Questa notte non sarà breve, incontro tra Zerocalcare e Ilaria Salis
Dopo il successo di Milano, Michele Rech, in arte Zerocalcare, e l’eurodeputata di AVS Ilaria Salis si sono incontrati a Roma, al parco Schuster. Di fronte alla Basilica di San Paolo, nell’ambito del festival Propaganda Schuster, hanno tenuto un dibattito dal titolo “Questa notte non sarà breve”, preso dal volume di Zerocalcare uscito per Momo Edizioni.
Sin dall’ingresso, non sembrava di partecipare a un evento politico, ma a un concerto. Dopo l’incontro, si sarebbe infatti esibito Giancane, l’autore delle musiche nelle serie di Zerocalcare. Abbiamo passato la fila intasata a causa dei controlli sicurezza, per fermarci sotto il palco, mentre gli altri si stavano sedendo sul grande tappeto. Abbiamo quindi aspettato con tanta pazienza l’afflusso degli altri spettatori.
L’esperienza di Ilaria Salis
Il presentatore ha ricordato che il ricavato del fumetto “Questa notte non sarà breve” sarà utilizzato per sostenere spese legali per gli antifascisti attualmente in carcere o sotto processo. Poi, ha introdotto i due ospiti vestiti con una tuta informale e ha chiesto a Ilaria Salis di raccontare la sua esperienza.
L’eurodeputata ha affermato che il carcere non rieduca, ma distrugge l’essere umano. Chi è dentro prova a sopravvivere grazie alla propria forza interiore e ai saperi trasmessi dagli altri militanti che hanno affrontato in precedenza questa esperienza.
Ha ricordato come la polizia gli ha sequestrato i vestiti e gli ha assegnato abiti logori, oltre che degli assurdi tacchi a spillo. Inizialmente, è stata rinchiusa in una cella buia, senza carta igienica, assorbenti e ricambi. Poi, è arrivata la solidarietà di un detenuto gentile che gli ha passato cibo come mele, latte e alette di pollo. Quello è stato il suo primo contatto umano, che gli ha fatto comprendere la presenza dell’umanità in prigione, nel bene e nel male.
Poi ha raccontato un aneddoto. Quando era in fila per l’ora d’aria, la guardia ha mentito, dicendo alle detenute di non parlare con lei perché aveva picchiato cittadini comuni. Più tardi, una tipa l’ha apostrofata in maniera offensiva, dall’interno di un gruppo di detenute rom. Ilaria dice di essere intervenuta, urlando e gesticolando, perché non poteva passare come debole.
Ora pensa a Maja, una persona non binaria che è stata estradata dalla Germania ed è in carcere in Ungheria, da straniera e antifascista. Soffre quindi molto e ha bisogno di solidarietà.
Il carcere secondo Zerocalcare
Zerocalcare ha parlato della sua visione del carcere, propria di chi è cresciuto vicino a Rebibbia e ascoltava le storie che trapassavano le mura. Ha affermato che è difficile parlare di detenzione anche con chi legge i suoi fumetti, perché troppe persone di destra parlano per frasi fatte, dicendo che c’è sempre un motivo per cui qualcuno entra in prigione. Frasi che vengono ripetute anche dopo le palesi violazioni dei diritti umani che avvengono all’interno delle prigioni. A sinistra, si è persa invece la volontà di parlare di rieducazione dei detenuti e della possibilità di pene alternative.
Secondo il fumettista, dobbiamo considerare il carcere come un’istituzione classista, popolata da poveracci. A parità di reato, chi è in buone condizioni economiche non entra in prigione o esce velocemente. Di conseguenza, se la pena scontata dipende dal reddito, la detenzione non è così indispensabile.
Il carcere razzista
In Italia classe e razza spesso si sovrappongono, per cui il carcere diventa anche razzista. Dobbiamo comprendere che chi non possiede un domicilio, una rete sociale e parla male la lingua rischia di non uscire mai dal carcere. Infatti, quando gli stranieri possono teoricamente beneficiare degli sconti previsti dal Codice penale, spesso non hanno un indirizzo in cui passare gli arresti domiciliari.
Inoltre, molti detenuti sono pieni di debiti perché le prigioni sono grandi piazze di spaccio. Zerocalcare ha ricordato, infine, che tanti suicidi avvengono alla fine della pena, come se i detenuti non avessero prospettive una volta tornati in libertà.
Salis ha rimarcato le parole di Zerocalcare ricordando che chi è straniero finisce più facilmente in carcere, perché non ha accesso a lavoro dignitoso e commette piccoli reati per arrabattarsi. La maggior parte dei detenuti non sono criminali pericolosi, ma si trovano in carcere per reati contro il patrimonio.
L’eurodeputata ha detto di sognare una società che superi il carcere. Se l’abolizione delle prigioni rimane un obiettivo lontano, Salis ha insistito che qualcosa si può fare già oggi, grazie alle misure alternative. Si dovrebbero inoltre depenalizzare i reati minori e sarebbe cruciale rimuovere le basi sociali dell’ingiustizia, oltre che stabilire seri percorsi di rieducazione.
L’antifascismo
Poi la discussione è virata sulla cultura politica e artistica, con Zerocalcare che ha affermato di considerare in parte ipocrita la paura del pericolo fascista. Perché tutti conosciamo la cultura del governo, ma facciamo i distinguo e chiediamo a Giorgia Meloni di prender le distanze quando le inchieste svelano il retroterra della giovanile del partito. L’indignazione per le inchieste non ha senso se non prendiamo atto che il primo partito italiano ci raggira quando giura sulla Costituzione.
Secondo il fumettista, non c’è un 30% degli elettori fascista, solo che alla maggioranza non gliene frega niente di questo dibattito. Quindi, evocare il pericolo fascista non fa presa, anche se dovrebbe. Così, gli antifascisti dovrebbero insistere sugli aspetti che incidono sulla vita quotidiana.
Ha fatto quindi l’esempio del pacchetto sicurezza in fase di approvazione, che cambia il volto del paese e il rapporto con il dissenso. Se sarà approvato, gli studenti rischieranno due anni di detenzione se bloccano una strada di fronte al liceo, chi manifesta contro le grandi opere ne rischierà venti, chi occupa le case sette. Si criminalizza la resistenza passiva e si vieta la vendita delle schede SIM a chi non ha il permesso di soggiorno. Quest’ultima previsione non serve a niente se non a rovinare la vita di persone in difficoltà.
Dal punto di vista dell’arte, Zerocalcare ha affermato che la destra non riesce a diventare egemone perché produce format che faticano a diventare mainstream. Quindi, oggi il governo può solo occupare tutti gli spazi e stornare i soldi verso gli amici, similmente a quanto fatto dagli altri.
Le conclusioni
La sinistra non faceva egemonia, ma si percepiva come un mondo da salotto chiuso. Ad esempio, qualche anno fa Zerocalcare lesse un appello contro i morti del Mediterraneo, firmato da tanti artisti. Ha affermato che sembrava uno spot di Salvini, in cui tanti intellettuali benestanti fanno la morale agli altri. Secondo lui, invece di firmare appelli, gli intellettuali dovrebbero sensibilizzare la cittadinanza e impedire che il dibattito pubblico si sposti sempre più a destra.
Mi ha fatto quindi piacere partecipare a un dibattito dove si è trattato il carcere come un’istituzione complessa e sfaccettata, pensando a un mondo per me un po’ troppo utopico, ma dove l’obiettivo diventa il recupero e non la vendetta. E ho avuto piacere sentire definire i militanti come “compagni”, un termine bellissimo che non sentivo da tanto tempo. Così, prima di andarmene, ho comprato una copia di “Questa notte non sarà breve”.
Ci sono solo un paio di cose che, secondo me, non sono state dette. In primis, il carcere italiano è stato trattato solo come un’istituzione brutale. Non mi pare che si sia accennato alle poche esperienze positive. Come la mia amica Chiara Migliorini che organizza spettacoli teatrali con i detenuti. O come la Cassa delle Ammende, l’ente pubblico amministrato dall’ex magistrato Gherardo Colombo, che prova a finanziare i percorsi di recupero con pochi soldi e poco personale.
Inoltre, a proposito della liberazione di Ilaria Salis, si è parlato molto del supporto che ha ricevuto dai movimenti e dai compagni di lotta. Ma non si è parlato di come questo supporto si sia materializzato grazie ai partiti tradizionali che lo hanno incanalato e hanno ottenuto l’obiettivo concreto. Bisognerebbe ricordarlo per comprendere come questi due mondi abbiano bisogno l’uno dell’altro.
Foto di Hua WANG
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