita in solitudine.

Dall’altro, la presenza tangibile e costruttiva del Marocco — che pur appartiene al fianco meridionale del Mediterraneo — dimostra come sia possibile unire visione strategica e diplomazia operativa, costruendo ponti tra mondi apparentemente lontani. In un momento in cui la fiducia tra blocchi geopolitici è in crisi, la postura marocchina evidenzia la necessità di attori intermedi, capaci di mediare, connettere e stabilizzare.

Il 13° Forum della Sicurezza si conclude dunque non solo come un momento di cooperazione, ma come uno specchio delle trasformazioni profonde dell’ordine globale. L’emergere di nuove alleanze, la centralità delle potenze medie e la marginalizzazione autoindotta di certi attori storici rappresentano segnali che non possono essere ignorati. Il futuro della sicurezza internazionale non si gioca più solo a Bruxelles o Washington, ma anche e soprattutto a Mosca, Rabat, Pechino e Nuova Delhi. E chi non partecipa, rischia di restare spettatore di un mondo che cambia.

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