Erri De Luca: «Mantengo la mia parola contraria, voi giudici diteci se è reato»

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19 Ottobre 2015

“Sarei presente in quest’aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Al di là del mio trascurabile caso personale, considero l’imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie. Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua”. Lo ha ribadito questa mattina lo scrittore Erri De Luca in tribunale a Torino proprio per il processo che lo vede accusato di istigazione a delinquere per le affermazioni a sostegno delle azioni di sabotaggio nei confronti della Tav. Secondo i pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, che hanno chiesto una condanna otto mesi di reclusione con le attenuanti generiche, De Luca “con la forza delle sue parole ha sicuramente incitato a commettere reati”. La sentenza è attesa a partire dalle 13.

Il discorso letto da Erri De Luca in Tribunale.

Sarei presente in quest’aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Al di là del mio trascurabile caso personale, considero l’imputazione contestata un esperimento. Perciò considero quest’aula un avamposto affacciato sul presente immediato del nostro paese. Svolgo l’attività di scrittore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di censura.

Sono incriminato per un articolo del codice penale che risale al 1930 e a quel periodo della storia d’Italia. Considero quell’articolo superato dalla successiva stesura della Costituzione della Repubblica. Sono in quest’aula per sapere se quel testo è in vigore e prevalente o se il capo d’accusa avrà potere di sospendere e invalidare l’articolo 21 della Costituzione.

Ho impedito ai miei difensori di presentare istanza di incostituzionalità del capo di accusa. Se accolta, avrebbe fermato questo processo, trasferito gli atti nelle stanze di una Corte Costituzionale sovraccarica di lavoro, che si sarebbe pronunciata nell’arco di anni. Se accolta, l’istanza avrebbe scavalcato quest’aula e questo tempo prezioso.

Ciò che è costituzionale credo che si decida e si difenda in posti pubblici come questo, come anche in commissariato, come in un’aula scolastica, in una prigione, in un ospedale, su un posto di lavoro, alle frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Ciò che è costituzionale si misura al pianoterra della società.

Sono incriminato per aver usato il verbo sabotare. Lo considero nobile e democratico. Nobile perché pronunciato e praticato da figure come Gandhi e Mandela, con enormi risultati politici. Democratico perché appartiene fin dall’origine al movimento operaio e alle sue lotte. Per esempio uno sciopero sabota la produzione. Difendo l’uso legittimo del verbo sabotare nel suo significato più efficace e ampio. Sono disposto a subire una condanna penale per il suo impiego, ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana.

“A questo servivano le cesoie”: a cosa? A sabotare un’opera colossale quanto nociva con delle cesoie? Non risultano altri insidiosi articoli di ferramenta agli atti della mia conversazione telefonica. Allora si incrimina il sostegno verbale ad un’azione simbolica? Non voglio sconfinare nel campo di competenza dei miei difensori.

Concludo confermando la mia convinzione che la linea di sedicente alto velocità in Val di Susa va ostacolata impedita, intralciata, dunque sabotata per la legittima difesa della salute, del suolo, dell’aria, dell’acqua di una comunità minacciata.

La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato.

TAG: erri de luca, la parola contraria, libertà di parola, No Tav, processo de luca, val di susa
CAT: Giustizia

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