Cosa vede il virus ?

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27 Aprile 2020

Un fake clamoroso aleggia sulle testoline di chi ha capito che usciremo di casa per non andare davvero da nessuna parte.
Mascherine, guanti, ingressi contingentati, mezzi pubblici razionati, locali notturni chiusi, bar e ristoranti come sale operatorie dove distanti e guardinghi si banchetterà con stoviglie monouso da buttare in un mare di plexiglas.

Queste annichilenti indicazioni da genitore isterico e ossessivo tipo: “non toccare niente, non parlare con nessuno, lavati le mani”, sembrano fatte per un popolo col quoziente intellettivo di un geranio e anche se non abbiamo una Angela del focolaio a governarci qualcosa dalla fase uno lo abbiamo capito anche noi:

1. Ci muoviamo troppo e spesso inutilmente e molte riunioni incontri e fantozziani baci della pantofola si possono evitare senza troppi drammi. Quindi si proceda col lavoro agile promosso ovunque sia possibile.

2. I bambini non possono stare in casa fino a settembre e nemmeno possono uscire un’ora al giorno
3. il confino dei nonni è un problema psicologico enorme e chi ha pensato alla loro salute fisica scindendola dall’importanza relazionale vuol dire che deve cambiare mestiere perché il confino domestico non funziona nemmeno coi panda : si estinguono.

4. Le persone possono assumersi dei rischi nel rispetto degli altri.

5. Visto che non sta andando tutto bene facciamo in modo che qualcosa vada bene subito e che questa grana porti qualche vantaggio immediato nelle nostre vite, come ad esempio: l’aria pulita, il rispetto delle file, gli animali selvatici nei parchi, meno traffico …. insomma quella giusta dose di cultura “nord europea” ma senza perdere quel filo di cialtroneria che ci rende umani italiani.

Potremmo stabilire che il problema cinese non ha necessariamente una soluzione cinese?

Siamo creature empiriche che vanno prima all’ospedale e poi in Chiesa, non nel senso del passaggio dalla barella alla bara ma per spiegare che davanti all’emergenza Covid siamo consapevoli di dover utilizzare mezzi e metodi scientifici.

Come esseri pensanti abbiamo anche la necessità di interpretare il virus.

Sapere e sentire sono due categorie che per comunicare abbisognano di una miccia accesa che fa esplodere in terra i pensieri che abitano nel cielo delle idee.
Il sapere ci comunica i termini della gestione e del contenimento ma il sentire ci parla di un significato di cui nessuno detiene l’esclusiva poichè tutti ne hanno un frammento.

La malattia come metafora congela e spiega ma da sola non basta ad affrontare la sofferenza, diventa necessario dialogare con essa, iniziare un cammino.

Il fenicottero rosa che attraversa la strada di Quartu è l’immagine perfetta della fragilità che tenta di riprendersi lo spazio occupato da un mondo che, per il momento ha fallito.
Più che guardare il virus vedere quello che il virus ci mostra.

 

 

 

 

 

 

 

 

TAG: arte, coronavirus
CAT: Inquinamento

Un commento

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  1. beniamino-tiburzio 4 anni fa

    Si dice sempre che questo mondo ha fallito. Forse che tutti anelano raggiungere l’altro ?

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