Aerolinee Siciliane, di serio ci saranno solo i guai
Non si può non parafrasare Ennio Flaiano: la situazione politica e culturale in Sicilia è grave, ma non è seria.
L’ultima trovata per spillare soldi ai gonzi e alle sempre troppo aperte casse regionali, mischiando vittimismo, populismo, precedenti per crac finanziario e sprezzo della realtà economica si chiama Aerolinee Siciliane.
People for people, to fly.
Aerolinee Siciliane è azionariato popolare e diritto a viaggiare.
Una compagnia costruita dai passeggeri, che serve gli abitanti e gli ospiti delle isole siciliane.
Ferma la brutalità delle pratiche del trasporto aereo con i conti in attivo.
Vola da e per la Sicilia e crea solidarietà, per sostenere chi ha voglia di vivere meglio.
Un modello d’impresa che ricostruisce fiducia e credibilità tra le persone, in armonia con la dichiarazione aziendale: il popolo per il popolo.
Così recita il capitolo “Mission” del sito web. Il Dulcamara di Aerolinee Siciliane è una vecchia conoscenza dell’aviazione, quel Luigi Crispino che negli anni ’90, agli albori della liberalizzazione dei cieli, creò Air Sicilia, che poi procedette fra pochi alti e tanti bassi fino al definitivo fallimento del 2003. Crispino, che fu indagato per bancarotta fraudolenta e alla fine venne assolto, da allora si dipinge vittima dei poteri aerei forti, come la stessa isola sarebbe vittima della “brutalità delle pratiche del trasporto aereo”, in linea con il vittimismo post-garibaldino.
In che cosa consisterebbe mai questa “brutalità”? Il trasporto aereo ha delle caratteristiche peculiari e i suoi conti sono molto più sensibili di quelli dei traghetti e dei treni alla percentuale di posti occupati sull’aereo in ciascun volo. Inoltre è molto più facile spostare un aereo dalla rotta Roma-Palermo alla Roma-Ibiza quando i giovani romani muoiono dalla voglia di andare a ballare techno. Insomma non si possono comprare aerei da usare soltanto sotto Natale e Ferragosto, lasciandoli a terra o a volare mezzi vuoti nel resto dell’anno. Di conseguenza nei periodi di picco i posti scarseggiano e i prezzi salgono parecchio.
C’è un’enorme quantità di siciliani, figli di siciliani, nipoti e pronipoti di siciliani che vivono nel resto d’Italia e che desiderano tornare tutti insieme nei luoghi di origine nelle feste comandate, insieme ad un crescente numero di turisti attirati dalla bellezza dei luoghi. L’industria del trasporto aereo non sta affatto strozzando questa domanda, infatti il numero dei passeggeri degli aeroporti siciliani è cresciuto del 50% negli ultimi dieci anni e ora è due volte e mezzo quello che era nel 2000.
Non si può però caricare un aereo come una nave, ammassando i passeggeri sul ponte, farli viaggiare in piedi come nei vagoni ferroviari o aggiungere qualcuno di questi, lasciato poi nei periodi di bassa domanda a sonnecchiare inutilizzato fra i binari di una stazione secondaria. Inoltre la forte riduzione media del prezzo dei biglietti ha creato la domanda populista di avere biglietti a buon mercato sempre, anche due giorni prima di Natale o il 31 luglio.
Qual è la soluzione, secondo Crispino? Creare una linea aerea di azionariato popolare, ma comunque comandata da lui, che ci avrà investito solo un’infima parte del capitale, una linea aerea con una prestigiosa sede nell’aeroporto di Comiso, che come il gemello di Trapani vede voli soltanto perché paga, con soldi pubblici, le linee aeree che usano i suoi servizi, invece che essere pagato.
Non c’è nessuna linea aerea al mondo di azionariato popolare come lo intende Crispino, a meno che non si consideri tale quell’Alitalia che tutti noi contribuenti italiani finanziamo obtorto collo. Lufthansa, Air France, Ryanair, easyJet, British Airways sono ad azionariato popolare nel senso che non sono proprietà di qualche ricchissimo Emiro arabo o di un generoso Principe come l’Aga Khan, ai cui antenati veniva dato ogni anno tanto oro quanto pesavano. Chiunque ritenga che siano un buon affare può comprarne le azioni.
Crispino però, dopo essere stato proprietario di una linea aerea, ora sembrerebbe schifare una soluzione capitalistica, la soluzione è People for people, to fly, che a naso mi sembra ricordare il modello di Banca Popolare che ha recentemente dimostrato di funzionare meravigliosamente a Bari. Insomma voi mettete i soldi e comanda lui. Come nel caso della vecchia Air Sicilia si occuperà magari anche di qualche attività collaterale, di cui da solo percepirà gli utili.
Non volendo gufare e non essendo così presuntuoso da decretare l’inattuabilità del business plan di Aerolinee Siciliane, mi limito ad essere scettico e avvertire gli aspiranti soci che le probabilità che Crispino fallisca una seconda volta (o terza, se contiamo il coinvolgimento in WindJet) sono piuttosto elevate.
Il messaggio è rivolto soprattutto alla Regione Sicilia, che è stata prontamente chiamata a finanziare questa splendida iniziativa. Anziché limitarsi a affittare eventualmente qualche aereo, per aumentare l’offerta nei periodi di picco, come avverrebbe per il pellegrinaggio annuale alla Mecca se la Sicilia fosse ancora araba e musulmana, ah maledetti Normanni, le lamentazioni degli studenti fuori sede che non possono tornare a casa a Natale, senza spendere cifre da alta stagione, creano l’obbligo morale per l’Ente Pubblico di fornire questo servizio essenziale, visti soprattutto i celebri floridi conti della Regione.
Aerolinee Siciliane si avvierebbe così al suo ruolo di carrozzone aereo pubblico, come se Alitalia non bastasse. Il tutto può succedere soltanto dove aviazione è credere agli asini che volano e dove si rigetta qualunque ragionamento economico, facendo leva soltanto sul sentimentalismo, sulle mamme che non possono vedere il figliuolo al desco nel Santo Natale, sul rigetto del capitalismo quando si pensa, a ragion veduta, di poter guadagnare di più da una linea aerea ad azionariato popolare (di gonzi) che investendoci i propri soldi, come la volta precedente.
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