
Medio Oriente
Pizzaballa: «Il cessate il fuoco a Gaza non è la pace ma un primo passo necessario»
In un’intervista al Corriere della Sera, il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa invita alla prudenza ma apre alla speranza: «C’è uno spiraglio che non si era mai visto». Il cardinale parla di compromessi e della necessità di «riconoscere l’esistenza dell’altro»
In un’intervista al Corriere della Sera, il cardinale e patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, con Gian Guido Vecchi, affronta con tono cauto e realistico le prospettive di un cessate il fuoco a Gaza, invitando a cogliere «uno spiraglio che non ha precedenti». La sua profonda conoscenza del contesto mediorientale, la padronanza delle lingue locali, tra cui l’ebraico, e la capacità di costruire ponti tra culture e religioni diverse, lo rendono una figura di riferimento per una Chiesa sempre più chiamata a confrontarsi con le sfide globali.
Un “primo passo” verso la pace ma non subito
Secondo Pizzaballa, il cessate il fuoco rappresenterebbe «il primo passo», non già la pace: «La fine di questa guerra orribile non sarebbe la fine del conflitto», ma potrebbe costituire «la premessa necessaria per cominciare un percorso nuovo, diverso».
L’attuale fase è segnata da «tante difficoltà, tanti punti interrogativi», ammette il patriarca, che tuttavia sottolinea come «un clima di speranza si percepisce», con media locali che mostrano «speranzosi, ma con misura».
I rischi del percorso e la necessità del compromesso
Pizzaballa mette in guardia contro i sabotaggi che spesso ostacolano i processi di pace: «È un percorso pieno di insidie». D’altra parte, nota, «c’è anche tanta stanchezza … basta», e la pressione internazionale sui contendenti — Israele e Hamas — può aprire una finestra di opportunità che «non si era mai vista prima».
Il patriarca solleva una questione centrale: «L’incapacità di trovare un compromesso». Tutte le parti, dice, dovranno «rinunciare a qualcosa in vista di un bene maggiore», esigenza resa ardua da fattori di reputazione e coerenza politica.
Il peso del contesto storico e culturale
Pizzaballa riflette sulla gravità della presente crisi: in quasi 35 anni, afferma, non ha mai registrato un momento così difficile nella Terra Santa. Per lui, le radici vanno ricercate molto prima del 7 ottobre: «una narrativa di disprezzo, di rifiuto, di odio, di supremazia» ha contribuito a forgiare un clima che nega il dialogo.
Riguardo al concetto di «purificazione della memoria», il patriarca chiarisce che è indispensabile «cominciare a riconoscere l’esistenza dell’altro», ossia aprire gli occhi al dolore altrui, per evitare che ciascuno resti «la sola e unica vittima».
Il ruolo della società civile e della Chiesa
Rispondendo alle manifestazioni in Italia e in Europa per Gaza, Pizzaballa esclude gesti estremi e fonda la sua speranza sulle mobilitazioni: «Le immagini che arrivano da Gaza hanno risvegliato […] la dignità delle persone, dei diritti, della vita». Pur ammonendo che «gli idioti ci sono sempre», invita a valorizzare l’impegno della maggioranza.
Il Patriarcato aveva offerto collaborazione per consegnare gli aiuti della Flotilla ma l’operazione non si è concretizzata: «Noi restiamo sempre a disposizione per aiutare, ma non facciamo parte di nessuno schieramento».
Infine, sullo scenario postbellico, Pizzaballa invita a pensare non solo alle strutture ma al tessuto umano: la ricostruzione deve riguardare anche “i muri e le persone”, con particolare attenzione a orfani, anziani e famiglie distrutte.
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Foto di copertina di Marcin Mazur
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