Regno Unito: la campagna elettorale inizia con una serie tv su rumeni e gipsy

26 Febbraio 2015

“L’America sta provando a mandare la gente su Marte, mentre i gypsy rumeni si muovono ancora a cavallo”. Comincia così The Romanians are coming, documentario a tre puntate in onda sulla rete pubblica inglese Channel 4.

La voce narrante è quella di Alex Fechete Petru, romeno e gypsy. Una voce che ha un incedere schietto e ruvido, smaccato e arrogante. Spesso ricorrono parolacce o imprecazioni: i lavori sono shit jobs, i romeni scare the shit out of you, e più volte vengono descritti come arseholes. Il tentativo è quello di raccontare l’immigrazione attraverso gli occhi di chi la sta vivendo sulla propria pelle. Ammonta a circa 37,000 il numero di romeni e bulgari (EU2 nel grafico) arrivati in Gran Bretagna, da quando sono state abolite le restrizioni che gli impedivano il libero movimento oltre Manica lo scorso 1 gennaio 2014 (la Romania è entrata nell’Unione Europea nel 2007).

eu2

Nel primo episodio si raccontano le storie di tre uomini: Sandu, padre di nove figli lasciati a casa per cercare fortuna a Liverpool, Alex (non l’Alex narrante) che dopo sei anni in Canada vive a Londra e Stefan che cerca di racimolare più soldi possibile per poter curare la gamba malandata di sua figlia.

La Romania lasciata alle spalle è quella derelitta e senza speranza di Baia Mare, dove per guadagnare qualche soldo i bambini rivendono rottami metallici e i più disperati vivono per strada ‘nutrendosi’ di vernice sniffata da buste di plastica.

Lo stile narrativo di Alex colpisce allo stomaco, disturba per certi versi, sottolineando con tono saccente che i romeni fanno in Inghilterra quei lavori che gli inglesi non farebbero mai e che soltanto 2,500 (degli oltre 100,000 residenti) richiedono i sussidi di disoccupazione: “Paghiamo molte più tasse, rispetto ai soldi che prendiamo dal governo”.

Ci si domanda se l’idea di utilizzare una voce narrante così volutamente sopra le righe aiuti a creare una narrativa formativa, sempre che sia quello l’obiettivo, o se piuttosto punti a sottolineare le contraddizioni del personaggio e, di riflesso, di tutta la comunità romena in UK (la differenza tra Rom e Romeni non è neanche accennata).

Nonostante le dichiarazioni di Alex, le storie dei tre personaggi sembrano più volte a confermare gli stereotipi piuttosto che ad aiutare a comprendere un fenomeno complesso: Sandu non parla una parola di inglese, al punto da non riuscire neanche a capire quando gli viene effettivamente offerto un lavoro; Alex dichiara di essere scappato dal Canada perché lì, dove era riuscito a costruirsi una vita dignitosa, non aveva pagato le tasse e, anzi, aveva anche cercato di corrompere gli ispettori, e infine, Stefan che usufruisce dei benefit e dei servizi gratuiti della sanità nazionale (NHS) per rimettersi apposto i denti.

A chi è rivolto un prodotto del genere e che reazioni mira a suscitare? La comunità romena non ha certo apprezzato, tanto da organizzare una manifestazione silenziosa di fronte alla sede londinese di Channel 4. Le reazioni dei giornali sono state invece contrastanti. Sam Wollaston, critico televisivo del Guardian, lo definisce “divertente, bilanciato e venato di tragedia”, riconoscendo proprio nella voce narrante un punto di forza della produzione; mentre Ellen E Jones, chiosa la sua review sull’Independent augurandosi che vengano raccontare anche altre storie più rappresentative.

Che sia criticato o apprezzato, The Romanians are coming rappresenta il primo mattone mediatico di una campagna elettorale che ha e avrà al suo centro i temi dell’immigrazione, della paventata uscita dall’Unione Europea e dell’incognita Farage (dato al momento solo all’11%). Proprio intorno a Farage e al suo partito sono costruite altre due serie: il mocumentario UKIP: the first 100 days (sempre in onda su Channel 4) e Meet the Ukippers (su BBC2). Ci sarà tempo per parlarne.

 

 

TAG: La tv degli altri
CAT: Integrazione, Londra, Media, Politiche comunitarie

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