Dal Family day non si può accettare la giustificazione del femminicidio

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23 Giugno 2015

Se una moglie lascia l’uomo, lui può fare una scoperta inimmaginabile. Sperimenta il non essere amato, quindi l’inferno. Sente una morte tanto profonda, che il primo moto è ucciderla”. Quando ho letto queste parole, il primo sentimento è stato quello di ignorarle. O almeno di ascoltarle davvero, immaginando un travisamento o una forzatura giornalistica. Mi sono apparse troppo assurde per essere reali. E invece, mio malgrado, ho scoperto che sono state davvero pronunciate e addirittura sottoposte a giustificazioni del tipo “rientrano in un discorso più ampio” da parte di qualche osservatore esterno. E questo è troppo, è un autentico insulto al buonsenso.

In realtà, per quanto articolato sia il discorso di Kiko Arguello, fondatore del Cammino Neocatecumenale, è evidente che a un certo punto, suppone che “sperimentando il non essere amato” l’uomo provi un istinto omicida verso la donna. Facile no? Mi lasci e io ti ammazzo, magari a colpi di clava in una caverna. Al di là della battuta, l’argomento è tragicamente serio: il femminicidio è una piaga sociale indipendentemente dal credo religioso. Quella è un’affermazione inaccettabile in una manifestazione pubblica, ancora più terribile se dedicata alla famiglia e quindi ai valori che essa dovrebbe veicolare.

Ecco, ora sarà pur vero che può accadere il contrario (la donna lasciata aggredisce l’uomo), sebbene le cronache e i dati raccontano che sono di più i casi di mariti o fidanzati che uccidono mogli o fidanzate; ma caso vuole che l’insigne teorico Kiko Arguello, invitato alla manifestazione, abbia posto l’esempio dell’uomo che ammazza la donna. Il motivo? Il dolore di esser lasciato.

Da un uomo di fede quale dice di essere Arguello mi sarei magari aspettato che parlasse di come la preghiera, in questi casi, possa aiutare a superare un evento difficile, molto traumatico, come la separazione. Avrei sperato che raccontasse come Dio e la Chiesa potessero indicare un percorso spirituale per affrontare un dolore oggettivo come la fine di un matrimonio. Qualsiasi sia il motivo che porta a questo punto. E infine avrei apprezzato se avesse instillato la cultura, così affascinante quanto ignorata, del perdono che è alla base del comportamento di ogni buon cristiano.

Di certo mi lascia stupefatto che giustifichi l’aggressione “perché l’uomo si sente all’inferno”. Un concetto che mi sembra davvero aberrante, come lo è il tentativo di incorniciarlo in una riflessione generale e filosofica. Si possono rispettare, nonostante non le condivida, certe battaglie: ma il signor Arguello dovrebbe chiedere scusa più volte, perché di fronte alla separazione non si reagisce mai con l’aggressione. Mai.

TAG: family day, femminicidio
CAT: Famiglia, Questioni di genere

Un commento

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  1. sergio-donato 9 anni fa

    Se si ascoltano le parole di Kiko Arguello e le si analizza come penso dovrebbero fare i professionisti dell’informazione, è evidente, pur nell’esame della semplice semantica (anche nella difficoltà di Arguello di tramutare il suo pensiero in italiano) che l’uomo di chiesa sul palco non sta giustificando il femminicidio, non sta dicendo che è causato dalle mogli che non amano i mariti, ma che l’uomo, avendo escluso Dio e non avendo altro amore che quello coniugale, si dà a gesti inconsulti quando esso viene a mancare.
    È un punto di vista opinabile nella sua base religiosa, lo è anche in quell’esempio forzato della donna che lascia un uomo per un’altra donna.
    Quella di Arguello, è la spiegazione cattolica del femminicidio, non la sua giustificazione.
    Voglio una stampa libera. E lo dico guardando i due campanili contemporaneamente.
    (Non sono riuscito a trovare video integrali, e allego quello un po’ più lungo, caricato tra l’altro da LGBT News, ma poi come faccio a definirne l’integralità? E i giornalisti l’hanno fatto?)

    https://www.youtube.com/watch?v=KhCTAkoIXJc

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