Abu Basir, il “direttore generale” della nuova Al Qaeda che fa guerra all’Isis

13 Dicembre 2014

Non è ancora uno spauracchio come l’autoproclamato Califfo Ibrahim, meglio noto come Abu Bakr al-Baghdadi, né ha il carisma mediatico di Osama Bin Laden. Ma dallo Yemen, Nasir al-Wuhayshi, nato l’1 ottobre 1976 nella provincia yemenita di al-Bayda, è il candidato principale ad assumere la leadership planetaria di Al Qaeda, diventando il nuovo Sceicco del Terrore. Del resto sulla sua testa pende già una taglia di 10 milioni di dollari messa dagli Stati Uniti. I servizi di intelligence lo indicano come il numero due – una sorta di general manager – dell’organizzazione terroristica comandata dall’ex braccio destro di Bin Laden, il medico egiziano Ayman al-Zawahiri.

Al-Wuhayshi, chiamato anche con il nome di battaglia Abu Basir, è attualmente il comandante di Aqap, acronimo di Al Qaeda nella penisola arabica, che ha base nello Yemen. Nel Paese l’attività terroristica dei qaedisti si è intensificata come testimoniano l’attacco, nella capitale Sanaa, alla residenza dell’ambasciatore iraniano in Yemen, e l’uccisione del reporter statunitense Luke Somers. Anche per questo la Cia considera Aqap la branca più minacciosa della galassia qaedista. E sta cercando di colpirla con operazioni chirurgiche eseguite dai droni.

Il capo di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, ha assunto una funzione di guida più spirituale che esecutiva, visto che è costretto a rifugiarsi tra il Pakistan e l’Afghanistan sotto la protezione dei leader tribali. Al-Wuhayshi, dalla polveriera dello Yemen, riesce invece a svolgere un compito più operativo. Un gesto particolarmente sprezzante verso il nemico americano è arrivato lo scorso aprile, quando incitava i suoi combattenti in pubblico. Nel suo sermone incitava a colpire l’Occidente. Ma il vero obiettivo, secondo gli analisti, era quello di dimostrare di non temere l’eventuale attacco dei droni che nello Yemen hanno eliminato altri esponenti di spicco del jihadismo.

Al Zawahiri

 

(Ayman al-Zawahiri)

La carriera terroristica di Abu Basir al-Wuhayshi si è sviluppata sotto il segno di Osama Bin Laden. Secondo il racconto di Nasser al-Bahri, una delle guardie dello sceicco ucciso nel blitz nel compound di Abbottabad, al-Wuhayshi è stato il segretario del leader di Al Qaeda. Nel 2001 ha intrattenuto stretti rapporti, diventando uno dei consiglieri per la pianificazione dell’attentato alle Torri Gemelle. Nella battaglia di Tora Bora del dicembre 2001, però, i due si sono divisi. Al-Wuhayshi, infatti, è scappato in Iran, ma successivamente è stato estradato dalle autorità yemenite. Dopo essere finito in carcere, nel febbraio 2006 è riuscito a evadere, riprendendo il proprio percorso da leader del jihadismo.

La sua strategia è stata enunciata in alcuni interventi ripresi dai siti islamisti: bisogna colpire tutti gli occidentali, a partire dai turisti, senza alcuna distinzione di nazionalità. «Quei turisti fanno parte della campagna crociata», ha sostenuto il leader yemenita di Al Qaeda, secondo quanto riportato dal sito di Intelligence Group, Istituto che studia quotidianamente il terrorismo internazionale.

Il nome di al-Wuhayshi è tornato alla ribalta a novembre, quando Aqap ha definito illegittima l’autoproclamzione del Califfato dell’Isis. «L’annuncio del Califfato per tutti i musulmani, fatto dai nostri fratelli dello Stato islamico, non ha soddisfatto le condizioni richieste», ha detto Ghazi al-Nadhari, uno dei capi spirituali di Al Qaeda nella Penisola Arabica e uomo di fiducia di “Abu Basir”. L’Isis ha di fatto annesso al Califfato alcune zone senza ottenere il via libera dai leader locali.

La presa di posizione ha confermato la distanza tra qaedisti e i miliziani di al-Baghdadi che hanno conquistato vaste aree in Siria e Iraq. Proprio il territorio siriano è il termometro del rapporto: Al Qaeda riconosce solo l’organizzazione Jabhat al-Nusra come proprio braccio operativo contro il regime sciita (alawita) di Assad. Sulla Siria al-Nadhari ha però assunto un basso profilo: «Esprimiamo la massima gioia per aver ricevuto una buona notizia sulla fine delle lotte tra i mujaheddin nella parte settentrionale della Siria». Un riferimento alla momentanea cessazione delle ostilità tra Isis e Jabhat al-Nusra. Ma dietro questa tregua si cela un progetto più ampio: Al Qaeda spera nel collasso di Isis. Una situazione che riporterebbe migliaia di miliziani nelle fila qaediste. Così ci sarebbero tanti occidentali – quelli arruolati dall’Isis negli ultimi mesi – pronti a sacrificarsi sul territorio europeo, dal Regno Unito all’Italia, con azioni terroristiche.

Con questo percorso, il numero uno di Aqap può dunque diventare il degno erede di Osama Bin Laden, una nuova icona del jihad islamico. Dallo Sceicco del Terrore, al-Wuhayshi ha appreso la necessità di tessere la tela del consenso nella galassia terroristica, al contrario dell’irruento al Baghdadi, autoproclamatosi Califfo senza considerare le posizioni delle altre frange fondamentaliste sunnite.

Il fronte dello Yemen è così uno dei più caldi nello scacchiere geopolitico, nonostante non riceva adeguata attenzione. Su quel territorio si sta consumando uno scontro per interposta fazione tra la dinastia sunnita dell’Arabia Saudita e la Repubblica Islamica sciita dell’Iran. I due giganti puntano al controllo della regione e hanno mosso le pedine per acquisire un ruolo predominante nell’area.

Nello Yemen, dopo la caduta del regime di Saleh, i ribelli sciiti del gruppo Houthi hanno preso il sopravvento: a settembre sono arrivati nella capitale Sanaa. La risposta dei sauditi è stata il taglio degli aiuti finanziari allo Yemen. Riyad teme che i soldi finiscano per consolidare il potere sciita, facendo un regalo al nemico iraniano. Il contesto è reso ancora più caotico dalla richiesta di secessione da parte delle regioni meridionali che vuole rompere l’unità nazionale sancita nel 1990. L’obiettivo è quello di creare uno Yemen del Sud.

In un quadro così caotico al-Wuhayshi vuole rendere lo Yemen il “nuovo Afghanistan” per Al Qaeda. Un avamposto da cui attaccare tutti, dall’Iran all’Arabia Saudita. Ma soprattutto la base da cui pianificare azioni contro l’Occidente.

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CAT: Geopolitica, Medio Oriente, Mondo, Questione islamica, Terrorismo

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