Muro per i migranti o condotte insostenibili?

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16 Febbraio 2016

Passerà forse sotto silenzio la recente riunione dei primi Ministri di Ungheria ( Orban), Polonia (Szidlo), Rep. Ceca (Sobotka) e Slovacchia (Fico). Tutti Paesi dell’ex Est sovietico che, già nel 1991, si erano riuniti a Visegràd per costituire un patto di adesione all’Europa occidentale e che adesso godono del sostegno delle Repubbliche Baltiche, Croazia, Macedonia. Scopo attuale è quello di far fronte comune contro l’immigrazione proveniente dal Mediterraneo sud-orientale e forse costruire una barriera di 175 km che separi fisicamente il confine ungherese da quello serbo. Ma qual è il contesto globale in cui si pone questa nuova riunione?

L’Europa delle potenze tradizionali (Francia, Germania, Olanda e Belgio), da tempo vicine alla Russia in una sorta di revival di ostpolitik, ha  creato le premesse per un rifornimento costante di gas russo attraverso il North Stream. La società che ne cura lo sviluppo, la North Stream Ag (già North European Gas Pipeline Company) ha sede a Zurigo ed è costituita da: Gazprom 51%, Ruhrgas 15.5%, Wintershall 15,5%, N.V. Nederlandse Gasunie 9%, Gaz de France -Suez 9%. Il North Stream è inserito sin dal 2000 nel progetto prioritario delle Reti trans-europee dell’energia (Ten-E, dall’acronimo inglese) cioè fra i progetti che l’UE ritiene primari per la sicurezza dell’approvvigionamento. Come si vede il Consorzio è un patto franco-tedesco-russo non esplicitato ma manifesto in numerose occasioni pubbliche e,  sul versante energetico ha un caposaldo imprescindibile nel North Stream.

Ma gli altri Paesi non stanno a guardare. Già un ottimo analista italiano Matteo Cazzulani (Non solo Siria, a New York nasce il nuovo Intermarium, la voce arancione, 5.10.2015) aveva rilanciato la notizia della costituzione di un concerto dei Paesi Baltico-Adriatico-Mar Nero (Polonia, Bulgaria, Croazia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania ed Ungheria). Il gruppo, che si è dato  veste operativa, è stato denominato Intermarium ed ha lo scopo di contrastare la politica franco-tedesca sempre più aderente a Mosca, stigmatizzando come il gasdotto North Stream possa isolare energeticamente l’Europa del Centro-Nord. Quindi un’area geopolitica consistente, dal mar Baltico al Mediterraneo, che si propone interdittiva non solo ai fini energetici ma anche di contrasto politico.

Questo agreement tra i Paesi dell’Europa Centrale è anche indicativo dello stato di sofferenza politica in cui versa il vecchio continente ormai spaccato. Lo scenario sembra quello di un‘Europa a tre velocità, energetiche e non solo: Francia, Russia e Germania, con Olanda e Belgio, da un versante, dall’altro i Paesi dell’Intermarium ed infine i Paesi mediterranei che poi dovranno gestire le vie energetiche alternative a quelle nord-continentali tramite il Corridoio meridionale delle pipelines provenienti dall’Azerbaigian e Iran. Sotto sotto dunque una guerra di gas e condotte, soffocata mediaticamente ma che potrebbe far ulteriormente vacillare equilibri precari.

Lo scenario si complica con l’arrivo sul mercato del gas iraniano che è disponibile anche per il gruppo dei Paesi aderenti all’Intermarium, che, a loro volta, esclusi dalle forniture di gas russo e abbracciati dalla non morbida tenaglia dei due rami del North Stream, non faranno fatica ad approfittare delle nuove forniture.

Se questo è il contesto, la più recente iniziativa di chiusura “a filo spinato” della frontiera ungherese sembra essere l’epifenomeno di ben altre problematiche, in primis la questione energetica. L’approvvigionamento di gas ad uso industriale e domestico per ben 12 dei 27 Paesi dell’UE (Polonia, Bulgaria, Croazia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania ed Ungheria) non può non assumere alta valenza politica. Guerra nel Nord Iraq, trasferimento di gas dall’Eurasia e Iran, nascita dell’Intermarium sembrano tessere di un risiko geopolitico che comunque ruota tutto attorno alle energie fossili.

Biblio

Matteo Cazzulani. Non solo Siria, a New York nasce il nuovo Intermarium, la voce arancione, 5.10.2015

Aldo Ferrara.  virgin Oil, le insostenibili condotte dell’Eurasia, Cavinato Editore 2015

M.S. Natale. Migranti: polacchi, cechi, slovacchi e ungheresi vogliono il Muro dell’est. Corriere della Sera 16.02.2016

 

TAG: europa, geopolitica, North Stream
CAT: immigrazione, Politiche comunitarie

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