Il dono

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27 Giugno 2021

Erano settimane che lo faceva. Rimaneva in disparte ad osservare lo scorcio dolce di quel parco e i suoi colori autunnali e i giochi semplici e allegri di quella bambina. Non poteva distinguere le sue parole e questo rendeva tutto possibile, a patto che i suoi sensi fossero vigili e attenti. Doveva distinguere il bisbiglio cinico della mente dal messaggio innocente del cuore.

Spesso si era ritrovato a sorridere di sé, e aveva immaginato un terzo spettatore a guardarlo mentre sembrava spiare quelle vite. Si era detto che solo il suo aspetto elegante e sobrio lo proteggeva dall’equivoco di uno sguardo malevolo, o almeno per ora era stato così.

Era lì per fare la sua scelta. La rimandava di giorno in giorno e di volta in volta imparava un’altro pò di quella bambina e del suo nuovo papà. Non era mai stato nella sua vita e mai quel ruolo gli era appartenuto, ricordava il giorno in cui l’aveva incontrata per la prima volta, per caso, sfuggita alla mano del suo amore perduto. I suoi occhi avevano parlato alla sua parte nascosta senza sforzo; senza averlo mai visto lo aveva riconosciuto e preso per mano. Gli aveva chiesto di cercare insieme la sua mamma e lo aveva condotto da lei. Tenendo tra le sue dita le dita piccole e delicate di sua figlia aveva imparato in un solo attimo ognuna delle cose che per una vita intera aveva rifiutato di vedere.

Non aveva potuto difendersi come avrebbe fatto di solito. E l’incontro con i suoi occhi era stato la cosa più grande e difficile che ricordasse. Erano trascorsi sei anni dal loro addio e dalla sua fuga. Eppure fino a quel momento l’aveva creduta una scelta, la sola possibile, la cosa giusta. Si erano rivisti così, dopo tutto quel tempo, e quella bambina ormai cresciuta li teneva per mano entrambi. Senza dire una parola avevano letto nei loro cuori, passando per quello di lei, piccolo e puro.

“Grazie”, gli aveva detto, infine, dopo un silenzio durato quanto doveva. Non aveva risposto nulla, perché se fosse sfuggito al nodo che aveva stretto la sua gola al suo stomaco e al cuore l’avrebbe implorata di perdonarlo e di riprenderlo con sé, per sempre.

Da allora, aveva rivisto quella bambina , venuta a dirgli che nulla era andato perso e niente era stato vano.

Abitava in una nuova casa, vicina alla sua casa, o al parco che era vicino ad entrambe. E lì poteva incontrarla e osservare il suo miracolo, da lontano e con gentilezza, senza interferire. Circondata d’amore, giocava leggera e faceva crescere qualcosa di lui che lui stesso non aveva mai conosciuto.

Era il suo dono, la prova che l’amore, anche quello tradito, rimaneva amore e mai si sarebbe trasformato nel suo opposto. Aveva sconfitto e sepolto il suo nemico. La scelta non sarebbe stata meno dolorosa, ma era più facile adesso. Avrebbe ricompensato quel dono. A suo modo, come poteva e per tutto il tempo che gli rimaneva.

Distinse bene tra il suo desiderio e la sua generosità, vide ciò che il suo io voleva e quello che l’amore avrebbe voluto e rinunciò a sè. Andò via da quell’angolo luminoso e sorrise, non sarebbe tornato.

 

TAG: racconto breve
CAT: Famiglia, relazioni

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