Corrado Cominotto, Banca Generali

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Cominotto (Banca Generali): «Cautela sui bond governativi, occasioni interessanti sui corporate»

Corrado Cominotto è responsabile Gestioni patrimoniali attive di Banca Generali e ha alle spalle oltre vent’anni di esperienza nel settore. A qualche giorno dalla fine dalla guerra contro l’Iran, per fare il punto su mercati e investimenti

8 Luglio 2025

Corrado Cominotto è responsabile Gestioni patrimoniali attive di Banca Generali e ha alle spalle oltre ventanni di esperienza nel settore. Il suo è il punto di vista di chi sui mercati ha vissuto molte stagioni e affrontato da vicino diverse crisi finanziarie globali. La sua carriera professionale iniziata in Bank of America, prosegue in Banca Mediolanum per approdare infine nel Gruppo Generali. Lo abbiamo intervistato qualche giorno dopo la fine dalla “guerra dei dodici giorni” tra Israele e Iran, che ha tenuto il mondo (e i mercati) con il fiato sospeso. 

Com’è la situazione sui mercato dopo l’intervento lampo degli Stati Uniti nel conflitto tra Israele e Iran e la successiva tregua, che sembra reggere, almeno finora?

Osserviamo che, anche dopo gli ultimi scontri in Medio Oriente, i mercati tendono a vederli come conflitti che restano localizzati. La volatilità dei mercati si concentra si concentra su pochi giorni, ma non tende a espandersi particolarmente. Questo è successo e succede per Russia-Ucraina, Israele-Gaza e da ultimo Israele-Usa-Iran. 

Gli investitori non hanno creduto troppo al Trump con l’elmetto?

I mercati vedono Trump come qualcuno che spara 100 per raggiungere 10. Abbiamo ormai una lunga serie di dichiarazioni, che poi vengono corrette e contradette. Tutto questo non ha impedito ai mercati azionari di restare in territorio positivo. Con differenze tra mercati, chiaramente, e con un dollaro che resta sotto pressione. 

Non ci si fida più del biglietto verde?

Già durante il primo mandato di Trump avevamo assistito a un progressivo indebolimento del biglietto verde. E questa situazione si sta ripetendo. Questo ci ha spinto a alleggerirci sugli investimenti in dollari, soprattutto su Treasury, che sono stati tradizionalmente il porto sicuro nei momenti di crisi.

Quali strategia suggerite per i titoli obbligazionari?

Un po’ meno emissioni governative e un po’ più corporate. Meno dollaro e più euro. Nell’area euro, un pomeno Germania e Francia, un popiù Italia e in generale titoli sovrani periferici. 

Condivide la rinnovata attenzione per le obbligazioni corporate?

Certamente, è partito un momento interessante per il mondo corporate. Siamo in una situazione che premia le società private alla luce dell’incremento delle spese di difesa ed infrastrutture, di cui beneficiano in prima battuta i settori stessi ma a cascata tutto il mondo dell’impresa. Per citare il caso tedesco, la decisione di aumentare le spese militari portandole a 60 miliardi di euro annui dà un forte impulso all’industria della difesa.

Vedete ancora margini di apprezzamento nei titoli della difesa?

Sì ma occorre fare molta attenzione. Per fare un esempio, c’è una legge che ci vieta di investire su alcuni titoli della difesa, in particolare produttori di mine anti-uomo. Si tratta comunque di titoli che hanno registrato robuste performance, quindi bisogna essere selettivi.

Su quali altri settori dell’azionario puntate?

Le banche stanno facendo utili sui massimi storici, in Europa come in Italia. E poi i titoli del settore tecnologico Usa, che è stato recentemente penalizzato, però noi continuiamo a pensare che possa avere un buon recupero. 

Le materie prime offrono ancora delle opportunità?

Nel vasto campo delle materie prime bisogna distinguere la parte dell’oro, che fa il lavoro che faceva il dollaro ed è destinato a mantenere la sua forza, e il resto. Oggi le banche centrali, specialmente quelle asiatiche, Cina in testa, sono compratrici e questo offre un forte sostegno al prezzo dell’oro. Il petrolio è invece in oversupply, ce n’è di più di quanto ne serva, e non ce lo aspettiamo diverso da dove è adesso. Sulle tutte le altre materie prime direi che non va mai dimenticato che sono denominate in dollari, e di questo va tenuto conto nelle prospettive dell’investimento. 

Le performance di settore e titoli azionari fanno venire l’acquolina in bocca a molti ma le famiglie hanno spesso una bassa propensione al rischio. Cosa suggerisce?

In unottica di diversificazione dei rischi per i clienti ed alla luce delle incertezze geopolitiche, Banca Generali rende disponibili diversi prodotti assicurativi a seconda delle esigenze dei clienti. Si spazia da prodotti ramo primo con capitale garantito che eliminano la volatilità legata ai movimenti di mercato a prodotti multiramo (ramo primo e ramo terzo) che da un alto riducono la volatilità e dallaltra consentono di partecipare allapprezzamento dei mercati azionari e obbligazionari nel corso degli anni. La polizza multiramo rappresenta una soluzione integrata che unisce crescita e protezione in un’unica offerta. In Banca Generali questa proposta nasce da un approccio personalizzato, con una selezione esclusiva delle strategie dei principali leader dell’asset management internazionale.

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