Perché voto Majorino

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10 Febbraio 2023

Domenica mattina prenderò la mia tessera elettorale e andrò a votare Pierfrancesco Majorino come Presidente della Lombardia.

Non ha tutti i timbri la mia tessera, un po’ perché a volte non ero a Milano il giorno del voto e a volte perché non mi convincevano le opzioni, ragione sufficiente per non andare a votare.

Non lo voto (solo) perché siamo amici da trent’anni, né assolutamente perché mi convincono pienamente il programma è la coalizione, non è così. Anzi, si sarebbe dovuto e potuto fare molto meglio, ma oggi non è il momento di recriminare per quello che non c’è, ma di considerare quello, tanto, che c’è.

Lo voto perché è un politico serio e intellettualmente onesto, old school, e so che quello che gli manca lo recupererà, se non è presidenziale lo diventerà, perché viene da una scuola in cui i politici studiavano e imparavano a fare anche quello che non sapevano fare. La scuola, non solo il PCI ma la Prima Repubblica, in cui non si mettevano i medici alla Sanità e i Prefetti agli Interni, ma politici di professione che imparavano a governare sistemi complessi.

Lo voto perché l’ho visto una notte gelida in Centrale dare le coperte ai senzatetto e lì ho pensato che faceva il Mestiere come si doveva fare, con la passione giusta, che ci crede.

Non ho mai pensato nemmeno per un secondo di votare Letizia Brichetto Arnaboldi vedova Moratti perché come cantavano gli Articolo 31 “Chi se ne frega di essere Zucchero se c’è Joe Cocker”. Un’operazione così scrausa e sfacciata di rebranding di una iconcina minore del centrodestra in alternativa al centrodestra originale, senza nemmeno il trasformismo pirata e caciarone di un Mastella non porta da nessuna parte, è una sòla da rispedire al mittente.

Me che meno voterei l’avvocato Attilio Fontana. Ho pensato, almeno fino alla presidenza Maroni, che il dominio ora trentennale del centrodestra in Lombardia avesse un senso profondo e una razionalità in termini di connessione con lo spirito di queste terre, ora questa connessione si è esaurita. O, meglio, è stanca coazione a ripetere, odore di chiuso, come si generano in sistemi politici in cui non c’è ricambio, che si danno per scontati, retrovie, lasciando i riservisti mentre i Generali si preparano per altre battaglie. Ecco, da lombardo trovo questo darci per scontati e dunque proporre una classe dirigente così scarsa da aver gestito male le uniche due cose (sanità pubblica e trasporto pubblico) sulle quali la Regione ha davvero voce in capitolo, mentre il resto in una regione così sviluppata è sorretto da muscolatura fortissima, insopportabile, offensivo.

E poi chiedono l’autonomia differenziata? Ma mi faccia il piacere! Togliete i carri bestiame dei pendolari delle Nord e rendete lombardi e decenti i tempi della sanità pubblica (mio figlio sta aspettando da 12 giorni il risultato degli esami del sangue mentre sua madre che è andata privatamente lo stesso giorno nello stesso posto li ha avuti in giornata). Non siete capaci perché il centrodestra lombardo non ha nessuno da proporre di meglio di Gallera, assessore vergognoso e spudorato nella sua scelta di ricandidarsi? Forse è meglio che saltiate almeno un giro.

Se eletto, peraltro, l’avvocato Fontana sarà uno dei pochi casi di Presidente in minoranza nella sua stessa giunta, nella quale a farla da padrona sarà FDI. Significa che ogni fibrillazione romana, e la coalizione di Governo nazionale non sembra proprio esserne immune, si scaricherà a terra al Pirellone, fino a ipotizzare una scadenza anticipata della legislatura. Ci meritiamo di meglio.

Per questo domani io voto Majorino.

 

 

TAG: Attilio Fontana, elezioni, elezioni regionali lombardia, letizia moratti, pierfrancesco majorino
CAT: Governo, Milano, Partiti e politici

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