Perché dobbiamo tifare per Giorgia Meloni (e no, non siamo contenti)

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15 Ottobre 2022

Giorgia Meloni riuscirà alla fine a formare il promesso Governo “di altro profilo”? Con il clima che ha caratterizzato questi primi giorni della nuova legislatura, questa domanda potrebbe lasciare il posto a quella, inaspettata fino a qualche giorno fa, del “riuscirà Giorgia Meloni a fare un Governo purchessia?”

Ha vinto troppo, la leader di FDI, troppo soprattutto a scapito degli alleati che, feriti ma non uccisi, hanno fatto capire che venderanno cara la pelle. Non l’opposizione oggi comprensibilmente frastornata, ma la stessa maggioranza, è il più acerrimo nemico del tentativo della prima premier donna (in pectore). Lega e Forza Italia hanno perso troppo, e troppo hanno vinto i Fratelli d’Italia. Gli sconfitti sanno di dover fare la corsa sottraendo consenso al vincitore e dunque si preannunciano tempi assai ballerini.

Si è visto con l’elezione di La Russa in Senato e molto fa pensare che non ci si fermerà qui. La macchina delle elezioni (e della relativa campagna) non si ferma mai e già nella prima metà del 2023 ci saranno molti passaggi stretti, in particolare per con le prossime regionali della Lombardia, dove i conti sono tutt’altro che a posto.

Il futuro Governo (Meloni) rischia così seriamente di nascere fragilino, non già per i nemici esterni, ma per i supposti amici, che faranno il possibile per smarcarsi, distinguersi, farsi belli ai danni di.

Non è una bella notizia, nemmeno per chi, come chi scrive, non ha votato la coalizione di centro-destra, la cui vittoria netta poteva essere l’occasione di una cura detox per tutto il sistema politico. Una maggioranza chiara, entrata nelle urne come coalizione “pronta” a governare e più opposizioni che avevano tempo e modo di rigenerarsi al di fuori della pratica di governo e delle tossiche formule lambiccate per garantire la governabilità. Back to basics, tu governi, io faccio opposizione e tra 5 anni vediamo cosa ne pensano gli elettori. Ne avremmo avuto bisogno e l’obiettivo era così utile e importante che anche il segno della gestione sarebbe stato meno rilevante rispetto a questo scopo sistemico (siamo pur sempre un paese a sovranità limitata).

Invece mai una gioia, quelli che dovevano essere pronti già litigano, senza nemmeno la decenza di farlo in privato. Il Governo sarà con tutta probabilità una via crucis, con qualcuno pronto a spegnere la luce non appena ne ravveda il vantaggio. Ma così la democrazia perisce.

Solo la dabbenaggine di Carlo Calenda può pensare che dopo un eventuale fallimento anticipato di Meloni si ritorni al tè delle cinque, col cavolo.

Se Meloni, ossia l’indicazione inequivoca delle urne dato questo sistema elettorale, va a casa troppo anzitempo a seguire ci sarà innanzitutto l’astensione oltre il 50%. Dopodiché anche sui leader si continuerà a scavare: a Meloni, La Russa e Fontana succederanno prima gli improbabili, alla Paragone, poi Wanna Marchi e infine Cthulhu.

Per questo, chi ha a cuore la democrazia parlamentare come sistema di regole ancora prima che come piagnistei contrapposti dovrebbe serenamente sperare che il Governo meloni nasca e faccia il suo, come dovrebbe confidare che anche i neoeletti presidenti delle Camere trovino nel ruolo l’ispirazione per superare i pregiudizi che circondano le loro storie politiche e personali. Peraltro, a beneficio delle prefiche che non si capacitano dell’elezione del Fascista e dell’Ariano come seconda e terza carica dello Stato ricordo che: la convenzione per cui una presidenza di una Camera andava per garanzia all’opposizione è stata rotta da lustri e da tutte e due le parti; Bertinotti e Boldrini non suonavano alle orecchie di un elettore di Destra molto meglio di quanto suonino La Russa e Fontana agli elettori di Sinistra, per cui siamo pari; abbiamo già avuto Irene Pivetti, e ho detto tutto.

Tornando al Governo, che facciano quello che riescono a fare con le persone che riescono a coinvolgere e poi gli elettori decideranno. L’opposizione, se c’è, avrà modo di riorganizzare la propria offerta e di cogliere eventuali mancanze dell’avversario, anche facendogli le scarpe. Funziona così dove funziona bene.

Per questo, magari con qualche sforzo, faccio gli auguri a Giorgia Meloni e al suo Governo nascente. È appena giusto che la fortuna ci aiuti

 

TAG: #governo, giorgia meloni, Ignazio La Russa, Lorenzo Fontana
CAT: Governo, Partiti e politici

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