“Abbattere il muro dei sordi nel nome dell’amore per il proprio lavoro”

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12 Luglio 2022

Si chiama Andrea Santamaria, è fiorentino, ha 22 anni e si è laureato con il massimo dei voti,110 e lode, nella più difficile delle facoltà italiane: ingegneria. Brillante, colto, intelligente, intraprendente e idealista Andrea mi accoglie negli uffici di Firenze, presso un’azienda, Genionet, in formazione per diventare istruttore, con il sorriso e con l’entusiasmo di chi ha la misura dei propri mezzi e delle proprie facoltà.
Mamma e papà sordi, abituato a misurarsi con le difficoltà, Andrea ha concluso un percorso studi per molti ostico quando non insuperabile. Lui ci ha messo poco più di tre anni, con una media negli esami del 30.

Soprattutto però ad un certo punto nella sua vita, ha incrociato Genio. Un’azienda che insegna ad apprendere con metodi personalizzati, testato da migliaia di studenti che attraverso questo strumento hanno superato i propri limiti, attestandosi tra i meglio qualificati negli atenei di riferimento, con un’ eccellente inclinazione a superare gli esami di rito, per approdare poi alla laurea con celerità.

Andrea lavora con un team costituito da un altro brillante giovane, Davide Bini, che proprio nel capoluogo toscano ha aperto un ufficio di Genio, diventato punto di riferimento per quei ragazzi che cercano l’eccellenza nello studio o ambiscono comunque a migliorarsi continuamente.

Andrea ha così trovato un modo per coniugare all’eccellenza, un nucleo di valori espressione della sua etica personale. Su proposta di Davide, che ha dato l’impulso per aprire le lezioni anche a persone sorde, Andrea ha trovato la diritta via cui ispirare la propria attività professionale. Come un cerino accanto ad una fiamma, ha subito preso fuoco. Ed in aula adesso si occupa di “tradurre” alle persone sorde presenti. Così da abbattere quel muro e generare quell’unità verso l’altro, spesso difficile da trovare in chi è colpito da sordità.

Lo fa con il disincanto di chi sente di avere trovato la propria strada riuscendo ad accompagnare se stesso verso quell’ideale di vita che ha maturato nell’anima.

Un modo anche per dire che per essere influencer non è necessario restare prigionieri dell’ignoranza, prosperando nella volgarità del narcisismo patologico. Si può essere evoluti e in sintonia con la propria anima anche fuori dal gregge, dove si alimenta l’idea del consumismo.
A modo suo, gli va a genio cosi. Qui ha trovato posto la sua anima.

L’intervista con Andrea Santamaria

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CAT: Firenze, società

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