Estonia, Ucraina, Russia: si scaldano di nuovo le frontiere

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19 Agosto 2015

I riflettori sono puntati altrove, ma i movimenti pericolosi della geopolitica portano direttamente al confine russo. Nell’est in Ucraina, da qualche settimana, si sta verificando un aumento della tensione. Il governo di Kiev ha avviato una campagna di reclutamento e di addestramento militare, lasciando intendere che un vero processo di pace nella regione orientale del Donbass è piuttosto lontano. Anzi, ci si prepara a nuovi scontri. Da Mosca è giunta una replica secca, che non è proprio un inno alla distensione. Secondo Vladimir Putin è grave che “un intero, enorme Paese europeo sia sotto un’amministrazione esterna con le posizioni chiave nel governo e nelle regioni ricoperte da stranieri”. Un riferimento diretto alle nomine, tra cui quella del georgiano filo-occidentale Mikheil Saakashvili come governatore della regione di Odessa, avvenute nei giorni scorsi. Senza tacere della convocazione del Consiglio di Difesa da parte del numero uno del Cremlino.

E nelle ultime ore è deflagrato il caso di Eston Kohver, un ufficiale della polizia di sicurezza dell’Estonia, condannato a 15 anni da un tribunale in Russia con l’accusa di spionaggio. La vicenda è iniziata nel settembre 2014, quando l’uomo è stato arrestato al confine tra i due Paesi. Le autorità giudiziarie russe sostengono che Eston Kohver stesse svolgendo un’attività di spionaggio, mentre il governo di Tallinn parla di un lavoro di controllo alle frontiere per fermare un’operazione di contrabbando dell’intelligence russa. A quasi un anno dall’avvio del braccio di ferro, è stata pronunciata la prima sentenza con la pesante pena all’ufficiale estone. Per comprendere la portata della situazione, l’Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Federica Mogherini ha parlato di “detenzione illegale” di Eston Kohver a cui sarebbe stato negato “un processo imparziale”.

Dai confini della Russia, quindi, tornano a spirare venti di guerra. La miccia è pronta a partire dal Donbass, dove i separatisti controllano sempre le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk. La tregua siglata a Minsk nello scorso febbraio, quando la situazione sembrava prossima al tracollo, potrebbe cessare in tempi brevi con una ulteriore escalation militare. L’esercito ucraino ha già denunciato attacchi da parte dei ribelli, che avrebbero già violato l’intesa raggiunta in Bielorussia. A rendere il quadro ulteriormente fosco c’è il sentore – riportato dalla stampa internazionale con in testa il Financial Times – che Vladimir Putin voglia di nuovo forzare la mano nell’Ucraina dell’est in risposta alle manovre militari di Kiev con il ricambio di soldati e una campagna di preparazione dell’esercito.

La crisi in Ucraina potrebbe quindi acuirsi, portando alla ripresa del conflitto in quell’area. Ma lo scenario, rispetto a quanto visto nel 2014, si prospetta peggiore con il possibile coinvolgimento dei Paesi Baltici. L’incidente diplomatico con l’Estonia della condanna di Eston Kohver sembra un caso di scuola. Una vicenda simile potrebbe essere il detonatore perfetto per far precipitare la situazione. Anche perché Tallin è a tutti gli effetti un Paese membro della Nato. E un suo coinvolgimento nel conflitto chiamerebbe in causa direttamente l’Alleanza Atlantica. In tale quadro, dunque, se dovesse scoppiare la scintilla non si potrebbe certo parlare di un evento inatteso.

TAG: Cremlino, crisi ucraina, estonia, russia, ucraina, vladimir putin
CAT: Geopolitica, Russia

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