Referendum? Si, grazie

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12 Febbraio 2016

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Il Consiglio dei ministri ha fissato al 17 aprile la data per il referendum sulle trivellazioni, che aveva ricevuto il via libera dalla Corte costituzionale a gennaio, stabilendo così che non si terrà l’auspicato election day, ovvero il voto del referendum in contemporanea con le amministrative. La decisione inoltre, lascia molto perplessi anche perché, a partire da oggi, ci sono poco più di due mesi per intavolare un dibattito dettagliato ed informare adeguatamente i cittadini su cosa saranno chiamati ad esprimersi.

Aldilà dell’aspetto puramente economico, che certamente non andrebbe sottovalutato in costante periodo di revisione della spesa pubblica, occorre sottolineare la scarsa attenzione che il Governo ha espresso con tale decisione verso un tema particolarmente delicato, qual è il rispetto dell’ambiente e la tutela del territorio.

La battaglia portata avanti da un discreto numero di Regioni, e che vede impegnati milioni di cittadini, può essere capita molto più facilmente da coloro che sono abituati a convivere con gli episodi di trivellazioni e, più in generale, con lo sfruttamento del territorio. Questo tipo di attività ovviamente, porta con sé un progressivo impoverimento dell’ambiente circostante, in favore di una non meglio specificata occasione di sviluppo.

Oggi come 5 anni fa, quando un altro Governo cercò di sabotare con ogni mezzo il referendum sulla gestione pubblica dell’acqua, siamo di fronte ad una consultazione popolare che potrà esaltare la voglia dei cittadini di partecipare alla vita pubblica e poter decidere il proprio futuro e quello delle prossime generazioni. E sarebbe oltremodo significativo se un nutrito numero di cittadini si recasse alle urne, mostrandosi in aumento rispetto alle elezioni politico-amministrative, che ormai da diversi anni segnano una costante diminuzione di affluenza.

Nel giugno del 2011 fu scritta una bellissima pagina di storia, come si è già verificato in passato con altri celebri referendum, in primis sul divorzio. Ecco perché, nonostante tutte le avversità, facendo leva sull’impegno dell’associazionismo e dei comitati, oltre a qualche appoggio politico istituzionale, le possibilità per dire no a questo modello di sviluppo ci sono tutte. E con esse, si potrà infliggere un altro decisivo colpo per manifestare la propria intolleranza ad un tipo di rappresentanza politica che mal si sposa con la maturità della cittadinanza.

Certo, magari ci attenderemo che una volta ufficializzata quel che sarà la decisione popolare, soprattutto se essa sarà contraria alle trivellazioni, questa non venga tradita, come già successo – per ampi versi – per quanto attiene la gestione pubblica dell’acqua. Come dire, “fatta la legge, trovato l’inganno”. E sarà questa, un ulteriore pagina di questa moderna battaglia. Ecologista si, ma anche partecipativa e vitale per la democrazia.

TAG: ambiente, diritti, NoTriv, partecipazione, referendum, spesa pubblica, sviluppo, territorio
CAT: Inquinamento, tutela del territorio

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