La carica delle auto che si guidano da sole: un futuro che è già presente
Sommario
- Mercedes ha presentato negli Stati Uniti il primo tir che si guida da sé (ma sotto la supervisione di un essere umano e non su tutti i tipi di strade). La casa tedesca promette una rivoluzione nel modo di trasportare merci. E un taglio dei consumi di carburante.
- Il camion Mercedes arriva in un settore – quello dei veicoli che si guidano da soli – nuovo, ma già affollato. Oltre a Google, che da sei anni lavora su una sua macchina “autonoma”, quasi tutte le principali case automobilistiche hanno grandi progetti in questo campo.
- Per ora si tratta solo di prototipi. Ma alcune di queste nuove tecnologie sono già sulle auto di serie. E comunque: per molti addetti ai lavori è solo questione di (un po’ di) tempo perché le macchine facciano tutto da sole. Anche se non mancano dubbi e (piccoli) incidenti.
Inspiration Truck: quando è il camion a guidare
Ha un nome ambizioso: Inspiration Truck. E ha un segno davvero particolare: è capace di girare il volante, frenare, accelerare e cambiare da solo. Mercedes ha alzato il sipario su questo nuovo modello di camion con un vero e proprio show che è andato in scena una manciata di giorni fa negli Stati Uniti e più precisamente sulla diga di Hoover, in Nevada.
L’Inspiration Truck è basato su un modello di serie già prodotto da Mercedes negli Stati Uniti, il Freightliner Cascadia Evolution. A questo camion – un vero e proprio bisonte della strada con ben 18 ruote – la casa tedesca ha aggiunto una nuova tecnologia chiamata “Highway Pilot”. Come funziona? In parole povere: un cervello elettronico mette insieme dati raccolti da radar e telecamere con sistemi in grado di scegliere la velocità, mantenere il mezzo nella carreggiata giusta ed evitare collisioni con altri veicoli.
Insomma, Mercedes garantisce che il camion sappia “guidarsi”. Ma non da solo. Un autista deve sempre stare nella cabina di pilotaggio a controllare, pronto a prendere il volante se necessario. Anzi: quando necessario. L’Inspiration Truck è in grado di far da sé in autostrada. Su tutte le altre strade, deve essere l’autista a guidare.
Questo camion, quindi, non è in tutto e per tutto autonomo. Ma, secondo Mercedes, questa tecnologia già offre almeno tre vantaggi. Primo: l’autista può fare altre cose mentre è il camion a guidare. Secondo: il cervello elettronico del tir, a differenza degli esseri umani, non si stanca e non si distrae e quindi dovrebbe fare meno incidenti. Terzo: questo tipo di guida permette di ridurre i consumi di carburante fino al 5%.
D’accordo. Ma a quale prezzo? Abbiamo chiesto a Mercedes quanto dovrebbe costare un camion così. La casa tedesca ha risposto a “Gli Stati Generali” che non fa parte della politica di Mercedes rendere pubblici i costi di un prototipo. Mercedes, però, ha anche aggiunto che loro partono dal presupposto che i loro clienti vogliano recuperare la spesa per una tecnologia di questo tipo nel giro di 18-24 mesi.
In altre parole: costerà di più di un normale camion. Ma minori incidenti e minor consumo di carburante dovrebbero ripagare questo cervellone elettronico in grado di guidare nel giro di un anno e mezzo, massimo due.
La casa tedesca sta già lavorando per poter cominciare a testare l’Inspiration Truck anche sulle strade europee. Ma occorreranno molti milioni di chilometri e qualche anno prima che finisca in vendita. Mercedes spera di portarlo in concessionario per il 2025. Tra dieci anni, almeno.
Cronaca di una rivoluzione silenziosa: le auto che si guidano (già) da sole
Ci sarà da aspettare, dunque. Ma fino a un certo punto. Restando in Germania, per esempio, anche Audi sta cominciando a testare un’auto capace di guidarsi da sola. Ma Anne Bartels, la responsabile del progetto Audi, ha dichiarato al quotidiano britannico “The Telegraph” che ci vorranno almeno 15 anni per metterla sul mercato. Nel frattempo, però, Bartels prevede che le tecnologie che si dimostreranno affidabili verrano a poco a poco montate sulle macchine di serie.
In effetti, è già così. Basti pensare alla pubblicità martellante che Ford sta facendo anche in Italia al suo “Park Assist”, al dispositivo, cioè, che permette ad alcuni modelli della casa americana di parcheggiarsi da sé. Ma non solo. Molte auto – un po’ di tutti i marchi – montano già dei radar (sempre per parcheggiare); o sistemi per mantenere una certa velocità senza toccare l’acceleratore (cruise control); o per segnalare quando si cambia corsia.
Insomma: forse non tutti gli automobilisti se ne sono accorti. Ma le macchine hanno già cominciato a cambiare pelle e a diventare più attive e più autonome.
Il prossimo passo potrebbe essere il “Traffic Jam Pilot”, ovvero un sistema che permetterà alle auto di guidarsi mentre sono incolonnate nel traffico e quindi costrette a continui stop e ripartenze. A svilupparlo è la francese Renault. L’amministratore delegato di Renault, Carlos Ghosn – con un post pubblicato su Linkedin lo scorso 22 aprile – ha annunciato che la casa francese punta a montarlo sulle auto di serie già a partire dal prossimo anno, ovvero nel 2016.
Ghosn, poi, si è detto molto più ottimista dei colleghi tedeschi: secondo lui, le auto che si guideranno da sole in quasi tutte le situazioni potrebbero arrivare già nel 2020. Cioè tra soli cinque anni.
Incidenti di percorso
Troppo presto il 2020? Staremo a vedere. Così come staremo a vedere cosa combineranno gli altri big e pure qualche outsider come la californiana Tesla (auto elettriche) e Apple. Anche l’azienda fondata da Steve Jobs, infatti, starebbe lavorando – il condizionale è d’obbligo perché non ci sono conferme ufficiali – non solo sull’integrazione tra auto e Iphone, ma anche su un progetto di macchina che si guida da sola.
Non a caso, infatti, scorsa settimana Tim Cook, l’amministratore delegato di Apple, avrebbe incontrato – così scriveva il Corriere della Sera, lunedì scorso – il numero uno di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne.
Già, e Fiat? Non si hanno notizie di progetti di auto autonome della casa italo-americana (o almeno chi scrive non è riuscito a trovarne). Ma sempre Marchionne e sempre scorsa settimana avrebbe provato – sempre secondo il Corriere della Sera – uno dei prototipi di Google car.
E proprio Google, pochi giorni fa, ha voluto tirare le somme dei risultati ottenuti dal suo prototipo di auto autonoma. Chris Urmson, il direttore del progetto, ha scritto un lungo articolo per il magazine online Backchannel. Il succo: la Google car, in sei anni, si è già guidata da sola per un milione di miglia. E ha fatto solo 11 piccoli incidenti. Pochi i danni. Zero feriti o contusi. Ma soprattutto: secondo Google, neppure una volta la colpa è stata del cervellone elettronico che guida la sua auto.
Tutto è bene quello che finisce bene. Ma qui viene un dubbio: chi ha pagato i danni negli incidenti della Google car? Google o l’altro automobilista o c’era una assicurazione speciale in questo caso?
E in futuro: in caso di incidente tra due macchine autonome chi dovrà pagare? La casa costruttrice? I proprietari delle auto? Le assicurazioni? Ci sarà tempo per pensarci e trovare una soluzione legale. Ma anche sul piano normativo – e non solo su quello tecnologico – potrebbero cambiare molte cose. Anzi, secondo un buon numero di addetti ai lavori questo – ossia il nodo delle regole – sarà uno degli ostacoli principali da superare.
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