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UE

L’ emergenza immigrazione? Un primo nucleo di europa dei cittadini

di Matteo Ghisalberti
3 Novembre 2014

L’immigrazione clandestina ha finalmente gettato la maschera da “problema mediterraneo”, indossata fino alla trasformazione dell’operazione Mare Nostrum in operazione Triton. Per questo i governi dei 28 paesi dell’Unione Europea hanno probabilmente iniziato a prendere coscienza della dimensione continentale del fenomeno. Una nuova percezione che è probabilmente dettata anche dai rischi che l’emergenza immigrazione clandestina comporta per un Europa chiamata dalla necessità di proteggersi dal terrorismo home made  e dai rischi sanitari come quelli legati ad Ebola.
Questa nuova consapevolezza cresce sempre di più in Francia che si trova a vivere un’emergenza in due dei suoi territori di confine: Nizza a sud, e Calais, a nord. La prima città è la porta d’ingresso dei migranti clandestini che, una volta approdati sulle coste italiane, risalgono lo Stivale per raggiungere paesi dove possono trovare parenti, conoscenti o, più semplicemente, aiuti come quelli che alcuni stati erogano a chiunque si trovi in determinate situazioni di necessità. La città di Calais ha assunto sempre di più il ruolo di “trampolino” per il Regno Unito. Una città che si sente invasa da una marea umana silenziosa, aggredita dalla violenza dei passeur (ultime pedine dei trafficanti di esseri umani, incaricati di nascondere i clandestini nei camion con destinazione oltre Manica), impotente di fronte alle situazioni di indigenza e miseria che è costretta ad osservare.
Calais è diventata, suo malgrado, un “esperimento” in scala reale per Marine Le Pen e il suo Front National, che nei giorni scorsi ha compiuto un soprallugo sul posto visto per non lasciarsi scappare l’occasione per ergersi a paladina dei residenti e recuperare cosi ancora dei consensi. Il partito di estrema destra aveva già registrato nel nord della Francia un exploit considerevole alle europee di maggio 2014, chiuse con cinque euro deputati (su 10 da eleggere nella circoscrizione) tra cui la stessa Le Pen che, nel 2009, era stata l’unica eletta per il Front National.
Di fronte a questa pericolosa deriva estremista, la sola forza che si è mossa, sebbene in maniera non sempre coordinata, è stato il partito di centro-destra UMP, lo stesso di Sarkozy. Un partito che sta attraversando una crisi dopo gli scandali legati alla gestione dei “clan” di alcuni dei suoi leader, ma che ha posto chiaramente la questione della gestione della crisi dell’immigrazione clandestina. Lo stesso Nicolas Sarkozy, a due giorni dalla chiusura della campagna per le europee, aveva scritto in una tribuna nel settimanale Le Point con la quale affermava la necessità di “sospendere immediatamente Schengen I e sostituirlo con Schengen II al quale i paesi membri potrebbero aderirie solo dopo aver adottato una stessa politica d’immigrazione “. I candidati UMP si erano anche impegnati ad operare affinché la nuova Commissione UE non avesse più un commissario all’allargamento ma, piuttosto, uno all’immigrazione.
E anche a Nizza e Calais sono dei sindaci UMP – rispettivamente il deputato Christian Estrosi e la senatrice Natacha Bouchart – che reclamano delle azioni concrete da parte del governo socialista guidato a Manuel Valls sotto il patrocinio del presidente François Hollande. Oggi il ministro dell’interno Bernard Cazeneuve si è recato in visita ufficiale a Calais dove ha ricordato che fornire “un aiuto alla disperazione e alle difficoltà dei migranti” è il “nostro dovere di Stato”. L’impressione rimane comunque che delle azioni più importanti si facciano  attendere, magari non nei casi specifici delle due città di confine, ma piuttosto per l’assenza di una politica nazionale dell’immigrazione consapevole della gravità della situazione. Già perché da quando il Partito Socialista francese, insieme ai suoi alleati verdi e comunisti, ha vinto le elezioni uno dei leitmotiv è stato lo smantellamento delle politiche adottate dalla presidenza Sarkozy e dai governi guidati da François Fillon. In tema di immigrazione gli esecutivi succedutisi tra il 2007 e il 2012 avevano irrigidito le condizioni di soggiorno in Francia e avevo reso più difficili le naturalizzazioni. Esattamente il contrario di quanto fatto dagli attuali leader transalpini. In sostanza, a destra si comprende la necessità di una gestione comune dell’immigrazione a livello europeo proprio per tagliare l’erba sotto i piedi dei movimenti populisti, ma anche per circorscrivere l’allarmismo diffuso dopo lo scoppio di epidemia di Ebola o per affrontare in modo efficace il problema di vari jihaidisti con passaporto UE, tornati nei loro paesi per compiere attentati. Anche per questo tema, durante l’estate si è resa evidente la necessità di un coordinamento europeo in tema di attraversamento delle frontiere interne e esterne da parte di cittadini UE potenzialmente pericolosi. Nel mese di luglio l’autore degli omicidi al Museo Ebraico di Bruxelles, un francese di origine nord africana, è stato arrestato a Marsiglia. A settembre, il governo socialista francese aveva fatto una figuraccia perdendo le tracce per un paio di giorni di due sospetti terroristi con passaporto transalpino estradati dalla Turchia, attesi all’aeroporto di Parigi e arrivati invece a Marsiglia, dove hanno attaversato i controlli come se nulla fosse.
In questo contesto l’Italia dovrebbe rendersi conto che puo’ giocare una carta importante, soprattutto a poco più di due mesi dalla fine del semestre di presidenza UE. Si tratta della carta dell’approvazione in tempi rapidissimi di un pacchetto di norme applicabili in tutta la UE in maniera uniforme. Da questo punto di vista va salutata l’azione del ministro degli interni italiano, Angelino Alfano, che ha trasmesso ai partner europei un’immagine dell’Italia, non più disposta a sopportare da sola questa emergenza umanitaria. Azioni come quelle di Alfano dovrebbero essere più frequenti e meglio sostenute dall’intero governo perché gli italiani hanno il diritto, come gli altri europei, di non subire il ricatto dei trafficanti di esseri umani e il dovere di riaffermare l’umanità di fronte alla negazione del valore delle vite umane che questi malfattori vogliono imporre. Anche questo potrebbe contribuire a rafforzare l’Europa dei cittadini

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