Parentesi graffa: L’indifferenza dell’Italia e dell’Europa
È vero: possiamo definire questo periodo, come un momento davvero speciale per la vita del nostro Paese e non solo per i successi sportivi, che certamente aiutano, generano ottimismo, sono contagiosi, nonostante qualche solito gufo, che non facendo mancare le proprie nefaste previsioni, colleziona poi le solite figuracce, smentito dai fatti.
Ci sono altre questioni, meno gioiose alle quali prestiamo poca attenzione, perché lontane oggi dalla nostra quotidianità, situazioni che non ci toccano da vicino anche perché se ne parla poco. In Tunisia è in atto una crisi che potrebbe sfociare in una guerra civile, con gravi conseguenze per l’Europa e per il nostro Paese. Il nostro territorio, per la sua posizione, risulta il più esposto a eventuali crisi in Libia e in Tunisia, zone dove oramai facciamo fatica ad incidere, controllate oggi più concretamente dalla Turchia e dalla Russia.
Un peggioramento della situazione potrebbe portare ondate migratorie imponenti, che metterebbero a forte rischio la situazione di accoglienza dei nostri centri, in un momento problematico per la pandemia tutt’ora in corso.
Perché se ne parla poco, al di là della propaganda e degli slogan di bassa lega? (Scusate il gioco di parole) Tutti i politici sono impegnati in questioni importanti per il proprio elettorato: ius soli, legge Zan, alleanze per le prossime amministrative, appoggio al governo, green pass sì, green pass no, lotte interne tra forze di maggioranza, chi fa opposizione la fa a prescindere.
Nessuno che parli di problemi internazionali, se lo facessero con la stessa veemenza con cui si occupano di altre questioni, l’opinione pubblica sarebbe allertata e sicuramente più consapevole dei rischi concreti che corriamo a causa delle crisi dei nostri vicini, anzi vicinissimi Paesi.
Il problema è anche europeo, molti Stati prestano indifferenza sulla questione, ma in questo caso non possiamo dire mal comune mezzo gaudio perché la nostra posizione geografica è differente, siamo più esposti e saremo i primi a pagarne le conseguenze.
Non sembra poi che la nuova amministrazione americana guardi all’Occidente come un tempo. C’è un vuoto di potere, oggi occupato da Russia e Cina, che non sembrano interessate a mettere un freno alle iniziative di altri Paesi come Turchia e Iran, mentre l’Europa sta a guardare. Speriamo che un ruolo più importante del Presidente Draghi in Europa ponga la questione al centro e faccia uscire gli altri Stati, Italia in testa, da questa insana indifferenza.
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