Medio Oriente
Gaza, l’ONU chiede a Israele di fermarsi. Critiche da tutto il mondo su Netanyahu
L’annuncio shock del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ieri ha ufficializzato la decisione di occupare militarmente l’intera Striscia di Gaza, ha scatenato una raffica di reazioni critiche in tutto il mondo. Governi, istituzioni internazionali, leader religiosi e organizzazioni umanitarie si sono levati in coro per condannare la mossa, considerata da molti un’escalation pericolosa e un passo che potrebbe compromettere definitivamente qualsiasi prospettiva di pace nella regione.
Un altolà duro arriva dall’Alto commissario ONU per i diritti umani Volker Türk (nella foto) che ha chiesto a Israele di «fermare immediatamente» i suoi progetti di occupazione della Striscia. Il piano, ha sottolineato Turk, «è in contrasto con la sentenza della Corte internazionale di Giustizia, secondo cui Israele deve porre fine alla sua occupazione il prima possibile, con la realizzazione della soluzione concordata dei due Stati e con il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione». Questa ulteriore escalation, ha poi aggiunto, «si tradurrà in un ulteriore esodo forzato di massa, ulteriori uccisioni, ulteriori sofferenze insopportabili, distruzione insensata e crimini atroci». Per Türk «il governo israeliano dovrebbe impegnarsi al massimo per salvare le vite dei civili di Gaza, consentendo il pieno e incondizionato flusso di aiuti umanitari”. Inoltre, gli ostaggi devono essere «rilasciati immediatamente e incondizionatamente» dai gruppi armati palestinesi, così come i palestinesi detenuti arbitrariamente da Israele.
«Una decisione errata, che non porterà sicurezza né libererà gli ostaggi», ha dichiarato con fermezza il primo ministro britannico Keir Starmer. Intervenendo davanti alla stampa a Londra, ha aggiunto: «Questa azione rischia solo di intensificare il bagno di sangue e allontanare ogni possibilità di soluzione negoziata. Se Israele non cambia rotta, riconosceremo lo Stato palestinese già da settembre».
Dall’Australia, la ministra degli Esteri Penny Wong ha espresso preoccupazione per le conseguenze umanitarie di quella che ha definito «una scelta che aggraverà soltanto la catastrofe già in corso». Wong ha sottolineato che «l’unica via per una pace giusta e duratura resta la soluzione dei due Stati», facendo eco alle crescenti pressioni internazionali su Israele affinché si ritiri da Gaza.
La Turchia condanna nei termini più forti la decisione di Israele di espandere l’operazione militare nella Striscia di Gaza. Lo afferma in una nota il ministero degli Esteri turco. Il piano approvato nella notte dal gabinetto di sicurezza israeliano «rappresenta una nuova fase della politica genocida ed espansionistica». Per Ankara, la decisione infligge «un duro colpo alla pace e alla sicurezza internazionali, aumentando l’instabilità regionale e aggravando la crisi umanitaria». Secondo la Turchia, «l’occupante Israele deve fermare immediatamente i suoi piani di guerra, accettare il cessate il fuoco a Gaza e avviare negoziati nella direzione di una soluzione a due Stati».
«Forte preoccupazione» dalla Cina per il piano israeliano: Pechino invita Israele a «porre fine immediatamente alle azioni pericolose». Gaza «appartiene ai palestinesi ed è parte inseparabile del territorio palestinese», ha affermato un portavoce del ministero degli esteri cinese in un messaggio all’agenzia Afp.
«Condanniamo fermamente la decisione del governo israeliano di occupare la Striscia di Gaza, che comporta continui tentativi di sfollare i suoi residenti, commettere ulteriori massacri e provocare ulteriori distruzioni», ha dichiarato a Reuters Abu Rudeineh, portavoce del presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). «Chiediamo alla comunità internazionale, in particolare all’amministrazione statunitense di assumersi le proprie responsabilità e fermare questa invasione israeliana di Gaza, che non porterà né sicurezza, né pace, né stabilità a nessuno».
Tra le fila dell’opposizione israeliana, le critiche sono altrettanto severe. Il leader centrista Yair Lapid ha accusato Netanyahu di «trascinare Israele in un disastro annunciato». In un’intervista televisiva, Lapid ha dichiarato: «Questa occupazione costerà miliardi, vite di soldati e civili, e potrebbe condurre a un isolamento diplomatico totale. È il piano perfetto… per Hamas».
Netanyahu, però, sembra determinato. In un discorso trasmesso in diretta dalla Knesset, ha ribadito: «L’unico modo per garantire la sicurezza di Israele è il controllo totale su Gaza. Non intendiamo governarla per sempre, ma dobbiamo ripulirla da Hamas e stabilire un nuovo assetto sicuro». Fonti vicine al governo indicano che il premier vorrebbe affidare la futura amministrazione civile del territorio a «Stati arabi moderati», ma al momento nessuno sembra disposto ad assumersi questo ruolo.
Nel frattempo, i convogli umanitari restano bloccati ai valichi, mentre fonti dell’OMS riportano condizioni sanitarie “da zona di morte”: mancano medicinali, anestetici, incubatrici e persino l’acqua potabile. Gli ospedali funzionano solo grazie a generatori di fortuna e il numero di bambini affetti da malnutrizione acuta è in aumento esponenziale.
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