Sconfitta la grande coalizione rosso-blu: la lezione olandese
Nell’indifferenza della stampa italiana, un paese europeo è andato a votare. In Olanda, il 18 marzo, il 49% dei suoi cittadini si è recato alle urne per eleggere i membri dei consigli provinciali. Solo un voto amministrativo, quindi? Certo, ma non solo: gli eletti, infatti, sceglieranno i componenti del Senato, la seconda camera del sistema istituzionale olandese dove finora i due partiti al governo, socialista (PvdA) e liberale (VVD), si reggevano sul sostegno di altre forze centriste. Ma questo voto ha scompaginato le carte. Si è trattato di un voto senza vincitori– nessuna forza è riuscita, infatti, a superare neppure il 20% dei consensi- ma con un grande sconfitto: il governo e, in particolare, il partito socialista (PvdA). La somma dei seggi che, sulla base delle votazioni provinciali, i due partiti al governo PvdA e VVD hanno raccolto insieme, infatti, è di quasi un terzo in meno rispetto alle elezioni scorse, passando dagli attuali 30 seggi a 21 d’ora in poi. Il partner liberale (VVD) rimane il maggior partito, guadagnando 13 seggi, meno tre rispetto all’ultima tornata per il Senato, mentre quello socialista (PvdA) diventa la quinta forza del Paese, ottenendone solo 8, meno 6 rispetto a quattro anni fa. Il grande sconfitto è insomma la formula della grande coalizione rosso-blu, di cui è espressione anche l’attuale gabinetto Rutte II, al governo sin dal 2012. Si tratta per i partiti al governo di una sconfitta senza precedenti che neppure i risultati in crescita delle formazioni minori, partner di maggioranza al Senato, sono riusciti a arginare. Se, infatti, sia i radical-liberali del D66 raddoppiano i loro seggi (da 5 a 10) sia i ChristenUnie e la SGP aumentano la propria presenza al Senato (da 3 a 5), il risultato complessivo non garantisce alla grande coalizione i numeri necessari a superare la soglia fatidica dei 38 seggi. Il governo Rutte II dovrà quindi contrattare l’appoggio di altre forze come il CDA, il partito cristiano-democratico, che, attestandosi a 12 seggi, è diventato secondo partito. La crisi dei partiti di governo, in ogni caso, come molti sondaggi avevano predetto, non si è tradotta in una polarizzazione dello spettro politico con una crescita dei partiti agli estremi come il populista PVV o come il socialista PS. Il primo, pur vittorioso in una città problematica come Rotterdam, ha dovuto pagare il conto delle defezioni eccellenti dei mesi precedenti, tra parlamentari e consiglieri provinciali, e dello stile sopra le righe del leader Wilders, sotto accusa per le affermazioni razziste pronunciate a Den Haag (L’Aia) l’anno passato. In totale, il PVV è riuscito a conquistare l’11,7% dei consensi e un seggio in meno, da 10 a 9, al Senato
Se per la destra populista questo turno elettorale si è tradotto in una lieve perdita di consensi, per la sinistra è stato il momento dello storico sorpasso del PS, la forza di sinistra radicale all’opposizione, sul PvdA, i socialdemocratici al governo. Il PS, infatti, ha conquistato l’11,6% dei voti, guadagnando un senatore in più, da 8 a 9. Bacino di voti per questa forza della sinistra radicale è stato il nord del Paese, la provincia di Groningen, dove il PS è risultato primo partito per la sua storica opposizione all’estrazione di gas che sta creando sempre più problemi nella zona. Il resto dei voti e dei seggi se li sono aggiudicati altri partiti minori, dai GroenLinks (5.3% e 4 seggi) al PvdD, Partito degli Animali (3,4% e 2 seggi), che probabilmente saranno oggetto di corteggiamento da parte del VVD, in cerca di stampelle al governo di coalizione.
E’ quindi un quadro profondamente frammentato quelle che è uscito dalle elezioni olandesi di mercoledì 18. Soprattutto, è risultata sconfitta la strategia della grande coalizione, rosso-blu, che ha governato l’Olanda negli ultimi anni. Particolarmente punito è stato il partner socialista di governo che, incapace di incidere sulle politiche di austerity , messe in atto dal governo Rutte II, è stato considerato inutile dagli elettori. Infine, da ricordare anche il mancato exploit dei populisti di Wilders che tutti i sondaggi vedevano in crescita fino a due giorni prima del voto. Non ci resta che attendere i prossimi giorni e le prossime settimane per vedere cosa farà il governo Rutte II. Sperando che qualche media italiano decida di raccontarcelo più approfonditamente.
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