
Medio Oriente
Netanyahu interrompe gli aiuti a Gaza mentre nuovi raid aerei israeliani uccidono 35 persone
Aiuti sospesi dopo che il ministro Smotrich ha minacciato di abbandonare il governo. Intanto la questione dei crimini israeliani a Gaza infiamma il Consiglio Europeo di oggi. Pressioni per sospendere l’accordo di cooperazione UE-Israele
Aiuti sospesi nel Nord di Gaza, dopo che il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha minacciato di abbandonare il governo. Nel frattempo due attacchi aerei israeliani hanno ucciso oggi 35 persone, secondo fonti negli ospedali del territorio, come riporta Al Jazeera. Il totale include tre persone uccise mentre aspettavano gli aiuti umanitari vicino ai punti di distribuzione, nove persone morte nel bombardamento di una scuola che ospitava sfollati a Gaza città, due persone uccise in un bombardamento del quartiere di Zeitoun sempre in città e una uccisa in un attacco a Jabalia, più a nord. Sono ormai almeno 549 i palestinesi uccisi mentre cercavano di avere accesso agli aiuti distribuiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF). Nelle ultime 24 il totale delle vittime uccise dalle forze armate israeliane è salito a 90, a cui vanno aggiunti altre tre morti vicino a Ramallah (Cisgiordania), per mano dei coloni.
Nel frattempo il dossier degli abusi e crimini commessi da Israele a Gaza infiamma il Consiglio europeo in calendario oggi e domani a Bruxelles. Diversi Paesi europei chiedono una presa di posizione forte, fino alla sospensione dell’accordo di cooperazione con Israele, per violazione dei termini dell’accordo da parte di quest’ultimo.
In Medio Oriente, «la situazione è critica, c’è un’ampia richiesta di de-escalation», ha detto la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, al suo arrivo al Consiglio europeo a Bruxelles. «Dobbiamo assicurrci che il cessate il fuoco (Israele-Iran, ndr) regga e dobbiamo anche lavorare per un cessate il fuoco a Gaza, affinché gli aiuti umanitari vitali tanto necessari arrivino a tutti coloro che ne hanno disperatamente bisogno e per il ritorno di tutti gli ostaggi». Eppure la mossa di oggi di Benjamin Netanyahu non lascia dubbi: il primo ministro israeliano è prigioniero dell’estrema destra del suo governo, che con la scusa di voler impedire a Hamas di appropriarsi degli aiuti. Netanyahu ha comunque chiesto all’Idf (l’esercito israeliano) di elaborare un piano in 48 ore di consegna degli aiuti che neutralizzi Hamas.
«Purtroppo, alcuni Stati membri, importanti Stati membri, hanno deciso di dare priorità ai propri interessi e non ai diritti umani del popolo palestinese. Vedremo se riusciremo a convincerli oggi, ma anche se non ci riusciremo, persisteremo», ha affermato il primo ministro della Slovenia, Robert Golob, al suo arrivo al Consiglio europeo a Bruxelles. «Ho già ricevuto informazioni dall’alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Kaja Kallas, secondo cui Israele viola chiaramente l’articolo 2 in materia di diritti umani a Gaza. A meno che l’Unione europea non faccia qualcosa di concreto oggi o nel giro di due settimane, allora ogni Stato membro, compresa la Slovenia e alcuni dei Paesi che condividono la nostra stessa visione, dovranno fare i prossimi passi da soli. E siamo pronti a farlo perché è giunto il momento di non limitarci a mostrare solidarietà, ma di esercitare una vera pressione sul governo israeliano».
Più netta la Spagna: «A Gaza c’è una situazione catastrofica di genocidio: appoggiamo la richiesta dell’Onu di accesso degli aiuti, di cessate il fuoco e andare avanti verso la soluzione dei due stati», ha dichiarato il premier Pedro Sanchez. «Israele sta violando l’articolo due, quello sui diritti mani, dell’accordo tra Ue e Israele: oggi chiederò la sospensione immediata di questo accordo».
«Il cuore sanguina pensando all’Ucraina, alla situazione tragica e disumana di Gaza, e al Medio Oriente, devastato dal dilagare della guerra», ha detto oggi Papa Leone, ricevendo in udienza i partecipanti all’assemblea plenaria della Roaco, la Riunione delle Opere per l’aiuto alle Chiese Orientali.
«Abbiamo sentito anche una forte necessità dentro alla famiglia socialista di alzare la voce su Gaza, non solo per il cessato il fuoco, la liberazione degli ostaggi e gli aiuti umanitari, ma anche per sospendere l’accordo di cooperazione Ue-Israele. Quello che noi chiediamo è un embargo totale di armi da e verso Israele, sanzioni per il governo di Benjamin Netanyahu, il riconoscimento dello Stato di Palestina», ha dichiarato la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, uscendo dal prevertice del gruppo S&D in vista della riunione del Consiglio europeo.
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