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Geopolitica

Le conseguenze della Pace e della Guerra

di Flavio Pasotti
17 Ottobre 2019

Ok, tutti a tifare curdo, io pure. Erdogan è un puzzone, ok. E Trump un traditore. Adesso che abbiamo dichiarato colore però proviamo a ragionare perché il Medio Oriente avrebbe un gran fascino se non fosse da millenni una macelleria umana: è un mondo liquido dove tribù, potere individuale, petrolio, aspirazioni geopolitiche, spirito di sopravvivenza e infine, solo infine e strumentalmente, religione rendono vano il ragionare per i razionali occidentali.
Ma se proviamo a fare gli italiani forse qualcosa possiamo capire. Gli obbiettivi del puzzone sono i più chiari: Erdogan considera i curdi il nemico, non l’avversario ma il nemico storico e ha trovato in Trump, in generale negli americani, il perfetto alleato per avere mano libera per rinforzare con una vittoria esterna il suo potere scosso all’interno dalla sconfitta alle elezioni di Istanbul. In secondo luogo il problema di tre milioni e passa di rifugiati siriani è reale, mica sono i barconi di Salvini,  e offre a sua volta tre opportunità: la creazione di una zona cuscinetto ridislocandoli in “casa loro”; il presentarsi come il protettore dei sunniti, vecchia ambizione di chi da emiro si sogna califfo; promuovere con aiuti internazionali dai quali nessuno potrà sottrarsi, tantomeno l’Unione Europea, la ricostruzione da affidare alle imprese turche con conseguente poderosa spinta per una economia che langue. Non fanno neanche male alcuni campi petroliferi del Rojava ormai a portata di mano. Questo risultato deve essere raggiunto non solo manu militari ma con lavoro diplomatico con il vincitore assoluto della partita, Vladimir Putin. Sono i Russi a coronare il loro antico sogno zarista di bypassare i Dardanelli e divenire una potenza mediterranea con solide basi militari, navali terrestri e aeree, nella Siria di Assad che a sua volta grazie all’appoggio russo sta completando la “Reconquista” di ciò che aveva perso con la rivolta di questi anni. E riesce a farlo parzialmente sdoganandosi dall’Iran che sarà anche Sciita come gli alawiti di Assad ma puntava anch’esso a coronare il sogno del corridoio dal Golfo Persico al Mediterraneo. Non sembri strano che le ambizioni di queste potenze regionali non tengano conto dei confini statuali perché essi sono tali solo sulla carta dell’accordo Sykes-Picot del 16 maggio 1916: i confini in Medio Oriente con strutture statuali deboli si confondono sempre con le zone di influenza e territori tribali. I curdi conoscono bene queste regole e non hanno mai richiesto uno stato autonomo anche perché loro stessi non sono una entità omogenea (gli scherzetti tra i curdi iracheni e quelli siriani sono frequenti) ma hanno sempre puntato a ottenere protezione tramite forti autonomie all’interno dei quattro stati nei quali abitano: per questo è stato un boccone amaro ma hanno ottenuto in un batter d’occhio l’accordo con Assad che pure ha sorpreso i turchi in piena operazione militare. L’arrivo di Assad al posto di confine turco siriano di Kobane impedisce ulteriori avanzate ottomane e ne annulla la supremazia aerea, pena un conflitto di conseguenze inimmaginabili a partire dal Patto Atlantico. Si apre quindi dopo una settimana ciò che si immaginava dall’inizio e cioè una soluzione diplomatica nella quale non vi sono arbitri, nemmeno russi, ma ogni parte in causa dovrà accettare qualcosa e rigorosamente senza ONU tra i piedi che qui si fa sul serio.
Lasciamo quindi che curdi, siriani, turchi e russi continuino a giocare la loro partita a poker con i segni dello scopone e vediamo cosa capita agli altri, cioè a noi. Gli americani sulla scena mediorientale la faccia l’avevano già persa, la frettolosa ritirata ne è solo la plastica immagine. Se sei una superpotenza che dichiara una red line e non la fai rispettare dopo aver peraltro mandato avanti un alleato (i francesi in quel caso) sei già sulla brutta strada ma se in pochi giorni ti abbattono un drone e tentano di radere a suolo l’impianto petrolifero del tuo storico alleato e non fai nulla se non un cyberattacco di ritorsione del quale peraltro non puoi dare notizia né per portata né per effetti sei politicamente finito. Fosse un danno solo tuo poco male (si fa per dire), il problema è che due soggettini come Arabia Saudita e Israele hanno drizzato le antenne e oggi sanno di poter contare solo su se stessi per la propria sopravvivenza avendo un nemico comune: l’Iran. Se fossi in Trump comincerei a non fare più affidamento sulla lobby ebraica americana per la rielezione perché a Tel Aviv hanno chiaro che non sono più i tempi del ponte aereo dello Yom Kippur e la prima cosa che capiterà è, come per i sauditi, una ulteriore restrizione alla collaborazione delle intelligence con la CIA. A questo si riferivano i repubblicani americani quando hanno detto che la politica di Trump (e di Obama) metteva a rischio la sicurezza nazionale. E se Israeliani e Sauditi sanno da oggi di dover fare da soli almeno altri tre paesi hanno capito a livello militare, di intelligence e per due su tre anche a livello politica di avere problemi: i tre sono Germania, Francia e Italia dove gli ultimi due hanno da tempo sviluppato piani di proiezione allargata dei propri interessi nel mediterraneo. La prima pessima notizia è che gli europei non hanno più la loro Guantanamo, cioè le prigioni gestite dai curdi dove erano rinchiusi foreign fighters euronativi che in patria non sapremmo come processare e detenere. La seconda è che la presenza russa nell’ex mare nostrum apre scenari inediti in Libia, per dirne una, in Egitto, in Turchia. E, dovendo scegliere, la Turchia è il paese con cui dovremo riallineare le politiche perché consegnare un alleato Nato ai russi è un rischio enorme: oggi a Mosca c’è Putin, razionale uomo imparato sotto il KGB. Ma se la “democrazia” dovesse partorire qualcun altro l’Olimpo (per essere religiosamente neutri nella speranza) ce ne scampi perché ad oggi non possiamo immaginare chi possa essere ma in ogni caso avrebbe più di un piede in casa nostra.
Morale, la politica estera è realpolitik e non si fa con le emozioni: politica estera e sicurezza nazionale devono coincidere: ammutoliti gli americani perché scoprono che la coerenza alle politiche di Obama e Trump li ha portati al “tradimento”, i francesi paiono essere molto sul pezzo e se vuoi avere qualche notizia solida su ciò che capita in Siria ti tocca leggere i loro siti. Gli Italiani, che pure capiscono, si accontentano a livello politico delle agenzie di stampa. Ma dovranno svegliarsi, embargo a parte.

Donald Trump governo Unione europea
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