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Europa: dal ratto al patto, dalla solidarietà alla disumanità

La mitologia ci prospetta le origini antiche del valore della solidarietà, elevandolo a diritto umanitario e politico. Un diritto che, attualmente, gli stati membri della moderna Europa avvertono come una minaccia.

15 Luglio 2025

Il mito è ben conosciuto e ha ispirato artisti come Tiepolo, Tiziano, Rembrant, anche se per me quello illustrato su uno dei più noti crateri realizzati da Assteas, artista poseidoniate del IV secolo a.C., resta l’ideale. Esiodo e poi ancora Ovidio raccontano che Europa, figlia di Agenore, re di Tiro, città fenicia, tuttora esistente a circa novanta chilometri a sud di Beirut, nel Libano meridionale, fosse bellissima, tanto che il disinvolto, per così dire, Zeus se ne invaghì e volle a tutti i costi farla sua. Preso atto delle resistenze della donna, per niente consenziente, ricorse come era solito fare a uno stratagemma, trasformandosi in un grazioso toro bianco e presentandosi a lei mentre giocava sulla spiaggia con le amiche. Attratta dall’insolito e mansueto toro, Europa vi salì in groppa. A quel punto, l’animale, cioè la divinità greca, si tuffò in acqua e si allontanò dalla riva, portando con sé la fanciulla. In pratica, si trattò di un rapimento in piena regola. Zeus, dopo averla sedotta, la lasciò al suo destino su una spiaggia dell’isola di Creta. La fanciulla, dunque, si ritrovò sola e incinta in una terra straniera, dove, trovando asilo e rifugio, riuscì a edificare la sua esistenza. Dall’unione con Zeus nacquero tre figli, fra i quali Minosse, futuro re di Creta. Fu proprio il figlio, comunque un semidio, che per onorare la madre volle intitolare l’insieme delle terre a nord di Creta con il suo nome, da allora e ancora oggi, Europa.

Speculare sulla mitologia classica, adducendo a congetture riferite alla realtà contemporanea non sempre è un esercizio agevole, anche perché intrecciare la leggenda antica con la realtà della politica globale dei nostri giorni richiede un incastro attinente e ben connesso. La prima cosa che viene in mente è che il cosiddetto “vecchio continente” prende il nome da una donna libanese rifugiata in un paese (Creta) dell’attuale Unione Europea. Il mito celebra l’incontro interculturale fra la civiltà fenicia e quella greca, che fino a quel momento di contatto rappresentavano mondi distanti e incomunicabili. Senza perdersi in fronzoli e ricorrendo drasticamente al rasoio di Occam, si giunge presto a dire che i luoghi europei che una volta erano ben propensi ad accogliere chiunque ne facesse richiesta, oggi preferiscono chiudere le loro frontiere a coloro che fuggono dalla povertà, dalla guerra, dalle persecuzioni. Il mito in argomento, insieme ad altri come quello del troiano Enea, che fugge dalla sua città in fiamme per sbarcare come profugo sulle coste laziali, diventando il progenitore della romanità, ci prospettano le origini antiche del valore della solidarietà, elevandolo a diritto umanitario e politico. Un diritto che, attualmente, gli stati membri della moderna Europa avvertono come una minaccia, su cui elaborano propagande politiche per ottenere valanghe di voti. Trump e gli assoggettati europei, tra i quali si distingue come obbediente di spicco la nostra Giorgia Meloni, hanno costruito la loro fortuna politica sulla negazione dell’accoglienza, integrazione e solidarietà ai rifugiati e ai richiedenti asilo. L’ostilità nei riguardi della valorizzazione delle differenze culturali sta segnando in Europa e nell’intero Occidente un ritorno di fiamma per i nazionalismi più sguaiati, attraverso cui le nuove destre, anche laddove dimostrano atteggiamenti espliciti e violenti di xenofobia e razzismo, mantengono posizioni di vantaggio rispetto agli antagonisti.

Ecco, il comportamento irresponsabile e pavido dell’Europa del Patto Atlantico di fronte al genocidio dei palestinesi affonda le sue radici nella revisione di sovranismi e colonialismi aperti a ogni deriva, pronti a giustificare l’orrore e a difendere l’economia illegale che ne deriva. E se una giurista di coraggio delle Nazioni Unite, come Francesca Albanese, stila un elenco delle aziende che traggono vergognosamente profitto dalla devastazione di Gaza, il sistema perverso di potere che sovrintende all’alleanza israelo-occidentale mette in moto, mediante la comunicazione, un processo di mistificazione atto a sminuirne l’identità. Il gioco è ormai vecchio e non funziona più: se si critica Zelensky, il sionismo e la politica dell’unione Europea si viene accusati di essere rispettivamente filo-putiniani, antisemiti e anti-europeisti, senza ovviamente essere nessuna delle tre cose.

 

 

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