Il tweet di Saluzzi e il like del vicequestore: oltre l’inesperienza social…

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17 Aprile 2015

Due notizie distanti anni luce per le tematiche contenute, ma che ci portano a svelare lo stesso problema: l’inesperienza da social continua a mietere vittime. Manca ‘l’educazione’ all’uso del web. La base è semplice: bisogna capire che Internet è parte integrante delle nostre azioni quotidiane, non è un mondo a sé. Facebook non è Second Life. Ma procediamo con ordine riepilogando i fatti.

La conduttrice Paola Saluzzi è finita al centro dell’attenzione mediatica per la sospensione decisa da Sky a causa di un tweet a dir poco velenoso verso il pilota di Formula 1, Fernando Alonso, definito nell’ordine «arrogante», «invidioso» e per chiudere in bellezza anche «#pezzodimbecille». Giusto qualche ora dopo è scoppiato un altro scandalo, relativo al post dell’agente Fabio Tortosa sul G8, che ha ottenuto oltre cento “mi piace”. Tra questi c’era anche il like di Antonio Adornato, vicequestore di Cagliari.

Come dicevo nell’attacco, si tratta di due situazioni completante diverse che si sono verificate in contesti altrettanto differenti. Ma i due casi hanno un comune epilogo: la sanzione alquanto pesante. Saluzzi è stata sospesa, salvo smentite, proprio per questa uscita un po’ spericolata come un Higuita dei tempi migliori (i calciofili capiranno), mentre Antonio Adornato è stato addirittura rimosso dall’incarico. L’assonanza tra i due episodi ha sollevato un dibattito sull’opportunità di punire in modo tanto deciso un’azione social.

Riporto un breve pezzo scritto da Martina Pennisi su Wired:

Paola Saluzzi o chi per essa potrebbe aver aperto l’account su consiglio di un amico o del nipotino e aver iniziato a cinguettare in libertà lasciandosi trasportare dai commenti altrui. Paola Saluzzi o chi per essa potrebbe decidere di condividere su Twitter, Facebook e compagnia bella articoli e contenuti dell’emittente concorrente.

Insomma, la conduttrice televisiva potrebbe essere vittima di se stessa, o meglio della propria inesperienza social che ha generato una presa di posizione troppo emotiva.

Ma il caso-Saluzzi impallidisce di fronte a quel che è accaduto ad Antonio Adornato, rimosso per un “like” imprudente su un post ingiustificabile anche dopo la ritrattazione arrivata da Fabio Tortosa. Dal mio punto di vista credo che quello del vice questore fosse un atto consapevole, ossia un “mi piace” premuto con convinzione. Tuttavia, si tratta di una valutazione personale che difficilmente potrei provare, a meno che io non scovi qualche dichiarazione imprudente da parte di Antonio Adornato.

Un giudizio più equilibrato impone una domanda: quante volte abbiamo messo qualche “like” con leggerezza, magari senza leggere tutto il contenuto? Credo proprio che sia successo a parecchi utenti social. A me è addirittura capitato che sia partito qualche “mi piace” perché avevo aperto l’applicazione di Facebook sullo smartphone. Un evento del tutto casuale.

In alcune occasioni me ne sono accorto e ho rimediato, togliendo subito il famigerato like. Ma non escludo che in altri casi sia avvenuto ‘a mia insaputa’. Così resterà a imperitura memoria un ‘mi piace’ potenzialmente imbarazzante. Immaginate che sia capitato su un post della pagina di Salvini, in cui sbraitava contro i rom. Un giorno potrei essere tacciato di razzismo. Insomma, ho un po’ esagerato per lasciar capire il punto di arrivo del ragionamento.

Se da un lato si colloca una certa inesperienza social, come la difficoltà di Saluzzi a comprendere che un’azione su Twitter e su Facebook è un’azione pubblica, addirittura peggiore di un urlo in una piazza (dove la platea è limitata rispetto al web); dall’altra parte affiora un’inesperienza nella gestione dei giudizi, in quanto la sanzione irrogata al vicequestore potrebbe essere oggettivamente impugnabile perché non c’è un’iniziativa precisa. Non è stato Adornato in persona a scrivere cattiverie contro i manifestanti del G8.

Poi, in fondo, io sono contento che sia stato rimosso un vicequestore a cui probabilmente piacevano davvero le parole di Tortosa. Ma se il concetto si espandesse e se dovessimo essere giudicati tutti sulla base dei like che mettiamo, allora sarei un po’ preoccupato sulla profondità dei giudizi stessi.

TAG: Fabio Tortosa, Facebook, g8 di genova, twitter
CAT: Internet, Media

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